Non fa orrore Salvini che citofona abusivamente a casa di una persona per chiedere «ma lei spaccia?». Né fanno orrore i suoi lacchè, asserviti per convenienza a questo cacciatore senza scrupoli di potere e ricchezza. Loro sono attori di una farsa a proprio vantaggio.
Fanno invece orrore, nell’ordine:
- gli italiani che lo apprezzano e sono d’accordo con queste provocazioni (incrociando il numero dei votanti con gli ultimi sondaggi parrebbe almeno il 22% degli aventi diritto al voto)
- poliziotti e carabinieri che lo scortano in questa sceneggiata, come in quella delle moto d’acqua e tante altre, venendo meno al loro dovere di tutelare i cittadini e la legge, quindi infangando la loro divisa e le istituzioni
- gli operatori dell’informazione (ma ormai bisogna dire “della propaganda”), che asserviti al potente di turno pendono dalle sue labbra e diffondono corrivi la sua disinformatja e la sua perenne campagna elettorale.
«Ma lei spaccia?» Oggi dice così, domani per trovare altri voti potrebbe chiedere «ma lei è omosessuale?» o «ma lei è Rom?» o «ma lei è negro?» o «ma lei è ebreo?» e avremmo imboccato la strada senza ritorno della barbarie.
Il disastro civico e culturale di questo Paese è sotto gli occhi di tutti. A questo punto è necessario dar ragione a Popper, quando nel suo paradosso afferma che non ci può essere spazio per la tolleranza con chi mina le radici del sistema.
Non tutti siamo barbari, ma è il momento di dire forte e chiaro che questa gente è pericolosa e che le istituzioni democratiche hanno il dovere di mettere da parte la tolleranza e difendersi. Prima che gli anticorpi spariscano definitivamente e l’Italia si trasformi nella succursale di Mordor.