Stefano Bonaccini vince alle amministrative 2020 in Emilia Romagna con uno scarto di quasi dieci punti sulla sua scadente avversaria. Il popolo dell’Emilia-Romagna, libero dal 25 aprile del 1945, resta libero. Tutto bene dunque? No, nella soddisfazione per lo scampato pericolo stona e inquieta la reazione a caldo di Nicola Zingaretti, segretario del partito politico di riferimento del Centrosinistra. A caldo, intervistato dal Corriere della Sera, le prime parole di Zingaretti sono state «Salvini ha perso» e le seconde «grazie alle Sardine».
Certo, è stata fermata in una regione simbolo la coalizione delle peggiori persone di potere dalla caduta del fascismo. Certo il movimento delle Sardine ha dato un contributo importante e certo si registra la scomparsa del movimento di Beppe Grillo, che torna a livelli commisurati al proprio reale valore politico. Ma queste possono essere le considerazioni di un tifoso.
Nella realtà in Emilia Romagna c’ Stefano Bonaccini che ha vinto le elezioni. E ha vinto bene grazie al suo precedente buon governo, a una coalizione solida, a una campagna misurata e sobria, impostata sui contenuti anziché sulla propaganda di basso profilo messa in campo dai suoi loschi avversari.
Grazie a questi ingredienti di qualità Stefano Bonaccini ha potuto sia dare la carica ai suoi elettori storici, sia convincere le Sardine – movimento popolare, critico, giovane e “dal basso” – a sostenerlo. E su questo si dovrebbero concentrare riflessioni ed esternazioni ufficiali del partito di riferimento del Centrosinistra.
Il risultato non è la sconfitta di Salvini, ma la vittoria Bonaccini, una vittoria che può e deve essere punto di riferimento e ripartenza per dare al Paese una politica migliore. Ma perché questo accada occorre un Partito Democratico intellettualmente e politicamente autonomo, all’altezza di convincere e aggregare il tessuto migliore del Paese. Proprio come ha fatto in Emilia-Romagna per queste elezioni.
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