«…i nostalgici nostrani non ne potevano più di 25 aprile e partigiani, e allora vollero associare i concetti di patria e destra, e dire che i “patrioti nostrani” furono massacrati (come gli ebrei) dai partigiani (tanto celebrati) italiani e slavi (e quindi di sinistra). Il concetto di fondo è sempre quello: “in fondo partigiani e repubblichini dono sullo stesso piano”. Ma l’obiettivo è inculcare il “partigiani cattivi e liberticidi, il duce un brav’uomo, il fascismo una figata.” Operazione cagata a spruzzo. Complimenti anche a chi a sinistra ha permesso questa cosa, da Violante in poi.»
“E allora le foibe?” Ogni anno il 10 febbraio in occasione del “Giorno del ricordo” (in realtà “dell’odio”) tocca sentire la prosopopea di neofascisti, revisionisti e nostalgici impegnati in una narrazione ipocrita e sovversiva su vicende storicamente marginali avvenute al confine tra Italia ed ex-Jugoslavia tra l’8 settembre e l’armistizio di Cassibile.
Il giorno a celebrare il genocidio mai avvenuto nasce nel 2004 grazie a un gruppetto di parlamentari genericamente di destra e autenticamente neofascisti appoggiati da alcuni ex democristiani di Margherita e UDC. Ovviamente non stupiscono le parole della mediocre Maria Elisabetta Casellati, sempre impegnata ad accontentare chi l’ha inopinatamente messa lì. Ma spiace che anche una persona di cultura e buon senso come il presidente Sergio Mattarella si produca in un falso storico affermando tra l’altro che «Le foibe furono una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono — per superficialità o per calcolo — il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi».
Vale dunque la pena di ricordare alcune fonti per fare un po’ di debunking sul luogocomunismo “e allora le foibe”.
- Gruppo Nicoletta Bourbaki
- L’opinione di Eric Gobetti
- Lorenzo Filipaz
- Gennaro Carotenuto
- Lettera di Stojan Spetic a Sergio Mattarella
- Lettera di Angelo D’Orsi a Sergio Mattarella
- Lettera aperta di un gruppo di storici
- Intervista a Eric Gobetti
- Il ripassino di Umberto Massa su Twitter da cui è tratto l’incipit di questo post