Non hanno cercato di “riabilitare” Mengele (come invece sostengono alcuni, in gran parte in malafede, tipo la Raggi e Giarrusso), ma certo quelli de Il Foglio hanno pubblicato un articolo scadente e scopiazzato, con un titolo e un sottotitolo di merda. Dopodiché l’hanno lanciato con un tweet osceno a firma del direttore.
Quando si sono accorti di aver pestato una merda hanno cancellato il tweet e l’hanno riproposto modificato, una marcia indietro frenetica, una pezza peggiore del buco.
La risposta alla logica reazione della Rete (a volte anche scomposta, com’è ovvio aspettarsi, ma nella maggior parte dei casi ragionevole) è stata un’aggressione violentissima e coesa, capitanata da quel trombone disturbato di Giuliano Ferrara e combattuta da tutti i collaboratori del giornale spalleggiati anche da qualche agit-prop…
e ancora, oltretutto accostando chi aiuta le donne ad abortire (come prescritto dalla legge) al sadico criminale nazista…
Si deformano le accuse e si fa fronte comune per fare autodifesa. Perfino una persona sì grintosa, ma che in genere dice cose condivisibili come Rocco Todero (che leggo sempre volentieri nonostante il supporto su cui scrive) casca in una pretestuosa difesa d’ufficio.
Ora sorge spontanea una curiosità: ma invece di incazzarvi e insultare chi protesta, accusandolo di fermarsi al titolo (NB: l’articolo è a pagamento e comunque il problema vero sta nel titolo e nel lancio su Twitter) non bastava dire: abbiamo fatto una stronzata, eravamo soprappensiero, capita a tutti, scusateci?
Macché. Danno dell’idiota a chi protesta, si autonominano migliori amici degli ebrei, berciano “ma l’hai letto l’articolo?” (che by the way è – come detto – semplicemente un articolo di merda, scopiazzato da un fanatico che è stato messo alla porta anche dal mondo ebraico) quando il problema vero sono titolo e lancio. E poi sbertucciano compatti ogni dissenso, manco fossero il New York Times (e comunque che c’entra l’aver devastato Roma con la merda pestata da Il Foglio?).
E diciamolo: Il Foglio non è davvero il New York Times. Pare infatti (dico “pare”, in quanto “quotidiano di partito” è dispensato dal fornire i dati) che dichiari di distribuire 25mila copie, quindi è lecito supporre che ne venda 5-6 mila a dir tanto. Un dato che lo mette a livello di molti bollettini parrocchiali, di cui sono ovviamente ritenuti responsabili alcuni milioni di non-lettori (AKA “idiots, cretini e ignoranti”, come li definisce il pacato Giuliano Ferrara) che leggono altro in quanto incapaci di comprendere la qualità del SUO quotidiano.
Poi ti stupisci se le persone finiscono a dare retta a chi dice che i finanziamenti per l’editoria sono uno scempio di denaro pubblico.
PS La scansione dell’articolo è qui. Anche il thread su Twitter dello storico Andrea Mariuzzo può aiutare a inquadrare il tema.