Con la progressiva fine del lockdown, la riduzione della portata dei mezzi pubblici e la sensazione che la città sarà più intasata che mai, ecco farsi largo l’idea di uscire da Covid-19 in bicicletta. Un’altra ragione per dire che alla fine nulla è solo negativo, anche un’epidemia ha i suoi perché. Ovviamente gli aspiranti neo-ciclisti sono preda di tutti i peggiori luoghi comuni sul mezzo a pedali. Ecco alcune dritte per evitare brutte figure e fregature.
Il tema più critico per chi vuole affrontare Covid-19 in bicicletta è il prezzo, che a ogni ultimo arrivato appare regolarmente esorbitante, anche se non è chiaro perché una bici non possa costare almeno quanto l’iPhone più economico (che oltretutto, a differenza della bici, dopo due anni non vale più nulla).
Allora: la bicicletta (intesa come mezzo di trasporto urbano, non la Colnago da crono in carbonio) si compra da un ciclista di quartiere. I negozi sul territorio sono destinati a diventare sempre più un servizio essenziale. Fanno un lavoro duro, guadagnano spesso meno del ragionevole, ma sono tutti (pochissime le eccezioni) gestiti da persone per bene, appassionate e pronte a garantire un ottimo servizio post-vendita.
Il ciclista di quartiere sicuramente può proporre una buona bicicletta a partire da € 200-300 a seconda degli accessori e delle rifiniture. Chi vuole di più e di meglio può sbizzarrirsi. Il consiglio – soprattutto per un uso urbano – è prendere una bici solida per viaggiare bene anche sul pavé dei centri storici, investire su coperture antiforatura, evitare gli eccessi di cambi (o meglio niente cambio del tutto, a meno che non si abiti in una città con salite lunghe e ripide).
L’alternativa al negozio di quartiere è l’artigiano. La bicicletta artigianale non necessariamente costa di più di quella industriale, ma è fatta in Italia, assemblata sulle richieste del cliente, magari con colore e allestimento personalizzati. Se non si eccede con la componentistica si possono spendere € 500-1.000 circa. L’artigiano saprà sicuramente consigliare per il meglio. Ovviamente non è detto che sia sotto casa, ma il gusto di farsi fare la bici personalizzata è grande e giustifica un piccolo sforzo di avvicinamento in più.
Un esempio di bicicletta artigianale: la mia bicicletta La Ciclistica Milano La 01 Classica della foto, saldata e assemblata in Italia (da un’azienda che ho contribuito a fondare e che oggi è proprietà di due bravissimi giovani meccanici), costa di base € 520 a cui vanno aggiunti alcuni accessori indispensabili in città (portapacchi, cestino, parafanghi, cavalletto, eccetera) per un costo totale di € 640 inclusa la garanzia a vita contro qualunque rottura e guasto e la manutenzione ordinaria gratis per sempre.
«Sì, ma da Decathlon una bici costa € 140 con tutti gli accessori e i cambi.»
Certo bellezza. Fatta in Cina e con componentistica di bassissima qualità (ho visto personalmente calotte del movimento centrale in plastica), tanto che molti meccanici giustamente si rifiuterà di ripararla, perché si rischia di spaccare tutto e poi cosa gli racconti al cliente? Meglio spendere € 200 dal ciclista italiano e andare sul sicuro no?
«Vorrei una bici usata per spendere meno, ce ne sono tante alla fiera di Senigallia.»
Bellezza, nel mondo delle bici – salvo conoscere personalmente il venditore – il concetto di “bici usata” è quasi sempre sinonimo di “bici rubata”. Ora, l’unico modo per fermare la piaga dei furti di biciclette è non comprare le bici nei mercatini. Anche perché uno di questi giorni tu non troverai più la tua bici, ma qualcuno la starà comprando per cento euro in un mercatino. Lascia stare, a meno che sia un negozio a proportela, dandoti chiare garanzie sulla provenienza.
«Sì ma poi la bici nuova me la rubano subito.»
Certo bellezza, può succedere, soprattutto se compri il lucchettino da monopattino. Se invece ti doti di un lucchetto Kryptonite o OnGuard di buon livello puoi andare abbastanza sul sicuro. Spesa € 50-100 per il meglio del meglio. Spesso i lucchetti di alta gamma hanno l’assicurazione contro il furto in caso di scasso e comunque spesso i negozi possono indicare polizze specifiche antifurto.
«Sì, ma c’è la ciclofficina dove le riparano e me le danno gratis.»
Bellezza, chiariamoci. Una persona dotata di senso civico, soprattutto oggi, ha il dovere di decidere in coscienza come comportarsi sulla base della propria condizione economica. Se ha un reddito normale ha il dovere – soprattutto oggi – di sostenere il commercio. Siamo tutti in prima linea, dobbiamo cancellare gli egoismi e contribuire a rimettere in moto il Paese. Quattro pizze in meno, una Nike in offerta invece che appena uscita, una T-shirt anonima invece che griffata e la bicicletta è pagata senza accorgersene. Se invece è indigente va in una ciclofficina, prende la bici ricondizionata a due soldi o anche gratis, ma poi sia chiaro che ha il dovere morale di restituire alla collettività ciò che ha preso, mettendo a disposizione quel che può: lavoro, beni diversi, eccetera. Prendere senza dare è facile, ma è egoista, miope e antisociale.
Chiaro no? Dai, forse non salveremo il mondo, ma uscire dal Covid-19 in bicicletta può certo aiutare a renderlo migliore. Vogliamo dedicare a questo mezzo efficiente, comodo e rispettoso dell’ambiente il rispetto che merita?