«La furia iconoclasta, come sempre dovrebbe essere e come spesso è stato, è parte della processualità (“barbara” contro la barbarie, ammetteva Benjamin) del conflitto, si inserisce nella storia, cambia di segno alcuni avvenimenti, non li cancella, non li smantella, non li rimuove come noi abbiamo fatto col nostro infame passato coloniale. […] O la rimozione fa parte di un processo collettivo e condiviso o non ha senso e rischia di essere solo la controparte di chi difende senza discernimento e di chi porta a difesa la tutela del Colosseo e stupidaggini del genere.»
Sulla faccenda della statua di Indro Montanelli e in generale sulla furia iconoclasta scoppiata con #blacklivesmatter si sono scritte un sacco di banalità (tutto sommato anche su queste pagine). Fa eccezione questo magnifico articolo di Maria Teresa Curcio e Augusto Illuminati, pubblicato da Dinamo Press, che prende spunto dalla statua di MOntanelli imbrattata per una riflessione ampia e profonda sulla “continua revisione e discontinuità della storia, che impone citazioni attuali e non immedesimazioni funeree nel passato a favore dei vincitori.”