La polemica conseguente a una frase di Beppe Sala sugli stipendi al Nord e al Sud, estrapolata dal contesto e rilanciata dal peggio della cosiddetta informazione, ha colmato il mio vaso del fastidio. Da oggi rinuncio ai commenti sui social, sopratturro Facebook, e a postare considerazioni su temi seri, limitandomi alla condivisione di link da questo blog e agli argomenti futili, evitando qualunque tipo di dibattito.
La ragione principale è il fastidio per l’autolesionismo politico delle persone che si dicono democratiche o addirittura “di sinistra”. Per la superficialità e la faciloneria con cui si fanno fottere dalle strategie comunicative fascioleghiste. Per la saccenza e la supponenza con cui gidicano accazzo, negando il presupposto di ogni attività di riflessione politica: un confronto dialettico alla ricerca della mediazione tra posizioni differenti.
La goccia che ha fatto traboccare un vaso già quasi colmo è la polemica scoppiata “a sinistra” a seguito dell’intervento di Beppe Sala in un dibattito con i giovani di InOltre Alternativa Progressista. La sua riflessione è articolata, a tratti di rottura, condivisibile o no, ma legittima e pragmatica. Soprattutto radicata in un “adesso-qui” di doppia crisi: quella pandemica e quella prodotta dall’aggressione da parte dalla peggior destra post-Ventennio, mirata a conquistare di Milano per aprire la strada al fascismo 2.0 in Italia.
Una frasetta di quell’intervento, decontestualizzata e malamente virgolettata, è stata ripresa copia e incolla dalla cosiddetta informazione e rilanciata dai cyber-troll di TUSAICHI™, scatenando una polemica che ha totalmente trasceso il contesto, per concentrarsi su poche parole appese al nulla, come purtroppo di usa oggi. E allora ecco profili Facebook e Twitter di duri-puri di sinistra indignati pronti a lanciare invettive verso un personaggio politico grazie al quale Milano ha un ruolo di primo piano nel Fort Apache virtuale della democrazia Italiana, mentre altrove dilagano i Brugnaro, i Fedriga, i Fontana, i Fugatti, le Santelli, i Solinas.
Incredibilmente pare che nessuno dei lemmings che si agitano nei social capisca di fare il gioco delle poderose strutture di comunicazione del neofascismo sovversivo, che li trasforma in ripetitori inconsapevoli di fake news o notizie fuorvianti, create o adattate dalle armate telematiche delle forze sovversive, con l’unico obiettivo di creare odio nei confronti di tutto ciò che puzza di democrazia.
Creare un nemico e ripetere ossessivamente la stessa balla su di lui fino a farla percepire come verità da un popolo che ha disimparato a esercitare la coscienza critica. Ce lo ha insegnato Joseph Goebbels, e la Bestia fascioleghista sta dimostrando quanto sia efficace.
Ho provato ad argomentare su pagine di amici (amici veri, non amici sintetici di Facebook) dove vedevo la notizia rilanciata accazzo, fornendo il link al dibattito e suggerendo di ascoltarlo per intero prima di formulare un giudizio. Risultato: una dichiarazione di aver ascoltato tutto arrivata un minuto dopo l’invio del link (il video dura 61 minuti), una serie di link muti a vari siti di (si fa per dire) informazione che riportano la stessa frasetta e un coro di “Sala ha detto una cazzata”, spesso arricchito da epiteti irripetibili. Tutti a darsi ragione e rincarare, intanto i fascioleghisti gongolano.
Non mi è chiaro se la Rete social rende così le persone o se attrae le persone così, ma comunque sia, questo è un analfabetismo funzionale – patologico o autoindotto – con cui non mi voglio più confrontare. Perché è inutile scambiare opinioni con chi non vuole o non sa comprendere quello che dici, oppure semplicemente non ti ascolta.
La seconda ragione è il modello censorio di Facebook, basato su algoritmi che si impuntano sulle parole decontestualizzate, sanzionando e bloccando per leggere ironie, ma lasciando campo libero a pensieri sovversivi, violenti, razzisti se costruiti con la furbizia necessaria a gabbare gli algoritmi di controllo. Questo non è attenzione ai contenuti, è ponziopilatismo d’accatto con cui non voglio più confrontarmi.
Per questo – in attesa di diventare Re del Mondo e riportare l’umanità a una condizione di ragionevolezza – rinuncio alle interazioni sui social, limitandomi a utilizzarla per condividere link a questo blog e e occasionalmente per le mie passioni voluttuarie (arti marziali, cucina e musica).
Chi ha voglia di discutere di politica con me mi scriva e discuteremo faccia a faccia, magari di fronte al mio famoso spritz. Ma se vuoi aiutare i fascioleghisti a fottersi il Paese contribuendo a diffondere il loro messaggio subdolo dovrai farlo senza di me.