Non passa giorno senza che la timeline di Facebook presenti qualche contenuto nefasto. Ci sono gli insulti di Meloni e Salvini agli immigrati, ci sono le dichiarazioni negazioniste di Trump su Covid,, ci sono i post di nostalgici con tanto di busto del Duce in bella vista, ci sono i #novax che distolgono le anime semplici dai vaccini, ci sono i fanatici dell’auto che auspicano ciclisti e pedoni spiaccicati, insomma c’è di tutto. Ma evidentemente il problema vero sono io, “promotore del crimine”, “bullo” e “molesto”.
Già era successo tempo fa che il mio accont Facebook venisse bloccato per alcuni giorni a causa di un unico aggettivo (“ottimo”) con cui avevo commentato la notizia di un cacciatore che si è sparato da solo tentando di ammazzare una volpe. Disprezzo chi si diverte ad ammazzare animali, spacciando questa attività sadica per sport, e ogni volta che uno di questi si spara da solo mi viene un istintivo moto di soddisfazione. E’ così grave? Evidentemente per qualcuno sì, probabilmente il post è stato segnalato e il mio “ottimo” è stato giudicato un inno a “molestia e bullismo” dal disumano algoritmo che giudica i contenuti pubblicato su Facebook. A margine: mi sono ben guardato dall’accettare la decisione (come invece dice la reprimenda), ma Facebook ha fatto tutto da sé, aggiungendo alla qualifica di “bullo molesto” quella di “reo confesso” di un crimine che non ho commesso e tanto meno confessato.
E anche oggi, 9 luglio 2020, il mio account è stato bloccato dall’inflessibile (si fa per dire) algoritmo censorio. La ragione questa volta è la battuta che si vede nell’immagine: da appassionato di chitarre e di John Prine, appena ho visto che Gruhn Guitars metterà all’asta una chitarra appartenuta a John ho scritto la battuta “che dici, rapino una banca?” che si vede a un amico che condivide la mia passione. Si dice no? Apro Facebook e trovo il blocco per “promozione della criminalità”.
Certo, l’algoritmo, si sa, non ha una testa, può succedere un falso positivo su una frase che nessun essere pensante potrebbe giudicare davvero maligna. Per questo Facebook ha attivato la Oversight Board, il servizio con cui puoi appellarti in caso di blocchi insensati. Fatto appello immediatamente. La sorprendente risposta è arrivata in pochi secondi, tanti sono bastati al presunto umano per decidere che sì, sono proprio un promotore del crimine e della violenza, come Casapound e meno di Trump e della Meloni. Benvenuti nei social.
Che non sarebbe un gran problema, visto che avevo già ridotto pressoché a zero la mia attività sul social di Zuckerberg (il post incriminato è precedente), se non fosse per il fatto che il demenziale blocco coinvolge anche il messenger di Facebook con cui alcuni amici insistono a chiamarmi, per pigrizia, nonostante abbia sempre chiesto a tutti di usare mail, SMS, telefono o altri sistemi di messaggistica esterni. E in più (te pareva) il demenziale blocco coinvolge le pagine business che gestisco (per fortuna non solo, altrimenti sarebbe un bel pasticcio).
Ho sempre pensato che se uno utilizza un bene privato ha il dovere di rispettare gli accordi, ma in questo caso io ho rispettato tutto e Facebook no. Per questo, oltre che per la qualità sempre più scadente e autoreferenziale del dibattito, ho deciso di non scriverci più una virgola, limitandomi a sfruttarlo per condividere i miei pensieri raccolti qui.
PS su come Facebook gestisce l’informazione suggerisco la lettura di questo editoriale da Mother Jones.