«Il “mondo alla rovescia” per cui si identifica la pace con la resa degli ucraini è al di fuori di ogni possibile verità.» Lo dice Furio Colombo lasciando Il Fatto Quotidiano che ha contribuito a fondare.
Premessa: ho sostenuto la rinascita de l’Unità di Furio Colombo (la cui testa venne poi data in pasto a Berlusconi da D’Alema assieme a quella di Marco Travaglio).
Quando i due nel 2009 annunciarono la nascita de il Fatto Quotidiano versai un contributo e divenni un assiduo lettore, pur già consapevole che l’accanimento a prescindere di Travaglio contro i corpi intermedi della democrazia non era sano. Ma la presenza di Colombo era la garanzia di pacatezza e buon senso.
Pacatezza e buon senso però andarono scemando negli anni. Da un lato l’avanzare dell’età di Furio, dall’altro il successo mediatico di cui travaglio – come tutti i narcisisti patologici – è insaziabile. Una volta disinnescato Berlusconi serviva un altro nemico contro cui strillare per raccogliere il consenso di ignoranti, prepotenti, analfabeti funzionali, superficiali a oltranza e soprattutto sovversivi. E allora cosa di meglio del governo Draghi, colpevole di aver sfilato il potere alla cricca gialloverde sovvenzionata da Mosca, ridando credibilità internazionale e prestigio all’Italia?
In questo nuovo obiettivo è cascata a fagiolo l’aggressione di Putin all’Ucraina, che vede il giornale diretto dal sedicente “erede di Montanelli” (il vecchio cilindro fosse qui lo prenderebbe a pedate nel sedere più di quanto fece con Feltri e Berlusconi) schierato col peggio della propaganda del Cremlino.
E allora il vecchio Furio Colombo, professionista di rango e uomo di buonsenso, molla la barcaccia pirata, per non essere complice dello scempio culturale, politico e civile che porta il Fatto Quotidiano ad affiancarsi peggior stampa asservita alla sovversione. Ancora una volta chapeau a Furio.