Sulla morte della povera Shireen Abu Akleh s’è letto di tutto. Anche persone che in genere dimostrano buon senso cascano nel tranello del pregiudizio, quasi sempre anti-israeliano.
E allora pochi istanti di un video (oggettivamente terribile) sono sufficienti a emettere una sentenza di colpevolezza nei confronti di Israele, senza mai considerare il contesto prossimo (cioè le ragioni che hanno scatenato la reazione della polizia) e il contesto storico per i luoghi in cui i fatti si sono svolti.
Avendo in odio i preconcetti ho letto quante più ricostruzioni possibile (incluse tante filopalestinesi) e poi mi sono fatto un’opinione. Secondo me la faccenda è andata più o meno così.
1 – Shireen Abu Akleh, giornalista americana cristiana che lavora per Al Jazeera, è uccisa da un proiettile in testa.
2 – Il corpo è immediatamente preso in consegna dai palestinesi, che danno la colpa a IDF pur in assenza di evidenze certe.
3 – Le richieste israeliane di un’inchiesta congiunta o di vedere il proiettile sono respinte dai palestinesi, che pretendono il funerale immediato dopo aver (pare) esaminato il corpo, senza dare responsi.
4 – La famiglia, temendo gazzarre, chiede la protezione della polizia al funerale (cristiano).
5 – I palestinesi organizzano la manifestazione e contro la volontà della famiglia cambiano il programma minacciando l’autista del carro funebre e prendendosi la bara. Com’è uso cominciano a tirare pietre e bottiglie sulla polizia appena questa compare per tutelare le volontà della famiglia.
6 – La polizia reagisce come è suo dovere, in alcuni rari casi (e questo è un grave errore degli poliziotti israeliani, che dovrebbero essere capaci di mantenere la calma) con eccesso di brutalità. Ma alla fine l’ordine è ristabilito e alla fine il funerale di Shireen si fa, più o meno in pace.
7 – In Israele si apre un’inchiesta interna alla polizia per verificare se qualcuno abbia ecceduto ed eventualmente sanzionarlo. Qui c’è la versione della polizia israeliana.
8 – Parte la caciara telematica. Schiere di leoni da tastiera con bandierina palestinese nel profilo scrivono “israeliani assassini!”. Poi vai a guardare e scopri che una gran parte di questi profili sono novax, noeuro, probrexit, proputin e hanno pochissimi follower e il numerino nell’account. Insomma, sono troll o bot.
9 – Il Washington Post e tanti altri media autorevoli raccontano la storia come l’ho sintetizzata qui sopra, ma sono sommersi dagli insulti dei leoni di cui al punto 8. Anche non pochi insospettabili si associano al “crucifige il giudio”, tra i quali Massimi Giannini, direttore de La Stampa, che in uno sconcio tweet tira in ballo Primo Levi, commentando “Se questo è un uomo” riferito a un poliziotto israeliano. Gli ho pure risposto, ma è sicuramente tempo perso,
Ecco. Poi ognuno si faccia l’idea che vuole, ma se è in buona fede provi a farsela sulla base dei fatti e non di quattro secondi di video che frullano per la Rete accompagnati dai peggio insulti. Nel frattempo io resto in attesa di sviluppi, ovvero dei risultati dell’autopsia da parte dei palestinesi.
Update 25 maggio 2022
Prende corpo l’ipotesi che la giornalista sia stata uccisa da un proiettile di IDF, ma ci sono anche ipotesi alternative.