Il Partito Democratico sta ripetendo in Lombardia la colossale cappellata delle recenti elezioni politiche: una mezza alleanza con i populisti di M5S e una chiusura netta al partito di centro. La girandola Maran Majorino Moratti è l’anticamera di una sconfitta che i lombardi non meritano.
Con un bacino elettorale come quello lombardo, il populismo leghista ha più appeal di quello di Conte. Ed è comprensibile: nonostante le cialtronate romane di Salvini, la Lega ha figure valide al Nord, capaci di parlare al grande mondo di commercianti, piccoli e medi imprenditori. Invece M5S conta meno di un due di picche.
Letizia Moratti (di cui sono stato feroce oppositore, ma a cui riconosco alcune qualità e comunque sia chiunque è meglio di Attilio Fontana) è una candidatura potentissima, in grado di contendere quel medesimo elettorato alla Lega. E sarebbe digerita senza troppi problemi dall’elettorato borghese del PD. Certo, avrebbe difficoltà a prendere il voto dei duri e puri, quelli che preferiscono sedersi al balcone, sconfitti e sdegnati, a farsi governare dai Pillon strillando “non in mio nome”. Ma tant’è: da quello che i sondaggi dicono sugli umori dell’elettorato lombardo il suo nome in ticket con un esponente valido del PD sarebbe vincente.
Passiamo al PD, con Majorino e Maran in primo piano. Pier Majorino è una brava persona, ha lavorato bene al welfare milanese, ha fatto esperienza. Ma la sua posizione politica barricadera lo rende palatabile principalmente ai duri e puri di cui sopra. Viceversa Pierfrancesco Maran ha un’immagine più tranquillizzante di sano riformista, ideale per fare da contrappeso a Moratti.
Dunque la mia proposta per la coalizione resta la stessa, con l’inserimento di un ruolo per Majorino.
- Letizia Moratti candidata presidente, sostenuta dal centro.
- Pierfrancesco Maran candidato vice presidente, sostenuto dal PD e minori.
Quanto a Majorino, dovrebbe partecipare alla campagna elettorale per raccogliere voti nel suo bacino di sostenitori, il più ostico a votare Moratti, convincendoli della bontà dell’operazione. E poi, dopo la vittoria, tornare alla sua comoda poltrona a Strasburgo, dove c’è tanto da fare per chi ha voglia di rimboccarsi le maniche.
Così, a naso, questa manovra con Maran Majorino Moratti è l’unica alternativa possibile ad altri cinque anni di Fontana e Pillon (che, ne sono certo, ci ritroveremo in consiglio regionale vista la trombata alle politiche). Matteo Renzi (che sarà antipatico, ma ci vede lungo) lo ha detto chiaramente. E ha ragione.
PS: Sempre che il PD voglia davvero vincere, cosa a cui viste le mosse recenti è sempre più difficile credere.