Da che ho compiuto la maggior età ho sempre votato e ho sempre votato la stessa parte: PSI, PDS, DS, Ulivo, Partito Democratico. Ho sostenuto l’Unità quando stava fallendo, ho lavorato come volontario alle Feste de l’Unità e ai primi esperimenti di diretta web, mi sono impegnato in prima persona nelle elezioni locali. Ho gioito per le vittorie e accettato le sconfitte con lo spirito con cui l’indimenticabile Piero Scaramucci commentò la prima vittoria di Berlusconi: «Non possiamo abbatterci, perché da oggi c’è molto da fare e lo dobbiamo fare noi».
Per questo, quando ancora i giochi non sembravano fatti, ho accolto positivamente l’autocandidatura alle regionali Lombardia 2023 di Pierfrancesco Maran. Auspicavo un accordo con il Terzo Polo per una coalizione di qualità, in grado di convincere sia gli elettori del PD, sia i lombardi decenti che votano a destra più per abitudine che per reale convinzione, nonostante i Fontana, i Gallera, i Fidanza, i Salvini.
Poi è arrivato Calenda con la candidatura a gamba tesa di Letizia Moratti e l’alt (altrettanto a gamba tesa) della ghenga romana del PD alla candidatura di Maran e a un accordo col Terzo Polo. Sono comparsi Pierfrancesco Majorino, l’alleanza con l’M5S lombardo (tanto impresentabile quanto marginale), la melassa avvelenata di Gianni Cuperlo e le pacche sulle spalle alla sinistra antiscientifica e in olezzo di filoputinismo. Ovvero una sconfitta annunciata e cercata. E allora ho escluso l’ipotesi di votare PD, per la prima volta nella mia vita, ipotizzando di scegliere il Terzo Polo, convinto anche dalle voci del programma.
Né mi sono accodato al coro dei crucifige sollevati dalla mia parte politica contro Letizia Moratti, sia perché penso che un Consiglio composto da persone decenti sia il miglior custode di un presidente, sia perché ho fiducia nell’essere umano e penso che perfino Moratti possa avere un’illuminazione. Poi però sono successe tre cose in sequenza:
- l’opposizione da parte di Carlo Calenda alla presenza di Volodymyr Zelensky a Sanremo, accanto agli sfascisti putiniani Conte e Salvini;
- la dichiarazione di Letizia Moratti a favore della tutela delle licenze dei tassisti e successive arrampicate sui vetri di smentita, quindi contraria a una liberalizzazione che ponga fine allo strapotere di una lobby sguaiata e fascistoide, che agisce sempre e comunque contro gli interessi comuni;
- last but not least l’endorsement di Red Ronnie – bieco complottardo, no-vax e filoputiniano – per Letizia Moratti, a suggerire l’idea che nell’assai improbabile caso di vittoria del terzo Polo costui possa anche avere un ruolo vista la presunta competenza musicale.
È davvero troppo, anche turandosi il naso e tutto il resto. Per la prima volta dalle mie prime elezioni, le politiche del 1972, devo prendere atto che non esiste una coalizione in cui io possa, almeno in parte, riconoscermi. Quindi, tristemente, non andrò votare andrò a votare e annullerò la scheda.
EDIT all’uscita del seggio: non ce l’ho fatta ad annullare. Confesso che quando mi sono trovato davanti la scheda non sono riuscito a non fare una croce su Pierfrancesco Majorino. Il PD me la pagherà.