Ero davvero convinto di non saper suonare le chitarre con la tastiera larga e piatta fino a quando – a giugno 2023 – non è entrata in casa questa chitarra costruita da Martin su specifiche del mio amico George Gruhn. Qui siamo agli antipodi degli strumenti che mi erano abituali. Manico da 12 tasti fuori dal corpo con capotasto da 1″ 3/4, top in abete Adirondack, fondo e fasce in palissandro indiano, catene avanzate e una magnifica finitura sunburst sottilissima, tanto da lasciar vedere le increspature della tavola.
Il primo approccio non è stato semplice, anche perché la chitarra è arrivata perfettamente regolata, ma con un’azione medio-alta che unitamente alla larghezza del manico mi ha messo un po’ in difficoltà. È però bastata una leggera piallatina alla selletta del ponte per trasformarla in una chitarra perfettamente suonabile. Forse non per me comoda come la mia D-28, ma fa parte della tipologia della classe OM a cui non sono abituato.
La voce è calda, molto spostata su medi e bassi rispetto alla dreadnought. Buono il volume, anche se la chitarra ancora è legata, ha bisogno di vibrare e prendere vita. Ma la stoffa c’è tutta e – come dice il mio amico Joe Glaser – si capisce che Martin oggi è in grado di produrre strumenti di una qualità paragonabile a quelli della Golden Era.