
“Quando il testo venne ultimato e fatto conoscere agli antifascisti dell’isola di Ventotene, attorno al gruppo si creò il vuoto. Chi, come Sandro Pertini, aveva dato la sua adesione si affrettò a togliere la firma per disciplina di partito.” . La generi del manifesto dell’Europa Unita in un racconto del 2016 scritto per il Corriere della sera da Dino Messina.
Ventotene, come nacque e perché il manifesto dell’Europa unita
Appena scritto venne sottoposto alla critica e alla lettura di un gruppo ristretto di confinati sull’isola. Due parti, la politica scritta da Spinelli, l’organizzativa da Rossi.
di Dino Messina – 21 agosto 2016
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, i due principali autori del «Manifesto di Ventotene», non erano fatti per piacersi: esuberante ed estroverso il primo, con abilità anche manuali che negli anni del confino potevano far comodo, uomo di scrivania, intellettuale tutto d’un pezzo il secondo. Rossi, allievo di Luigi Einaudi, diffidava tra l’altro dei trascorsi comunisti di Spinelli, che tuttavia quando era giunto a Ventotene nel 1939, aveva cambiato idea. C’era però qualcosa che i due avevano in comune, ed era l’anticonformismo. Sicché sull’isola dell’arcipelago pontino destinata dal fascismo ai confinati politici (erano ottocento delle più varie tendenze, ma tra la fine degli Anni Venti e il ‘43 le isole principali dell’Arcipelago Pontino ospitarono 4.400 confinati politici, leggi l’extra sulla partenza degli ultimi prigionieri 73 anni fa, nell’agosto 1943, sfiorando l’icona blu), dalle discussioni politiche tra due uomini così diversi nacque l’idea di stilare un manifesto che aveva per titolo «Per un’Europa libera e unita» e che venne sottoposto alla critica e alla lettura di un gruppo ristretto, primi tra tutti il socialista Eugenio Colorni, che nel 1944 sarebbe stato ucciso dai fascisti della banda Koch a Roma, e sua moglie Ursula Hirschman, bella, intelligente e coraggiosa, che portò a Roma i fogli con il prezioso testo cucendoli nelle pieghe del vestito.
La ricusazione di Pertini e la Mensa Europa
Alla morte di Colorni, la Hirschman sarebbe diventata la compagna di vita di Spinelli. La prima pubblicazione del Manifesto è del 1944 con prefazione di Colorni stesso. Quando il testo venne ultimato e fatto conoscere agli antifascisti dell’isola, attorno al gruppo si creò il vuoto. Chi, come Sandro Pertini, aveva dato la sua adesione si affrettò a togliere la firma per disciplina di partito. Altri, come Riccardo Bauer, accusarono gli autori di superficialità. Quel testo che immaginava una Europa federalista creò subito divisioni anche nell’orario di mensa. Dal gruppo di Giustizia e libertà si staccò una frazione che si riuniva alla «mensa Europa». Che cosa diceva, dunque, di tanto scandaloso e divisivo il Manifesto di Ventotene?Federalismo ed esercito comune
L’idea forte del Manifesto era la creazione di una Europa federale con organismi liberamente eletti e con un esercito comune, capace di imporre il proprio ordine all’interno e di dialogare con gli altri grandi Stati del mondo, in vista di un governo federale universale. Nella stesura del Manifesto, i due autori si erano divisi i compiti: Spinelli si era incaricato di redigere la parte sul federalismo e sulla costruzione di un nuovo organismo sovrannazionale dotato di veri poteri, non impotente come la Società delle Nazioni; Rossi si era occupato della parte economica.Gli articoli di Junius, alias Luigi Einaudi
Il punto di partenza erano stati alcuni articoli che Luigi Einaudi, maestro di Rossi, aveva pubblicato sul Corriere della Sera nel 1919, all’indomani della Grande Guerra, con lo pseudonimo di Junius, una critica serrata del mito dello Stato sovrano. E proprio il professore Einaudi, sollecitato da Rossi, aveva mandato a Ventotene una antologia di scritti federalisti inglesi, che vennero voracemente consultati (nella foto sotto Altiero Spinelli quando era deputato alla Camera, eletto come indipendente di sinistra nelle liste del Pci, dal 1976; in seguito, nel 1979 divenne rappresentante italiano nel primo parlamento europeo eletto a suffragio universale).Critica serrata del socialismo di Stato
Accanto alla forte idea federalista, c’è una critica serrata del socialismo di Stato, la proprietà collettiva dei mezzi di produzione così come realizzata nell’Unione sovietica. Si spiega perciò la diffidenza che avevano i comunisti verso l’idea federalista di Spinelli e Rossi. Il Manifesto di Ventotene, consultabile nella bella edizione a cura di Lucio Levi pubblicata nel 2006 negli Oscar Mondadori, come scrisse Tommaso Padoa-Schioppa in una recensione conserva la forza dei testi profetici. Ma come notò Ernesto Galli della Loggia quando nel maggio 2006, in occasione del ventennale della morte di Spinelli, l’allora presidente Giorgio Napolitano fece la sua prima uscita pubblica proprio nell’isola di Ventotene, il famoso Manifesto è anche un testo pieno di contraddizioni e ingenuità.Attacco al Concordato con la Chiesa
A parte l’idea federalista, tuttavia, ci sono alcuni punti, come la critica del burocratismo degli Stati, che conservano una grande attualità. Altri, come l’attacco al Concordato con la Chiesa cattolica e al capitale monopolistico che ancora dividono. Di certo sono pagine di forte tensione morale che risentono del momento difficile in cui furono scritte, quando la Germania nazista ancora dominava sull’Europa. Spinelli e Rossi, fiduciosi che Stati Uniti e Russia avrebbero sconfitto il nazifascismo, si ponevano il problema del futuro del popolo tedesco in una Europa federale. Oggi l’Unione europea, anche dopo il referendum che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna, non va certo nella direzione indicata dai visionari di Ventotene. Ma è significativo che, ormai a trent’anni dalla morte di Spinelli, proprio al largo di Ventotene, l’isola riconosciuta come luogo simbolo dell’Europa, si svolga l’incontro tra Renzi, Merkel e Hollande.