Simona Bonfante: sull’appartenenza

Simona Bonfante

Uno dei pochi profili attivi che seguo sull’unico social che leggo (Bluesky) è gestito da Simona Bonfante. Concordo quasi sempre ciò che scrive sull’Ucraina, sul Medio Oriente e occasionalmente sulla (miserevole) politica italiana. Ma questo suo recente scritto, pur non essendo mai stato radicale, oggi mi riconosco totalmente.

Non ho mai permesso ad alcuno di ascrivermi a una qualunque appartenenza o categoria, tanto da chiudere immediatamente il confronto con chi mi usa il “voi” in una discussione con me. Ma Simona lo dice talmente meglio di come abbia mai saputo farlo io che ho deciso di salvare il thread, copiato e incollato con i refusi che lo rendono ancora più vero, per evitare che scompaia nel mare magnum dei social.

Thread dedicato al concetto di “appartenenza”.
Chiunque si permetta di associarmi ad una qualunque “appartenenza” partitica o categoriale, con o senza proposito offensivo, sarà bannato. Spiego brevemente perché.
Non appartengo a niente, né clan, né lobby, né caste professionali, né partiti. Rifiuto il concetto stesso di appartenenza, appartenere non mi appartiene.
Non esalto la casta dei giornalisti, pur essendo giornalista.
Non do ragione al leader del partito che voto, perché è il partito che voto.
Sono stata iscritta al Partito Radicale, in quanto appunto transpartito. Sono stata iscritta ai Radicali Italiani, in quanto antiproibizionisti liberali per lo stato-di-diritto, e l’impegno fattuale contro lo stato illegale che impone la sua violenza nelle immonde carceri italiane.
Sono stata iscritta alla Associazione Luca Coscioni, perché la Costituzione non disegna uno Stato Etico che nega la libertà di autodeterminarsi in vita, fino alla fine. Sentenza dopo Ordinanaza, l’Alta Corte sta riconoscendo quel diritto grazie alla pluridecennale lotta nonviolenza di ALC.
Oggi non sono iscritta a nessun partito o associazione politica. Tutti i fondi che posso li destino alla Resistenza Ucraina – il fronte che divide i campi di democrazia e regime totalitario. Non è una scelta, è un obbligo morale.
Non seguo il campionato partitico italiano. Non leggo la stampa italiana. Non vedo la tv italiana. Rigetto il modo parassitario, ipocrita, mediocre, eticamente rivoltante che definisce lo spazio pubblico nel nostro paese, a tutte le latitudini delle “appartenenze” clanistiche di destra e sinistra.
Non posso fare a meno di rivoltarmi contro l’orrore della sinistra anti-antifascista e contro l’orrore della destra anti-fascista e rammaricarmi della assenza di una forza neo-pannelliana, capace di generare orizzonti di pensiero e realizzare con l’azione.
Aggiungo a quanto detto su una peculiarità personale. Sono intollerante agli idioti. E la prima cosa che fa un’idiota è darti della comunista se ti rivolti alla violenza di stato nelle galere e nei cpr e della fascista se inorridisci per la violenza irresponsabile dei Pubblici Ministeri.
Pannella ha creato il primo ed unico partito transpartito della storia del mondo. Era il rifiuto dell’appartenenza di un brand, una famiglia, un clan in favore dell’avanzamento dello Stato di Diritto. Ma solo pochi esseri umani hanno la forza di non appartenere a null’altro che alle proprie idee.

Il thread di Simona Bonfante su Bluesky.