Ernesto e i ricatti massimalisti
Verso i 90 cent al Corriere perché la mia compagna vuole le pagine locali di cinema e teatri, oggettivamente migliori di quelle di Repubblica. Quindi - giuro sulla mia bici - Galli Della Loggia non lo leggo mai. Le poche volte che mi è cascato sotto gli occhi un suo scritto, mi ha dato la chiarissima sensazione di puro front-talk, di opinioni decise a tavolino a favore di una necessità contingente, sua o di un suo sponsor. Oggi ci sono cascato, ho visto il titolo “La solitudine dei riformisti” e mi sono fatto intrappolare. Chiedo scusa in anticipo per l’uso del termine “riformista”, l’ho messo sempre tra virgolette per declinarne la paternità.
In due parole: Ernesto sostiene che l’opposizione a Berlusconi è costituita in maggioranza da “riformisti”, i quali però sarebbero “ricattati” da un conformismo di sinistra che li costringe a tacere quando “radicali e massimalisti partono all’attacco dei riformisti, li insultano, li sbertucciano, li minacciano, senza pagare mai pegno, anzi guadagnando in popolarità e in influenza. E’ così che - conclude - vittime di decenni di equivoci non chiariti, e del timore dell’ostracismo socio-culturale, milioni e milioni di riformisti sono prigionieri di una schiera infinitamente minore di massimalisti. Anche per questo l’Italia non è un Paese normale”. Evito la facile ironia sull’idea che l’Italia non sia un Paese normale per colpa di Casarini, Strada, Caruso, Agoletto, Zanotelli & C e non per il più clamoroso e devastante (per la nostra economia) conflitto di interessi della storia dell’umanità. Evito anche i commenti sul valore negativo attribuito al pacifismo, rinato in occasione di una guerra atroce, vigliacca, moralmente insensata, basata sulla menzogna e su interessi privati, contro l’opinione pubblica mondiale.
La mistificazione vera sta nel ragionamento (si fa per dire): gli intellettuali sono in maggioranza “riformisti” MA questi intellettuali “riformisti” non si oppongono a un manipolo di massimalisti esagitati (perché a questo Della Loggia riduce il più grande Movimento della storia dell’umanità) QUINDI hanno paura di ritorsioni da parte del manipolo di cui sopra che occupa l'intera cultura. Ovvero: l’ipotesi che la cultura possa essere - storicamente, intrinsecamente, logicamente - radicata nella solidarietà, nel rispetto dell’altro, nel pacifismo, nei valori democratici, non lo sfiora neanche di striscio. O forse lo sfiora, ma il suo mestiere è scrivere altro.