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Alberto Biraghi
Un incubo per il centro sinistra

Dunque, un commento sul quotidiano
Aprile Online dipinge uno scenario da incubo per il futuro del centro sinistra italiano:
"Diceva Sergio Endrigo: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Così, forse, si spiega la reazione di Peppino Caldarola (l’unico vero dalemiano, secondo Massimo D’Alema) all’attacco del presidente dei Ds nei confronti del correntone, l’altro giorno sulle pagine di Repubblica. Un inedito buonismo - “non è il caso di buttare la croce addosso ai nostri” ha detto Caldarola - che per il deputato Ds in realtà non è nuovo. Nella sua ultima fatica letteraria “Radicali e riformisti” il parlamentare pugliese sostiene che i primi – intesi come coloro che si collocano a sinistra del Triciclo – andrebbero recuperati alla causa dei secondi (il partito riformista) e distolti da certe idee (il partito leggero, l’americanizzazione della politica, l’immagine prima del contenuto: il veltronismo per capirci) che li avrebbero ingannati. Caldarola è preoccupato per una eventuale defezione del correntone nel momento in cui, a novembre o più tardi, i Ds di fatto si scioglieranno per formare con Margherita e Sdi il partito riformista (o federazione, che dir si voglia). Senza un terzo o un quarto dei Democratici di Sinistra – è il retropensiero di Caldarola e di molti nella maggioranza Ds – l’operazione rischia di trasformarsi in una sorta di annessione alla Margherita. E il progetto di mandare Prodi a Palazzo Chigi assegnando a D’Alema la leadership politica del nuovo partito rischia di fallire.
Ma, si sa, D’Alema è molto più viscerale del suo compagno di venture e l’altro giorno su Repubblica non ha resistito a definire Mussi&C. “sciagurati”. Sul fronte della maggioranza fassiniana, intanto, si abbassano le polemiche contro il lato sinistro della coalizione. La segreteria Ds ha deciso di non insistere con i toni vendicativi. E a dirlo alla stampa è stato, non a caso, Pierluigi Bersani, da molti visto come il possibile segretario capace di tenere unito il partito e far dimenticare l’approssimazione politica dell’attuale gruppo dirigente."