La preoccupazione del sindacato
Le Segreterie della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dell'Associazione Stampa Romana e il Comitato di Redazione dell'Unità comunicano:
«L'indipendenza di un quotidiano politico e di idee come L'Unità è un patrimonio che appartiene ai lettori e a chi nel giornale lavora con passione e impegno. Il Sindacato dei giornalisti, che si batte in ogni circostanza per la libertà di informazione, esprime preoccupazione per le indiscrezioni, le voci ed alcune dichiarazioni che riguardano i rapporti tra la Società editrice e la direzione giornalistica, ed anche il partito dei Democratici di Sinistra il cui ruolo è da tempo estraneo alla composizione del consiglio di amministrazione della stessa società editrice.
L'Unità è un giornale libero che ha subito una profonda e dolorosa ristrutturazione per poter sopravvivere, i cui nuovi editori hanno drasticamente ridotto l'occupazione e che, grazie allo sforzo professionale dei giornalisti e degli altri lavoratori, è riuscito a conquistarsi un ruolo rilevante nel pluralismo dell'informazione italiana. I gruppi parlamentari dei Ds, a cui il giornale fa riferimento, hanno più volte sottolineato la volontà di sostenere il giornale senza interferire sul prodotto.
In attesa che si chiariscano i rapporti tra la direzione giornalistica e l'azienda, è opportuno che tutti i soggetti politici e imprenditoriali mantengano grande senso di responsabilità evitando dichiarazioni che possano ricondurre ad una indebita interferenza sull'autonomia della società editrice, della direzione giornalistica e della redazione.
La Fnsi, l'Associazione Stampa Romana e il Cdr de L'Unità sono sempre fortemente impegnati a difendere il patrimonio di credibilità di questo giornale, la sua autonomia ed il suo futuro».
La dichiarazione dei DS
«I Ds mai hanno interferito né intendono in alcun modo interferire nei rapporti tra proprietà del giornale e direzione o nella autonoma attività del lavoro dei giornalisti. I Ds si sono impegnati a fondo, anche con sacrifici per il partito, perché l'Unità tornasse nelle edicole, consolidasse il suo patrimonio di credibilità, contribuisse alla difesa di quel debole pluralismo che esiste nell'informazione in Italia. Questa è stata e resta la linea di condotta dei Democratici di Sinistra».
Lo afferma il coordinatore della Segreteria nazionale Ds, Vannino Chiti, in merito alla dichiarazione delle segreterie della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, dell'Associazione della Stampa Romana e del Comitato di Redazione de l'Unità.
La lettera del direttore
«Anche in momenti difficili non si è mai verificata l'ipotesi di una imposizione o di una forzatura di decisioni e scelte del giornale da parte della segreteria Ds o di Piero Fassino», ribadisce Furio Colombo, direttore dell'Unità, in una lettera indirizzata a Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera. «Ho apprezzato l'articolo di Monica Guerzoni sul Corriere del 29 dicembre. Desidero aggiungere un chiarimento sul punto in cui si parla di: “accresciuta pressione dei Ds sui contenuti politici del giornale”. La frase appare fuori contesto. Tra chi fa un giornale così vicino all'area Ds e così legato alla storia di quel partito, e chi fa politica con ruoli di responsabilità in quel partito, vi sono discussioni quotidiane. Ma anche in momenti difficili non si è mai verificata l'ipotesi di una imposizione o di una forzatura di decisioni e scelte del giornale da parte della segreteria Ds o di Piero Fassino. L'Unità continua ad essere il giornale dei suoi giornalisti e dei suoi lettori».
«Basta antiberlusconismo» Bocciata la linea di Colombo ma la redazione fa quadrato
Guerzoni Monica
È chiuso in nove pagine dattiloscritte il destino dell' Unità e del suo direttore, nove pagine di piano per il rilancio che Furio Colombo e Antonio Padellaro hanno sottoposto alla proprietà del quotidiano ricevendone in cambio una bocciatura secca, forse senza appello. E dire che al direttore l' «ottimo andamento» del congresso Ds era parso un «elemento stabilizzante», un evento in grado, dopo reciproche asprezze, di «portare pace» nei rapporti tra i vertici della Quercia e quelli dell' Unità. Colombo si sbagliava. A febbraio Piero Fassino sarà riconfermato segretario e per allora al timone del quotidiano fondato da Gramsci potrebbe esserci un nuovo direttore, più riformista o comunque meno radicale. «Un Colombo senza gli eccessi di Colombo» si mormora nei dintorni della segreteria Ds. La redazione minaccia barricate, i lettori scrivono epistole contro la «normalizzazione» in atto ma la partita non è chiusa, non ancora. Raccontano che Romano Prodi sia furioso e il perché lo spiega lo stesso Colombo: «L' Unità è il giornale per Prodi». Un Prodi che aveva trovato nella direzione di Colombo un asse portante della sua strategia: costruire liste civiche uliviste, mobilitare quell' elettorato di opinione che non ne può più delle divisioni, saldare attorno a sé un battagliero movimento intellettuale. Cofferatizzarsi, insomma. Ma il 23 dicembre Marialina Marcucci, presidente del Cda della Nuova iniziativa editoriale che ha rilevato il giornale dalla Quercia, ha bocciato la mission della nuova Unità: antiberlusconismo senza «inutili asprezze» e mobilitazione di piazza. Tra i tanti possibili perché, uno è scritto al capitolo «Elementi di debolezza», dove nel ricercare le cause di un calo di copie che ha portato il cda a evocare lo spettro della cassa integrazione, Colombo e Padellaro appuntano quanto segue: «Accresciuta pressione dei vertici Ds sui contenuti politici del giornale. Frequenti polemiche tese a contestare l' autonomia politica sulla base del finanziamento veicolato dai gruppi parlamentari Ds». Il portavoce di Fassino, Roberto Cuillo, assicura che «mai la segreteria ha fatto pressioni sul Cda dell' Unità e mai le farà». Ma Fabrizio Morri, che della segreteria fa parte, dice di più: «Non escludo che Fassino abbia fatto sapere al Cda il suo punto di vista, d' altronde il cambio di direzione è maturo da un anno». Il Cda sta sfogliando la rosa dei papabili ma la Marcucci, raggiunta al cellulare, nega: «Cambio di direzione? Non so di cosa stia parlando, è come se non mi avesse trovata». Il 3 gennaio il cda incontrerà Colombo e difficilmente il direttore accetterà soluzioni di mezzo: «Noi siamo qui, pronti per essere utili».