Il caso del ministro-collega-giornalista
di Giuseppe Giulietti
Della vicenda “Storace-Unità” questo giornale, com’è nella sua tradizione, ha riferito ogni particolare, non mancando di assumersi le responsabilità politiche e professionali e consentendo a tutti i lettori di esprimersi con la più assoluta libertà. L’Unità, sarà bene ricordarlo, non ha neppure esitato a chiedere scusa ad avversari e competitori che, al contrario, non hanno mai manifestato analoga sensibilità. Basterebbe ricordare, per fare un solo esempio, l’agguato consumato ai tempi del bidone “Telekom-Serbia”. Per giorni e giorni la stampa di destra ed il polo unico delle tv s’incaricarono di distribuire manganellate politiche e medianiche sulle teste di Prodi, Rutelli, D’Alema, Veltroni, Fassino…. Ben presto le “carte decisive” si trasformarono in carta straccia, raccolta da qualche maleodorante cestino dei rifiuti. I mandanti e gli esecutori di quell’agguato non hanno mai chiesto scusa, anzi siedono tranquillamente ai loro posti di direzione: nelle istituzioni, nei giornali, nelle radio e nei tg. L’elenco potrebbe continuare sin quasi all’infinito. Con un simile pregresso sarebbe stato opportuno evitare le lezione di etica, il tentativo di linciaggio professionale di Luana Benini e di Antonio Padellaro, e persino il ricorso all’Ordine dei giornalisti. Invece no. Il ministro Gasparri (sì proprio lui!) ha pensato bene, in qualità di collega giornalista (come ha precisato) di rivolgersi all’Ordine e di sollecitare esemplari provvedimenti a carico di questo giornale e dei suoi responsabili. L’Ordine dei giornalisti del Lazio ha già deciso di aprire una istruttoria. Secondo alcune interpretazioni si sarebbe trattato di un atto dovuto; adottato in numerosi altri casi e, dunque, privo di qualsiasi relazione con gli appelli-minaccia del ministro, per altro reiterati anche nella giornata di ieri. Secondo altre e più inquietanti interpretazioni, il provvedimento sarebbe, invece, la diretta conseguenza delle sue denunce e, addirittura, delle sue minacciate (?) dimissioni dall’Ordine medesimo. In quest’ultimo caso il ministro delle telecomunicazioni si sarebbe travestito da ministro-vigilantes, con quel che ne potrebbe conseguire per l’autonomia della professione e delle sue istituzioni rappresentative. Qualunque sia la versione ufficiale, dalla vicenda scaturiscono alcuni interrogativi. Gasparri si è rivolto all’Ordine in qualità di ministro o di giornalista? In ogni caso siamo in presenza di un’autorità di governo che tenta di fare pressione sull’organismo di autogoverno della professione giornalistica. Un simile intervento è comunque da respingere, nel metodo e nel merito. Non so se l’Ordine intenda aprire un procedimento a carico di Padellaro, di Luana Benini e dell’Unità. Non sta a noi esercitare pressioni di alcun tipo. Sarebbe tuttavia interessante sapere se e quali provvedimenti l’Ordine abbia già intrapreso o intenda intraprendere a carico del giornalista-ministro Gasparri. Fu proprio lui infatti (qualcuno lo ricorda ancora?) ad inaugurare la stagione delle aggressioni contro Indro Montanelli. In quella occasione parlò da ministro, da parlamentare, o da collega giornalista? Successivamente il medesimo ha condiviso e applaudito le espulsioni dei vari Biagi, Santoro, Guzzanti, e via discorrendo. Può un ministro, “collega-giornalista”, applaudire la cultura della censura e delle liste di proscrizione? Risalendo nel tempo bisognerà, infine, ricordare che, in vista delle elezioni del 2001 apparve un singolare sito “destra.it” , sul quale, tra le tante iniziative, vennero pubblicate anche liste di proscrizioni ed elenchi di giornalisti “da bonificare”. L’espressione bonifica ricorda, in modo letterale, i “bei giorni” di Salò, del nazifascismo e dei rastrellamenti. Non pochi dei colleghi finiti in quell’elenco sono stati successivamente cacciati dal video e dai loro posti di responsabilità. Alcuni di loro hanno ancora delle cause in corso. Sapete chi era il direttore di quel sito? Il collega-ministro Gasparri. Il collega ministro, ovviamente, non ha mai chiesto scusa a nessuno. Il collega ministro non si è mai dissociato dalle liste di proscrizione. Il collega ministro, dunque, non ha titolo per chiedere nulla nè all’Ordine dei giornalisti, nè tanto meno al direttore e all’intera redazione di questo giornale. L’obiettivo di Gasparri, in realtà, è assai diverso ed è quello di provare ad intimidire sempre e comunque tutte quelle redazioni che non intendono chinare la testa di fronte ai voleri del suo signore e padrone, nonchè proprietario del polo unico delle tv. Non a caso nel mirino di Bondi e di Gasparri, accanto all’Unità, sono terminate anche le redazioni del Corriere della Sera e di Repubblica che hanno osato criticare la controriforma della Costituzione. Il premier a reti unificate è diventato ormai un dogma di fede. Chi osa criticare tale dogma è un infedele da espellere immediatamente dalla comunità politica e mediatica. Questi signori vorrebbero fare letteralmente a pezzi quel poco che ancora resta dell’articolo 21 della Costituzione. Ci sono tanti motivi per mandarli a casa. Questo non ci sembra davvero uno degli ultimi.