
Bellissima manifestazione, gigantesca, straripante. Ma anche composta e silenziosa, almeno nel primo pezzo dove abbiamo scelto di camminare questa volta, allontanandoci dall'allegro caos dei centri sociali, per accompagnare i cartelli neri che ricordano i campi di sterminio nazisti e i pochi, ma arzilli, vecchietti col fazzoletto bianco-azzurro. Dalla fermata MM di Palestro, dove siamo scesi, c'è voluta un'ora abbondante per arrivare in una piazza Duomo già gremita, ma pronta ad a prirsi davanti ai grandi vecchi della Resistenza. Abbiamo aspettato il discorso di nonno Azeglio, subendo la sequela di interventi di rito, alcuni buoni (per esempio Tina Anselmi) altri noiosissimi e scontati (Angeletti su tutti). Poco dopo le 17.30 ha parlato Ciampi, in quella che è stata definita la più grande folla a cui il presidente si sia rivolto nel corso del suo mandato.
Un discorso poco retorico, per fortuna, con alcuni contenuti importanti (la Costituzione come base della nazione e i l'attualità dei valori della resistenza). E' mancato solo quella frase che tutti un po' ci si aspettava, sulla riconciliazione. Giusto dire che la Resistenza ha portato libertà anche a "loro", a quelli che l'hanno osteggiata alleandosi con i nazisti. Ma sarebbe stato doveroso ricordare all'Italia che custode di questi valori e di questa tradizione deve essere chi crede nella frase immortale di Calamandrei
«Ora e sempre, Resistenza!». Gli altri, quelli che pensano di trasformare i traditori di Salò in eroi da ricordare, il 25 aprile seguano l'esempio di Albertini, Berlusconi, La Russa é camerati: stiano a casa loro, facciano altro. Che a festeggiare la Resistenza Partigiana ci pensiamo noi che la amiamo e onoriamo ogni giorno dell'anno: perché la democrazia è di tutti, ma la Resistenza è cosa nostra.
PS: la bella foto del simbolico "passaggio di consegne" della memoria, da Nedo (80 anni, matricola
A5405 ad Auschwitz) ad Adele (classe 1993), punta a una
piccola gallery delle immagini che sono riuscito a scattare.