l'eterologo e la pasta cu'll'agghia
fuori tempo massimo vi racconto il mio referendum. alla fine di tutto mi sono consolato con l'aglietto, come diciamo noi a roma, poi capirete come e perchè.
sono residente in un piccolo paese della provincia di messina, dove peraltro hanno sbagliato la via sui documenti e quindi sono virtualmente residente in nessun luogo. meraviglioso, me la tengo finchè campo. nel frattempo vivo a roma.
decido di votare, anche stimolato dalle inutili -per me- sollecitazioni dei vecchi babbioni pedofili vestiti strano, che io ho interpretato come invito urgentissimo al voto.
una mia amica mi propone di fare il rappresentante di lista per i ds. vado, m'iscrivo. mi reco al seggio per l'apertura, spiego la situazione al presidente, un bravo democristo, firmo dove devo firmare e me ne vo.
torno l'indomani, primo giorno del fallito referendum. firmo un chilometro di verbali, blabblà, poi prendo le schede, la segretaria mi chiede il documento e la tessera elettorale.
"che è la tessera elettorale?", chiedo
"come che è..." si smascella quella.
non voto da anni, e m'ero scordato di questa "novità".
da quel momento a quando ho potuto inserire le schede nelle rispettive urne sono passate quattro ore, così congegnate:
- vado all'ufficio elettorale del comune di roma e chiedo una tessera elettorale
- non me lapossono dare, me la deve dare il comune di residenza
- come faccio? "li chiami, ecco il numero, e si faccia spedire via fax l'attestato sostitutivo"
- li chiamo, non rispondono. alla decima telefonata risponde uno: "chissù 'sti cosi? aspetti ca ci passu la siggnora".
mi passa la signora, la quale dice "mio cognato non c'è, io di queste cose non sacciu nenti".
io penso: oddìo, il cognato... qua sto in un guaio.
- il cognato (che non so chi sia, forse il sindaco) miracolosamente si appalesa e mi chiede che voglio. glielo spiego.
"non si può fare", dice.
come no, me lo dice il comune di roma
"aspetti cha chiamo a prefettura di messina e viru"
mi richiama e conferma il non possumus, certificato da tale dottoressa g.
gli chiedo il telefono della dottoressa g.
mi risponde la dottoressa c., invece della g. o viceversa, ora non ricordo.
le spiego.
mi dice: ci penso io.
mi richiama dopo un po' il cognato di quell'altra: abbiamo capito, si può fare.
bella, dico, aspetto urgentemente l'attestatosostitutivo
"eh, ma lei mi deve fare una domanda così e cosà". la faccio, lo chiamo. ricevuta? "si, ma non va bene, lei mi deve scrivere...".
allora lo faccio chiamare da roberto t., il funzionario addetto del comune di roma uguale a aldo fabrizi magro, un genio della calma. si parlano in burocratese e s'intendono alla perfezione. sotto dettatura di roberto t. scrivo un foglio in burocratese anch'io (non saprei ora riassumerlo, era tutto un citare articoli e punteggiature estreme alla cort.ma att.ne del sig.sindaco del comune di).
mi arriva l'attestato, ma solo in parte e non è valido ai fini elettorali.
si ripete la procedura.
(nel frattempo ho l'ennesima dimostrazione che la mia testardaggine è fuori norma e ne sono vittima io per primo)
arriva l'attestato, lo agguanto, lasciando il mio posto di questuante ad una ragazza che fa il servizio civile e sta tentando di convincere la sua, di prefettura, che è equiparato al servizio militare e quindi le è consentito votare fuori sede.
vado a votare inutilmente.
poi parto e vado a trapani, dove ho delle cose da fare. nel corso della settimana conosco tre donne magnifiche, che conducono una trattoria in corso italia (trattoria del corso), in perfetta allegria, armonia, sapienza culinaria e umana. facciamo amicizia. si chiamano giovanna, letizia e deborah (mi raccomando l'h), la prima e la terza rispettivamente madre e figlia. giovanna è la cuoca con gli occhi più belli del mondo. deborah è simpaticissima. letizia governa il tutto con una leggerezza impareggiabile.
dopo essermi strafogato per giorni da loro chiedo umilmente il favore definitivo: insegnatemi come si fa il pesto alla trapanese (che loro chiamano pasta cu'll'agghia, essendo a base d'aglio).
le ho amate moltissimo ed ho proposto loro di utilizzarmi come eterologo, il nuovo mestiere emerso dall'ignavia delle nostre genti, loro ridacchiavano e non dicevano nè sì nè no, e volteggiavano per la cucina come farfalle, con giovanna che mi stuzzicava dicendomi "anto', facaldo" (citazione di s.loren).
è anche per loro che mi sbattei inutilmente quella domenica flaccida. ne è valsa la pena.
se potete andate a trovarle. cucinano da dee quantità inaudite di roba esclusivamente fresca, giocoliere del pesce.
trattoria del corso,
c.so italia 51
91100
trapani
tel 0923 23475