Un libro sul suicidio. Ovvero, un libro sul valore della vita. Questa volta, dopo il discusso How To be Good (Come diventare buoni), Nick Hornby mette a segno un buon libro. Benché distante anni luce dalla freschezza di High Fidelity (Alta Fedeltà), questo A Long Way Down (Non buttiamoci giù è il misero titolo tradotto) è un libro interessante, a partire dalla situazione. Capodanno: i quattro protagonisti si incontrano sul tetto di Toppers' House, gettonato luogo di suicidio ad Archway, North London. Invece di buttarsi di sotto e farla finita, JJ, Jess, Martin e Maureen danno inizio a una interazione che li porterà a interrogarsi sulla loro scelta suicida e sul valore della vita.Il libro non l'ho letto. Il post mi fa uno strano effetto, mi viene naturale di pensare al'esempio opposto del blogger che ha raccontato online il suo suicidio. Mi sembra di vivere in un mondo dove il virtuale è + importante del reale.
Credo che non sia possibile classificare un percorso suicida. Probabilmente ogni persona che rinuncia a vivere lo fa in modo totalmente personale. Quello che manca al libro è la tragicità - in senso greco - della decisione. Ma forse sono io che tendo a schematizzare troppo, non so. E' comunque un argomento maledettamente difficile "da fuori" e si rischia di scadere nel luogo comune.
Senza sale. Ho fatto fatica a finirlo. Non c'è sostanza e spessore. Peccato.