
Chi frequenta queste pagine sa che non siamo mai stati teneri col segretario provinciale dei DS, quel
Franco Mirabelli mal disposto ad accettare le critiche, nonostante faccia un mestiere per il quale il dissenso - anche radicale - è pane quotidiano. Le perplessità sono confermate dall'intervista pubblicata ieri 22 settembre sul Corriere, che mostra un Mirabelli politicamente inadeguato a interagire con la complessa realtà milanese e impegnato a difendere la politica stantia delle stanze chiuse. Una fetta sempre più consistente del "suo" elettorato manifestata ogni giorno desiderio di partecipazione attiva, di cultura, di consapevolezza viene senza un segnale di
acknowledgement da parte del segretario, sempre restio (
pro domo sua) a valorizzare questo straordinario patrimonio di risorse umane.
In realtà tutta la vicenda della pseudo-candidatura di Umberto Veronesi a palazzo Marino aveva già dato la misura dell'inadeguatezza politica di Mirabelli. Ma ieri si è davvero andati al di là delle più pessimistiche aspettative.
«Attorno al nome di Veronesi ci sono troppi che si divertono a descrivere strategie e soprattutto in troppi usano ogni pretesto e si attaccano a qualunque dichiarazione per porre veti, creare barriere ed ergersi a custodi del centrosinistra. E tutto ciò senza che Veronesi abbia detto ancora nulla e tanto meno abbia dato disponibilità alla candidatura».
Da cittadini, diamo valore a quello che sentiamo dalla viva voce dei professionisti della politica. Alla recente festa de l'Unità si è tenuto
un incontro sulle comunali milanesi in cui - contrariamente a quanto dice Mirabelli (che non c'era) - le posizioni sono state molto chiare e serene. In particolare, i rappresentanti di Margherita, Rifondazione, Verdi si sono detti contrari alla candidatura di Veronesi per le sue dichiarazioni di apprezzamento delle politiche di Albertini e Formigoni. Anche il capogruppo d'opposizione Emanuele Fiano (DS) ha confermato:
«Se una persona vuole essere candidato del centro sinistra non può dire le cose che ha detto Veronesi». Non si capisce dunque con chi se la prenda Mirabelli: al momento la candidatura Veronesi è voluta fortemente solo da due persone molto lontane da Milano: Giuliano Amato (che l'ha proposto) e Piero Fassino (che l'ha imposto). Oltre a Mirabelli, che esegue gli ordini.
Ma c'è di molto peggio nella stessa intervista:
«Facciamo andare avanti il Cantiere e, se Veronesi sarà disponibile, valuteremo le sue proposte sapendo che nessuno ci può imporre niente e che solo i gruppi dirigenti del centrosinistra milanese sono protagonisti del loro futuro».
Speriamo di aver mal compreso o che abbia mal compreso Elisabetta Soglio, autrice del pezzo. Perché la frase - mascherata da dichiarazione di autonomia - in realtà sancisce una calata di braghe, totale e senza compromessi, al potere centrale: nello scenario ideale di Franco Mirabelli i milanesi sono esclusi da qualunque iniziativa che non sia la crocetta sulla scheda elettorale. I giochi possono e devono essere condotti dai dirigenti dei partiti, che non devono cedere un millimetro del loro potere decisionale (o quantomeno, dal potere che loro concede la dirigenza centrale).
Il 16 ottobre ci saranno varie primarie in Italia: nazionali ovunque e comunali a Trieste (con un candidato indipendente che potrebbe dare una bella ripassata al sistema dei partiti, DS compresi). Il 6 novembre si terranno delle primarie regionali in Sicilia. Ogni sondaggio, ogni focus descrive l'imminente crollo dell'impero del malaffare, la rinascita culturale, il ritorno al desiderio di "essere" anziché "apparire", la voglia di arrotolarsi le maniche per rimettere in moto la macchina-Italia. Insomma: si avverte il segnale forte di un cambio epocale in atto, i cui effetti positivi potrebbero palesarsi prima di quanto si creda. Ma per Franco Mirabelli, segretario milanese dei DS, aggrappato con le unghie e coi denti al polpaccio sinistro del potere, tutto questa esplosione di vitalità ed entusiasmo è solo un noioso inconveniente, che spera di non dover subire a Milano.
Toccherà a noi cittadini fargli capire che il mondo gira in un'altra direzione.