Rotondi lancia la Rifondazione dc: siamo il vecchio che torna
«Già arruolati Lattanzio e Darida, tratto con Gava e sogno Forlani, Andreotti e Cossiga»
di Aldo cazzullo
«Il nuovo che avanza ha rotto le scatole. Meglio noi: il vecchio che torna». Insomma: la Dc. «Ieri abbiamo reclutato Vito Lattanzio. Già mi pare di sentire le urla sdegnate: "Il ras doroteo!". Proprio lui. "Il signore delle tessere!". Avercene. Il prossimo colpo potrebbe essere Remo Gaspari». Però. E Gava? «E' venuto al nostro congresso costituente, lo vedo con regolarità, i suoi amici mi hanno sostenuto in Campania. Clelio Darida è già dei nostri, come Publio Fiori». Forlani? «E' il mio sogno. Purtroppo ha il figlio nell'Udc». Andreotti? Cossiga? «Ad Andreotti ho offerto invano la presidenza del partito. Cossiga è un grande. Se posso permettermi, però, i loro partiti, Democrazia europea e l'Udr, non sono decollati perché troppo sofisticati. Loro avevano in mente una Dc possibile. Io sono un semplice: la Dc la voglio rifare proprio».
Scrive l'Unità che Gianfranco Rotondi ci sta riuscendo. Meglio di Mastella: nei sondaggi la sua Democrazia cristiana per le autonomie varrebbe il doppio dell'Udeur. «L'Unità è la sola eccezione al razzismo culturale che subiamo. Ma chi ci odia fa il nostro gioco. Ci chiamino pure brutti, sporchi, cattivi: capitalizzeremo tutta la cacca che ci gettano addosso. Non ci limiteremo a rifare la Dc; potremmo rifare pure il Caf. Ne ho già parlato con il ministro Caldoro: se a sinistra i radicali federano socialisti e liberali, noi ci uniremo al garofano di De Michelis, e magari con l'edera di La Malfa e i liberali di Altissimo». Poiché l'uomo ha il gusto della trouvaille,
«mi sono ricordato che c'è ancora un partito socialdemocratico bonsai attorno a Luigi Preti. Allarghiamo il target: dai nostalgici della Dc a quelli del pentapartito».
La fortuna di Rotondi è nel nome. «Democrazia cristiana» è roba sua. In senso giuridico. «Sono atti formali, notarili, validi e inattaccabili». Dopo la scissione del Ppi, Castagnetti ebbe il patrimonio e i debiti. Buttiglione lo scudo crociato. «Il nome non interessava a nessuno. Dissi: datelo a me». Certo che le manca il simbolo. «No. Non è vero che le vecchiette cercano lo scudo crociato. A Bolzano l'Udc ha preso 502 voti, di cui 480 preferenziati; noi ne abbiamo presi 1850, di cui preferenziati solo 350». Preferenziati? «Sono i voti legati alle candidature». Quindi le vecchiette votano voi? «Le vecchiette purtroppo sono quasi tutte morte. Il nostro è un voto d'opinione». Le clientele seguiranno.
Sulle alleanze il partito è diviso. Cirino Pomicino vorrebbe andare a sinistra. «Paolo è un riciclato, nel senso buono. Si è rifatto una vita da giornalista: scrive meglio di quanto facesse politica. Secondo me ci conviene restare con Berlusconi. E' stato un grande premier, ha governato la più grave crisi internazionale del dopoguerra. Però con noi è sempre stato arrogante. Per lui i democristiani sono come i terroristi: meglio ucciderli da piccoli. Non ci ha voluti alle regionali, subendo il veto di Follini e Casini, e ha perso. Ora che abbiamo quasi chiuso l'accordo con Lombardo in Sicilia, il Cavaliere è tornato suadente. Possiamo costruire con lui una dialettica tipo quella tra Bertinotti e Prodi. Saremo la Rifondazione democristiana. Una balenottera».
Anche Rotondi è giornalista e scrittore. Opere sfuggite al grande pubblico, legate alla sua formazione nella Dc avellinese: «Trenta irpini», tanti quanti i compatrioti illustri; «Trentamila irpini», tanti quanti i suoi elettori alle regionali 1990; «Viva Sullo», dedicato al maestro; «La Caporetto democristiana», ispirato a Martinazzoli e a De Mita. «Mi sono iscritto alla Dc nel '75, a 15 anni, al fianco di Gerardo Bianco, per polemica con il sistema di potere di Ciriaco. Sul terremoto ha più ragione Bossi di lui. Non si è arricchito, certo che no. Però ha speso miliardi per fare una città bruttissima». Ad Avellino Rotondi conquistò nel '94 uno dei quattro collegi uninominali vinti dal Ppi; l'anno dopo appoggiò un candidato di centrodestra e scrisse in una lettera alla città che in caso di sconfitta se ne sarebbe andato. «Prendemmo il 49%. Me ne andai». Ora è eletto a Rho, però cura il collegio. «Facciamo sempre la cena di Pasqua e quella di Natale. Salgo le mozzarelle di bufala, mi accolgono con affetto».
La politica della convivialità gli è consona. «Ho riconciliato i miei maestri Bianco e Buttiglione in una birreria di Roma: crauti e birra. Alla fine conversavano fitto in tedesco, sono usciti abbracciati». Sulla coppia Follini-Casini, Rotondi ha una sua teoria. «Avete preso un abbaglio. Tra i due, il destro è Follini. Marco non crede che la Dc possa tornare, sogna il partito moderato che non c'è; è il Parisi della destra. Follini detesta Berlusconi, Casini lo adora: ogni volta che si ritrovano, subito fanno l'elenco di quelli che hanno parlato male dell'altro. Pier è un pragmatico. Si lavora il Cavaliere perché pensa di ereditarne il partito».
Rotondi è sempre in tribunale a difendere il suo. «Non si ha idea di quante Dc apocrife ci siano in giro. Lo dico a microfono spento: sento aria di servizi segreti. L'abusivo più tenace è uno che si chiama Angelo Sandri». Ma lui vigila: «Ogni volta devo chiamare i carabinieri. Gli faccio staccare i manifesti, vietare le liste». Un altro si chiama Pino Pizza, «anche lui impostore, ma almeno è amico di Prodi», tanto da propiziare l'incontro con il pseudotesoriere Angelo Rovati. Da democristiano autentico, Rotondi si muove a tutto campo. A Napoli si candida a sindaco ma è pronto a farsi sostituire da un altro nome nuovo: «Peppino Di Capri. Gliel'ho proposto e non mi ha detto di no. A Milano corteggio Dolce&Gabbana, per la precisione Stefano Gabbana», quello alto con i capelli. «So che il suo stile di vita non rientra nei nostri canoni, ma mi colpì quando disse: non voto da quando non c'è più la Dc. Ora c'è». Il vecchio che torna non è incompatibile con il nuovo che avanza, gli amici campani di Gava con il target. «Alle politiche dobbiamo fare almeno sei senatori, per unirci ai cinque del gruppo delle autonomie. Presidente: Andreotti. Alle europee saliamo al 5%. La strategia è di tempo lungo. Tra dieci anni Berlusconi si sarà stancato; e allora i democristiani saranno pronti. Possiamo aspettare, noi».
Lo conosco bene Rotondi. Si è fatto eleggere a Rho perche De Mita in Irpinia gli aveva promesso che gli avrebbe fatto fare una figuraccia. Secondo me non vale lo spazio che gli state dedicando, se si candica con la sua DC a Rho o in Irpinia, indifferendemente, non becca più di 100 voti. In irpinia nel 94 ebbe il traino dei vecchi ras democristiani, demitiano fino al buco ......, a Rho Forza Italia avrebbe fatto eleggere anche un mulo. Come lo so? Sono irpino (non demitiano)e abito a Rho.
Carissimo etabeta, con tutto rispetto, trovo ingiuriose le affermazioni che fai sull'On. Rotondi, poichè non è demitiano come tu sostieni, ma bensì uno dei leader più significativi della corrente democristiana di destra, e sicuramente l'unico a rammentare che la DC è un movimento che "guarda" a sinistra, ma per il resto ha un'identità propria. Cosa che individui come De Mita e compagnia cantante a sinistra si sono dimenticati, fondando partituncoli pseudo-cristiani come la Margherita e l'Udeur che hanno smarrito quella che è la coscienza cristiana, che è alla base dei principi a cui si dovrebbero ispirare.