
Doveva essere una festa è festa è stata. Oggi, sessant'anni dopo la firma della Costituzione repubblicana, alcune centinaia di milanesi che non si rassegnano all'oblio hanno festeggiato Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia Lia, l'eroica staffetta
partigiana uccisa nel giorno dell'insurrezione con cui Milano si sbarazzò definitivamente dei nazifascisti. Lia, nonostante fosse incinta di otto mesi, faceva la staffetta in bicicletta. Stava portando l'avviso che l'insurrezione era cominciata quando, in via Hermada, venne falciata da una raffica di mitra sparata da un'autoblindo nazista in fuga. Da qualche anno, grazie soprattutto all'impegno di Renato Sarti (autore, regista e attore), Gina Galeotti Bianchi, stellina di tutti i ciclisti che si riconoscono nei valori della Resistenza, torna a essere ricordata dalla Milano che non accetta di stemperare la memoria. Ovviamente c'è chi la ricorda con sincerità e chi invece coglie l'occasione per darsi un po' di lustro a poco prezzo.
La biciclettata di ieri per le vie della città è stata illuminata da un sole magnifico. Aria fresca, temperatura ideale, camion con sound system in testa, centinaia di ciclisti dietro. Renato Sarti è stato davanti dal primo all'ultimo metro, in sella alla sua bici azzurra un po' scassata, gran maestro di una cerimonia che ha saputo divertire, interessare, indignare e commuovere. Si è indignato anche Renato, a Niguarda, quando il medico rappresentante della CGIL ha raccontato del progetto di abbattere l'antico palazzetto dove vivevano le suore dell'ospedale - sempre impegnate a salvare i partigiani dai rastrellamenti nazifascisti - e dell'ulivo piantato dai partigiani subito dopo la liberazione. E si è commosso in via Graziano Imperatore, assieme a tanti di noi, mentre appoggiava tre rose rosse grandissime sotto la targa che ricorda Lia e il suo sacrificio.
Gran finale al
Teatro della Cooperativa e poi - per i superstiti di una lunga giornata a pedali - aperitivo al bar della ciclofficina di Niguarda.
Archiviata con soddisfazione una bellissima giornata (ma non la partigiana Lia, che resta la stellina dei ciclisti che resistono. Chiudiamo con alcuni aneddoti utili per riflettere.
L'assessora pasionaria Daniela Benelli è stata attenta a farsi ben vedere, elargendo un discorso opportunamente barricadero alla partenza, a beneficio dell'audience ovviamente schierata:
«la storia è comune, la memoria no». Giusto. Peccato solo che la Benelli abbia fatto il primo pezzetto, dal Parco alla Stecca, per raccogliere la sua dose di consenso, poi sia svanita nel nulla, alla faccia dell'omaggio alla partigiana Lia. Vabbè, almeno dà un po' dei soldi nostri al teatro di Sarti - oltreché alla odiosa Elisabetta Sgarbi e alla sua snobbissima Milanesiana- e questo è già qualcosa.
Alla Stecca è arrivata anche Milly Moratti, reduce dalla querelle con Brunetto Ferrante per il posto di capolista mancato (Ferrante ha sparigliato presentando la sua lista in ordine alfabetico). Breve ciclocolloquio sotto uno strabordante sound system
Noi:
«Milly che fai, non devi litigare con Brunetto!»
Lei:
«Ma insomma, è impossibile, io ho saputo che Ferrante aveva cambiato idea la sera prima, e poi ci sono dei personaggi di destra in quella lista...»
Noi:
«Dai Milly, che sei capolista comunque nel cuore di tanti. Comunque alla fine vi siete messi d'accordo grazie a Prodi, no?»
Lei:
« ....» (ovvero: vede la telecamerina, non dice più niente e si lancia a prendere pure lei la sua dose di video, che non si sa mai).
Il Parco dedicato a Gina Galeotti Bianchi è carino, ma davvero periferico. Si capisce che la giunta Albertini abbia le sue simpatie altrove pensando che il parco Solari è stato dedicato a don Giussani. Ma va bene così, il parco per Lia è a due passi dal Teatro della Cooperativa e questo è un buon segno.
Il giorno 28 aprile ci sarà a Palazzo Marino “Nome di battaglia Lia” di Renato Sarti, nella sala Alessi. Scommetti che gabriele non si fa vedere.