Telefono giallo
di Marco Travaglio
Scrive su Repubblica Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Consulta, che il caso delle intercettazioni illegali della Telecom parallela, con la complicità di pezzi dei servizi segreti, forze di polizia e forse alcuni politici, «incute spavento». E «c’è da trasecolare a leggere il modo di presentare questi dati da parte di molta stampa: la riduzione o a un’intrigante spy story o a un episodio degli interessi turbolenti intorno a Telecom e al suo ex presidente. C’è ben altro: una vicenda che solleva interrogativi sulla nostra democrazia e sullo Stato di diritto». Uno scenario dinanzi al quale la politica e una parte dell’informazione dimostrano, ancor più del solito, una impressionante inadeguatezza (nella speranza che non sia anche complicità).
Fra le tante stravaganze che si leggono dopo i 21 arresti di Milano, c’è quella del ministro dell’Interno Giuliano Amato, che si vanta di aver anticipato lo scandalo: «Lo dissi alcune settimane fa che ero esterrefatto davanti al debordare delle intercettazioni in Italia: quello che sta avvenendo in questi giorni mi sta dando ragione ed è motivo di riflessione». C’è da trasecolare. Quando si disse «esterrefatto» per le intercettazioni, Amato non si riferiva a quelle abusive e illegali alla Tavaroli & C. Si riferiva a quelle legittime e legali della Procura di Potenza che avevano scoperchiato gli scandali intorno a Vittorio Emanuele, all’entourage di Fini e alla Vallettopoli Rai. Era l’11 luglio, quando il ministro dell’Interno pronunciò in Parlamento queste gravi parole: «Sono esterrefatto per quanto accade in Italia. Mi dicono che esistono contratti di fatto tra giornalisti e chi fornisce notizie e collegamenti fra Procure e giornalisti, per cui, al momento in cui un atto viene comunicato agli indagati, viene fornita ai giornalisti la password per entrare». Sono trascorsi due mesi e mezzo, e la sua denuncia ha raccolto solo smentite, senza uno straccio di conferma. Forse sarebbe il caso che il ministro la dettagliasse meglio, oppure chiedesse scusa alla Procura di Potenza e alle «altre» genericamente tirate in ballo. Anche perché il suo allarme, fino a prova contraria del tutto infondato, è servito a creare il clima per accelerare il ddl Mastella che limita l’uso delle intercettazioni da parte dei magistrati e vieta la loro pubblicazione sui giornali.
Ma, detto ciò, che diavolo c’entra il discorso di Amato con il caso Tavaroli (sulle intercettazioni e schedature illegali, disposte da una struttura occulta nata in seno alla Telecom a carico di cittadini incensurati, operai, finanzieri, politici, giornalisti?). Assolutamente nulla. Ma la confusione fra intercettazioni legali e abusive fa molto comodo, in questi giorni di caos. Tant’è che l’altroieri Silvio Berlusconi si è subito dichiarato favorevole a trasformare in un decreto legge da approvare con la massima urgenza il ddl Mastella, ricordando che ci aveva già provato lui a limitare le intercettazioni giudiziarie (quelle legali) e a imbavagliare la stampa, nella scorsa legislatura, ma non gliel’avevano lasciato fare. Un bel complimento, non c’è che dire, per l’iniziativa del governo. Sulle intercettazioni illegali, invece, nemmeno una parola. Anche perché pare che la banda Tavaroli spiasse i maggiori imprenditori e finanzieri, tranne uno: lui.
Qualche ingenuo si sarebbe aspettato le puntute invettive delle vestali della privacy a corrente alternata, cioè dei Panebianchi, degli Ostellini, dei Platinetti, che quando una procura intercetta un vip delinquente chiamano Amnesty International perché non se ne può più di queste intrusioni nella vita privata, signora mia. Invece i primi due, per ora, tacciono. E il Platinette Barbuto scrive che bisogna «fissare bene il discrimine tra abusi da punire, associazioni a delinquere da reprimere e fini istituzionali da perseguire con modalità anomale»: insomma, se c’è di mezzo il Sismi per qualche sporca operazione tipo Abu Omar, allora va tutto bene. Sul “Giornale”, Cirino Pomicino alias Geronimo non trova di meglio che prendersela con i cronisti che hanno svelato lo scandalo e ipotizza, a pera, che la banda di intercettatori agisse per conto di «alcune procure» fantomatiche. “Libero”, invece, parla di «arresti a orologeria» della Procura di Milano per aiutare Prodi contro Tronchetti Provera. Ma questo è comprensibile. Il suo vicedirettore è l’agente Farina: la più grossa cimice mai lanciata sul mercato.
Adesso è per legge:
Il colpevole non è più chi commette il reato, ma chi lo divulga...
sto aspettando il primo povero cristo, magari delinquente per necessità, perchè ne esistono di disperati che rubano per fame (non giustificabili sia chiaro...non è una loro difesa, ma un esempio..) che non avendo mezzi e protezioni, verranno difesi con la stessa solerzia da quelle persone ora ultraipergarantiste...
Finalmente! Libertà per i delinquenti e carcere duro per giornalisti, magistrati, impiegati ed operai (questi pososno anche lavorare in galera, o no?.
Evviva l'itaglia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
che bravo MT.
Carolina
Il suo vicedirettore è l’agente Farina: la più grossa cimice mai lanciata sul mercato
:DDD