Esibizionismo Atomico
di Siegmund Ginzberg
Mentre eravamo distratti dalle conseguenze di quel che s’è fatto per l’Iraq, e impegnati a discutere quel che si può (e soprattutto quel che non si può) fare per l’Iran, un regime molto più assassino, cupo e pericoloso s’è fatta l’atomica, e anche missili per lanciarla. Tutto quello che è successo negli ultimi cinque anni non l’ha minimamente dissuaso, anzi sembra averlo incoraggiato, averlo spinto a sfidare tutto il resto del mondo. Tutto si può dire del test nucleare nord-coreano, tranne che sia avvenuto a sorpresa. Stati Uniti e Unione Sovietica l’atomica a suo tempo se l’erano fatta in gran segreto.
La Cina l'aveva sbandierata solo a cose fatte. Ancor oggi Israele non ammette ufficialmente di avercela. I test di India e Pakistan avevano colto di sorpresa le più agguerrite intelligence. Nel caso di Pyongyang c'è stato invece un vero e proprio sfacciato «esibizionismo atomico». Avevano annunciato anni fa di essere in grado di produrla, poi che procedevano a riattivare la barre d'uranio spente, infine l'imminente esplosione. In luglio avevano sperimentato, con analoga grancassa, sette diversi tipi di missile, tutti capaci di trasportare testate nucleari (di cui uno capace di raggiungere il Giappone, e uno capace di raggiungere l'Alaska, anche se quest’ultimo, il Taepo-dong 2, pare non abbia funzionato, richiede ancora perfezionamento). A differenza della Corea del Nord, l'Iran di Mahmoud Ahmadinejad continua a sostenere di non volere la bomba ma solo centrali per l'energia, e comunque il parere degli esperti è che gli ci vorrebbero ancora anni per farsela. Saddam Hussein la bomba non ce l'aveva, anche se faceva credere di avercela («per tenere a bada i vicini», avrebbe spiegato negli interrogatorii). Kim Jong Il ha scelto sin dall'inizio di ostentarla, quasi temesse di non essere creduto.
La guerra all'Iraq sembra avergli insegnato una sola cosa: che per un dittatore è molto più pericoloso ingenerare il sospetto di non avere ancora la bomba, che dare la certezza di avercele. Se la Corea del Nord rasenta l'esibizionismo in fatto di minaccia nucleare, non fa molto per smentire di avere altre armi di distruzione di massa, probabilmente uno dei maggiori arsenali di antrace, colera e peste al mondo, oltre a otto impianti di fabbricazione di gas letali.
L'esplosione nucleare sotterranea nel nord-est del paese, presso Kilju, suona come un fallimento della dottrina della «prevenzione», e, più in generale dell'intera politica di non proliferazione nucleare dell'amministrazione americana. La Corea del Nord è l'unico non islamico dei tre paesi che George W. Bush aveva indicato alla vigilia della guerra all'Iraq come membri di un’«Asse del Male». A differenza di Iraq e Iran non ha petrolio. Si trova in un contesto geografico e storico ancora più esplosivo di quello del Medio oriente e dell'Asia centrale. Qualsiasi ipotesi di intervento militare in Corea fa apparire una «passeggiata» quelli in Afghanistan e in Iraq, e persino un eventuale intervento in Iran.
Bush aveva solennemente dichiarato nel 2003 che non avrebbe mai «tollerato» una Corea del Nord dotata di armi atomiche. Ma non avevano mai spiegato meglio cosa intendessero per «non tollerare», tanto meno indicato chiaramente le soglie «da non oltrepassare». A differenza di Bill Clinton, che ad un certo punto considerò un intervento militare, ma poi riuscì ad avviare una trattativa e a metà anni 90 un congelamento, con monitoraggio internazionale, delle attività nucleari nord-coreane, che per un certo tempo sembrò funzionare, al punto che verso la fine della sua presidenza sembrava fossero così vicini ad un accordo per lomotare le attività nucleari e missilistiche nord-coreane che si parlò persino di un possibile primo viaggio di un presidente Usa a Pyongyang.
Bush cambiò approccio. Quando il suo primo segretario di Stato, Colin Powell prospettò una continuazione della linea precedente, fu redarguito. La linea era apparentemente più dura. Ha finito, di fatto, coll'essere più «permissiva» trascinando la questione, mentre i coreani procedevano a farsi la bomba. Forse perché distratti dall'Iraq, forse più semplicemente perché in Corea soluzioni militari credibili, «all'irachena» non ce ne sono.
La cosa più grave, agghiacciante, però non è solo il fallimento della linea dell'amministrazione Bush. È che, insieme, sembra siano andate a rotoli anche le alternative. L'impotenza Usa ha finito per contagiare anche gli altri. Ne esce male l'Onu, che ancora due giorni prima aveva, con una dichiarazione del Consiglio di sicurezza ingiunto alla Corea del Nord di non procedere al test annunciato, dicendo che «rappresenterebbe una minaccia evidente alla pace e alla sicurezza internazionale» e avvertendo che «se la Corea del Nord ignora gli appelli della comunità internazionale, il Consiglio agirà conformemente alle proprie responsabilità». Facendo cosa? Imponendo sanzioni? Kim Jong Il non è rimasto impressionato, in fin dei conti è mezzo secolo che il suo paese è sotto sanzioni, quasi completamente isolato dal resto del mondo.
Ne esce male anche tutto lo sforzo diplomatico che è stato portato avanti in questi anni, al tavolo dei negoziati a sei, con l'altra Corea, gli Stati Uniti, la Russia, il Giappone. Cosa più preoccupante di tutte, ne esce male anche la Cina, il vicino che avrebbe potuto avere più influenza su Pyongyang. Anche perché ne è la principale «finestra» sul resto del mondo, il maggior fornitore di generi alimentari. Pechino è stata avvertita con solo 20 minuti di anticipo dell'esplosione. Malgrado avesse ammonito di «gravi conseguenze» nel caso Pyongyang avesse proceduto al test. Ha accusato senza mezzi termini la Corea del nord di aver «sfidato in modo flagrante e irresponsabile l'opposizione universale da parte della comunità internazionale». È la prima volta in assoluto che la Cina usa termini così duri nei confronti dell'ex alleato in una guerra contro gli Stati Uniti e l'Onu di oltre mezzo secolo fa.
La Cina ha tutto da temere da una Corea del Nord nucleare, a cominciare dal fatto che spingerebbe a dotarsi della bomba anche il Giappone (ma la crisi sembra al momento aver avuto come effetto un ravvicinamento tra Pechino e Tokyo, in occasione della visita del nuovo premier Shinzo Abe). Mentre per il resto del mondo la sorpresa peggiore è scoprire che nemmeno la Cina riesce a fermare Pyongyang.
Lo sapevate che la tecnologia per costruire la bomba è stata venduta alla corea dagli americani ?
http://www.guardian.co.uk/korea/article/0,2763,952289,00.html
che l'amministrazione americana sia una disgrazia è più che accertato..., il problema è che si aggiungano nuovi tiranni nucleari a quelli che ahinoi, ci portiamo dietro da decenni...
Alex, grazie per la preziosissima info! ;-)
"Siegmund Ginzberg spiega la nuova tensione nucleare in Oriente come fallimento di tutta l'attività diplomatica, non solo americana, degli ultimi anni"
Ah certo, che strano modo che avete di ribaltare le cose!
Adesso un pazzoide, uno dei più noti e feroci tiranni del mondo, decide di dotarsi di armi nucleari, e naturalmente, per ragioni note solo a chissà quale superiore mente, la colpa è degli americani.
La lobby della Casa Bianca è dietro ogni misfatto del mondo ; sta a vedere che in realtà è l'America che sta armando l'Iran. E probabilmente ha armato anche gli Hezbollah, per non parlare dei Ceceni,dei talebani e delle Tigri Tamil. Dietro Calciopoli c'è sicuramente la mano di Dick Cheney, per non parlare poi dell'AIDS, virus creato e diffuso dalla CIA per cancellare gli abitanti dell'Africa.
Dove andremo a finire, se qualcuno non ferma Bush e company...
Anche la CNN (nota portavoce della CIA :) ) dava la notizia nel 2003...
http://money.cnn.com/magazines/fortune/fortune_archive/2003/05/12/342316/index.htm
Saputo la notizia?
A quanto pare la diplomazia americana, unica e assoluta responsabile di tutti i mali del mondo, è riuscita a trovare un accordo per la risoluzione dell'Onu di condanna contro il criminale regime Nordcoreano.
Risoluzione che prevede sanzioni, a quanto pare viene escluso l'uso della forza.
Devo dire che quasi mi dispiace...