Iniziativa online per ritrovare due milioni di nomi
Le primarie e gli elenchi spariti «Si faccia vivo chi andò ai gazebo»
Gitti accusa i Ds: ora recuperiamo le «anime morte»
di Angela Frenda
Per il titolo, dice di essersi ispirato al libro di Nikolaj Gogol Le anime morte. E infatti la sua iniziativa si chiamerà: «Liberare le anime morte». Che poi sarebbero, secondo lui, «tutti coloro che hanno votato alle primarie e mancano all'appello dagli elenchi ufficiali: circa due milioni e 300 mila elettori dell'Unione». Gregorio Gitti se la ride. Il leader dell'associazione per il Partito democratico il 16 ottobre farà partire su Internet il sito www.primariepd.org. «Sarà un gazebo virtuale — spiega —, dove lanceremo un appello a tutti i cittadini che avevano già risposto a quello di Romano Prodi, invitandoli a festeggiare il "compleanno" di un anno fa. E a ribadire la loro intenzione di non demordere rispetto al progetto del partito democratico. Chiederemo loro di reiscriversi, per dire: io c'ero. Questi nomi li legheremo poi anche alla petizione per la legge elettorale, che faremo assieme a "Libertà e Giustizia" e "Cittadini per l'Ulivo"». Gitti vuole recuperare quelle «anime morte» da lui stesso più volte evocate negli ultimi giorni. E cioè quei due milioni e 300 mila che mancano all'appello dei 4 milioni e 311 mila e 149 elettori (un partito virtuale sopra il 10 per cento) che hanno partecipato alle primarie del 16 ottobre del 2005. Un patrimonio di nomi, cognomi e indirizzi. Una mailing list
vastissima e prima, nel suo genere, in Italia. Una fonte utilissima per chi fa politica. Ancor più utile per una formazione che deve nascere, come il Partito democratico.
Gregorio Gitti ha già denunciato nei giorni scorsi, assieme ai prodiani guidati da Arturo Parisi, che finora all'appello mancano «due milioni di firme. Una parte, sì, è stata messa a disposizione dei candidati premier. Prodi, ad esempio, l'ha usata per inviare la sua lettera agli elettori in occasione del referendum. Ma le altre firme sono tenute in ostaggio dai partiti». Ce l'ha soprattutto coi Ds, Gitti. Tanto che sottolinea, riferendosi indirettamente al tesoriere ds Ugo Sposetti: «Per fortuna nei partiti non esistono solo i tesorieri... Ci sono anche i segretari. E Piero Fassino a Orvieto ha fatto un intervento splendido: dica ora qualcosa su questa vicenda poco chiara, però. Quanto a Massimo D'Alema, beh, ora capisco le sue critiche sui gazebo... Quando si nascondono liste di nomi, anche i gazebo diventano inutili». Dal canto suo Gitti ha già chiesto in maniera informale a Vannino Chiti «che fine abbiano fatto i nomi mancanti e, soprattutto, i soldi raccolti. Secondo regolamento a chi votava veniva chiesto "almeno un euro" di finanziamento. Dove sono questi soldi? E come sono stati spesi? Secondo l'articolo 40 del codice civile il coordinatore del comitato nazionale, cioé Chiti, aveva l'obbligo di fare un rendiconto ufficiale. nulla di tutto questo è stato fatto».
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, interpellato, chiarisce «di aver consegnato quei nomi a Prodi. Cioé al suo fiduciario, Mario Barbi, che come si legge anche nella lettera inviata dal premier agli elettori in occasione del referendum, è il detentore dei dati sensibili raccolti». Non tutti i nomi, però, secondo Gitti. «Quelli che mancano — aggiunge Chiti — Barbi se li deve far dare dai comitati provinciali che non li hanno inviati ancora. Io non c'entro più nulla».
Capitolo a parte la questione soldi. Sulla quale replica in maniera aspra il tesoriere ds Ugo Sposetti: «A luglio 2005, quando sono state organizzate le primarie, fu deciso in modo unanime al comitato nazionale, d'accordo Prodi, che le risorse raccolte sarebbero rimaste a disposizione dei comitati provinciali dell'Unione. I comitati provinciali hanno utilizzato i soldi in parte e poi il resto lo hanno tenuto per le successive iniziative dell'Unione: amministrative, feste politiche e così via». Poi Sposetti chiede polemico: «Non ci prendiamo in giro: chi le ha fatte le primarie? Noi Ds e i Dl. E allora, quale è il problema? Che vuole questo Gitti? Quella roba è stato il frutto del lavoro del territorio. E se il circolo bocciofilo di Serracavallo ha deciso di tenersi i nomi dei 200 iscritti che vanno a giocare a bocce lì e che votarono alle primarie, non vedo il problema. Comunque Gitti stia tranquillo. Quei nomi ci sono tutti: sono custoditi nella sede dell'Unione».