 L’Iran continua a proporre due profili diversi, se non opposti. Da una parte un paese strutturato, organicamente costruito intorno alla figura del suo Presidente; dall’altra, invece, una realtà autoritaria, attualmente in una condizione di equilibrio instabile e precario, comunque sottoposta a flussi di malcontento difficilmente governabili, come la dura contestazione riservata ieri da un gruppo di studenti ad Ahmadinejad durante un discorso all’Università, nel giorno della conferenza revisionista sull’Olocausto.
La prima versione legge la capacità mobilitante del regime come il fondamento della sua forza e l’indicatore del suo successo. L’Iran appare un sistema politico e culturale, dotato di una propria religione della politica.  Ovvero un sistema che non coinvolge solo un metodo di governo che inventa una propria tradizione per legittimarsi, che costruisce riti, simboli, miti per consolidarsi, ma un modo di interpretare la vita, la storia passata e attuale, un  modo di concepire la politica fino a comprendere in essa la definizione del significato e del fine ultimo della propria esistenza e della propria missione nella storia. Secondo questa analisi il regine iraniano è un vero e proprio sistema totalitario.
L’Iran continua a proporre due profili diversi, se non opposti. Da una parte un paese strutturato, organicamente costruito intorno alla figura del suo Presidente; dall’altra, invece, una realtà autoritaria, attualmente in una condizione di equilibrio instabile e precario, comunque sottoposta a flussi di malcontento difficilmente governabili, come la dura contestazione riservata ieri da un gruppo di studenti ad Ahmadinejad durante un discorso all’Università, nel giorno della conferenza revisionista sull’Olocausto.
La prima versione legge la capacità mobilitante del regime come il fondamento della sua forza e l’indicatore del suo successo. L’Iran appare un sistema politico e culturale, dotato di una propria religione della politica.  Ovvero un sistema che non coinvolge solo un metodo di governo che inventa una propria tradizione per legittimarsi, che costruisce riti, simboli, miti per consolidarsi, ma un modo di interpretare la vita, la storia passata e attuale, un  modo di concepire la politica fino a comprendere in essa la definizione del significato e del fine ultimo della propria esistenza e della propria missione nella storia. Secondo questa analisi il regine iraniano è un vero e proprio sistema totalitario.
Ahmadinejad = polpot = hitler = mussolini = stalin
Equazione giusta, a parte il fatto che Ahmadinejad è stato eletto piuttosto democraticamente (in modo relativamente +limpido di quanto non lo fu Bush nel 2000) e non abbia ancora provocato stragi.
PS, A parti invertite l'assemblea degli esperti iraniana mi ricorda il consiglio dei militari che vigila sulla laicità in Turchia.
Salvo che la Turchia non ha ancora mai minacciato di distruggere un altro paese e non organizza convegni infami come quello di Terhran.
Mi piace molto di più, comunque un consiglio che veglia sulla laicità, ce ne vorrebbe uno quì da noi, col governo di pappamolla baciapile che abbiamo, sempre prostrato a gambe stese e con il piede della Santa Sede sulla testa, come se Porta Pia non ci fosse mai stata!
E' vero lo stato turco ha già compiuto (o sta finendo di compiere) i suoi genocidi, l'Iran dovrebbe essere uno stato genocida "in fieri"... 
Comunque sempre di vigilanza si tratta: fondamentalista in Iran, laico-ipernazionalista in Turchia.
... fermo restando che il "convegno" di Teheran è infame al cubo.
la Turchia non ha ancora mai minacciato di distruggere un altro paese
si limita a distruggere le minoranze etnico-culturali interne (armeni, curdi), senza minacce.
lasciate le equazioni ai matematici.
alla fondazione di Simon Wiesenthal c'è una raccolta di firme contro la conferenza revisionista di Ahmadinejad. http://www.wiesenthal.com/site/pp.asp?c=fwLYKnN8LzH&b=242023
si può scrivere all'Onu e anche usare un form per invitare a scrivere amici e parenti (il form si apre dopo che si è firmata la petizione). 
ho avuto diverse testimonianze secondo cui l'intellighenzia iraniana sarebbe un po' "da salotto" (magari per la dittatura, non dico di no, comunque...) se non addirittura nichilista. 
che non vuol dire per forza nazista, però certo che là il nostro concetto di "società civile" proprio risulta difficile da applicare... 
Carolina
Il convegno di Teheran è spregevole, non vi è alcun dubbio, ma Israele la deve fare finita di sfruttare cinicamente l'Olocausto per propri fini: io li posso capire, ma alla fine la maggior parte degli israeliani che contano non sono sopravvissuti o figli di sopravvissuti della Shoah, sono dei sabra: nati e cresciuti in terra d'Israele.
Il problema è un altro, e concreto: impedire che l'Iran si doti di missili per annientare Isralee in un colpo solo. A parte che un'atomica portata dentro i confini un pezzo per volta e montata in un garage di Tel Aviv (stile "il quarto protocollo") da un paio di libanesi incazzati avrebbe in pratica il medesimo effetto.
Continuando a menare il torrone con l'Olocausto gli israeliani attizzano solo l'antisemitismo dei nazisti vecchi e nuovi, musulmani e "cristiani", e l'antisionismo dei laici e di certe sinistre radicali, il negazionismo. 
L'Olocausto va tolto alla politica e consegnato agli storici e ai testimoni diretti, perchè nessuno dimentichi l'abominio, perchè nessuno lo possa negare, perchè nessuno se ne faccia scudo per giustificare i propri errori politici.
As'ad Abukhalil (angryarab) con la sua consueta ironia:
"Sono geloso. Dei dimostranti in Iran hanno bruciato immagini del presidente iraniano in sua presenza. Com'è che non riusciamo ad avere la stessa cosa nelle capitali arabe?"
Da quando in qua eprimere un idea è faccenda da infami?
Si puo' discutere di tutto i dogmi lasciamoli al vaticano.
Se le stesse cose del leader iraniano le avesse dette, che so, fini o le pen..sicuramente criminali, no?
Le dice invece un boss terzomondista islamico e giù con i distinguo, le sottigliezze, le profonde disamine iranologiche..ma per favore, non siamo ridicoli!
Vedo tante vittime dello scontro di civiltà deciso dalle persone che posseggono il mondo occidentale (e manco se ne accorgono). Tutti bravi soldatini che contribuiscono all'accettazione della prossima guerra criminale.