Proseguendo l'analisi dei risultati di questi mesi di governo, è utile riflettere ancora sui provvedimenti contenuti nella finanziaria, perché si tratta del principale strumento di intervento, quello che determina in larga misura ciò che si farà nel prossimo anno. Ciò che appare evidente, è che la lista di provvedimenti dal respiro corto o cortissimo assomma a praticamente tutta la manovra, sia nelle parti più di "centro" come quelle a favore delle imprese, sia in quelle più di "sinistra". Ho già sottolineato nello scorso post i limiti insiti nella riduzione fiscale per le imprese, fatta a pioggia e senza criteri selettivi. Secondo il governo, l'altro lato della riduzione del cuneo sarebbe dovuto avvenire dal lato dei lavoratori dipendenti, per migliorare il loro potere d'acquisto. Infatti, solo nel biennio dal 2002 al 2003, quasi a metà del guado di Berlusconi, il potere d’acquisto delle famiglie con un reddito tra mille e tremila euro si era ridotto, di fatto, di circa il 20%, un’enormità.
Il provvedimento dal lato del lavoro, tuttavia, è tutto compreso nel leggero aumento della progressività dell'imposizione fiscale, in altre parole nella rimodulazione delle aliquote dell'Irpef. Tuttavia il cambiamento, con una diminuzione delle tasse per le fasce meno abbienti, riguarda tutti coloro che pagano l'Irpef, non solo i lavoratori dipendenti dunque, ma anche gli autonomi, i commercianti, tutti coloro che dichiarano meno di 40mila euro. Sarebbe facile ironizzare sulle dichiarazioni dei redditi di pellicciai e gioiellieri inferiori a quelle dei loro dipendenti. Non lo faccio perché è bene augurarsi che le misure antievasione abbiano nel breve-medio periodo un loro effetto. Rimane il fatto tuttavia che, nell'immediato, molti orefici pagheranno meno tasse e la riduzione del cuneo fiscale sarà percepibile in maniera significativa solo dalle imprese e molto poco dal lavoro dipendente. Un lavoratore dipendente che guadagni meno di 40mila euro l'anno, si ritroverà con circa
10 euro in più al mese da spendere.
L'ultima misura che dà il senso di un procedere a tentoni, anziché mossi da una strategia ed un obiettivo chiaro, riguarda la promessa di assunzione generalizzata ai precari della scuola (per tacere della ventilata idea di assunzione in massa per 350mila precari in tutta la pubblica amministrazione): una cosa che ricorda da vicino provvedimenti orientati a raccogliere consenso facile, più che una vera riforma politica.
A mio modesto parere, fondato più su dati aneddotici che sistematici, i precari della scuola e della pubblica amministrazione formano la vera spina dorsale - sottopagata, dunque sfruttata - di questi due sistemi, come avviene peraltro in molti luoghi di lavoro, tra cui, per fare due esempi, negli studi di avvocati e nelle redazioni dei giornali. In questi giorni mi sento particolarmente solidale con questi ultimi, i giornalisti precari: sono costretti ad uno sciopero per il rinnovo di un contratto che quasi nessuno di loro avrà mai, da un sindacato ed un "ordine" la cui utilità è incomprensibile - volendo seguire la logica della razionalità sociale e non quella, molto salda in Italia, del potere personale di casta. Senza i precari, molti giornali ed agenzie chiuderebbero subito, ma, sotto ricatto permanente, i precari non riescono a far valere questo loro teorico "potere di mercato".
I precari portano avanti il paese lavorando per due, spesso meglio e, nonostante tutto, più motivati degli assunti "regolari". Tuttavia, le assunzioni di massa con criteri arbitrari e non accompagnate da riforme che facciano valere il lavoro e il merito e che diano un chiaro segnale di inversione di rotta, sono inutili e controproducenti perché rafforzano le corporazioni, rendendo ancora più difficile qualsiasi tentativo di spostare l'onere della tutela e della valorizzazione delle persone dalle corporazioni allo stato e alle regole uguali per tutti.
Non vado oltre in questa analisi della finanziaria, perché credo sia sufficiente ed anche perché faccio parte del partito della
piastrella. Bisogna sempre ricordare che prima di questo governo a Palazzo Chigi c'era gente che sosteneva l'evasione fiscale, organizzava incontri erotici alla Farnesina e chiamava gli immigrati "bingo-bongo". Ciò detto, i provvedimenti che ho citato sono emblematici dell'assenza di idee nuove che caratterizza questo governo: Prodi sta, con onestà, supplendo ad un vuoto di innovazione e fantasia, ribadendo scelte politiche di venti anni fa che non sono sufficienti ad affrontare i problemi di oggi.
di
Marco Simoni (parte 2 di 4 - leggi la
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