L'immagine in cima a questo post, che segue l'analisi
svolta nelle puntate
precedenti, è quella del centrosinistra che guarda se stesso. Un saggio uomo anziano, un po' perplesso, in cerca di un'ispirazione che non riesce a trovare.
Nel difendere le proprie scelte, il governo alza lo spauracchio di Berlusconi: il grande alibi ricorrente. Ci ha lasciato macerie, si dice, dobbiamo ricostruire. Non c'è dubbio che la gestione della cosa pubblica da parte della destra abbia avuto il suo deficit principale proprio nel suo aggettivo: non era "pubblica". Ma cosa c'entrano le macerie con la riduzione di tasse a pioggia per le imprese, l'aumento delle tasse per i cocopro, il fatto che il 2007 sarà l’anno con meno finanziamenti in assoluto per la ricerca in Italia, con l'assenza di una vera riforma delle professioni che abolisca, ad esempio, l'ordine dei giornalisti, fonte abominevole di ingiustizia e privilegi? La lista potrebbe continuare.
Il punto chiave che non viene mai esplicitato, o che forse non viene capito, è che la politica di Berlusconi rafforza la sua coalizione elettorale, ed è pertanto una politica coerente e di successo. Infatti, nonostante il tutto che ben conosciamo, il centrodestra aveva quasi vinto nuovamente le elezioni e secondo tutti i sondaggi oggi le stravincerebbe. Come tutti i populisti, Berlusconi avvantaggia lo strato forte del ceto medio, che diventa ceto privilegiato: un numero piccolo, ma crescente, di persone che negli ultimi anni si sono arricchite molto, o moltissimo. Allo stesso tempo, la politica della destra riduce alla marginalità sociale un numero crescente di persone, ceti che una volta potevano aspirare ad un discreto benessere. Modelli culturali elementari ed avvolgenti, che accendono la fede in un successo da “vincere” e non da costruire, hanno il compito di saldare tra loro questi due crescenti gruppi di persone: i molto ricchi, furbi e privilegiati (che sono il modello) e i marginalizzati, che sperano, prima o poi, di vincere il loro giro di giostra.
Questa alleanza sociale diventa quasi invincibile per il centrosinistra a meno che esso non si doti di un forte progetto alternativo, che contribuisca a cementare e rafforzare una base elettorale alternativa. Cedendo ai ricatti corporativi; senza il coraggio di far accettare alle sue minoranze interne decisioni nette sui temi attuali (e su cui l'Italia è in ritardo) come i PACS, l'istruzione, la ricerca, il merito; senza un chiaro ordine delle priorità, il centrosinistra sta scavando la propria fossa perché sta mantenendo intatta la base sociale e culturale su cui fiorisce la coalizione di Berlusconi.
Se a questo si aggiunge che il centrosinistra sta anche perdendo la fiducia di minoranze corpose come quella della comunità GLBT, recentemente letteralmente
umiliata, proprio mentre sia Berlusconi che Fini lanciano grandi
aperture, la probabilità di sconfitta si acuisce, come confermato da tutti i sondaggi.
L'atteggiamento di governo e maggioranza sui temi dei diritti civili è del tutto simile a quanto accade in altri ambiti. Poiché le gerarchie cattoliche continuano a perdere influenza diffusa sulla società italiana, hanno un bisogno maggiore di condizionare la sfera politica: come i tassisti o altre categorie che sono destinate a perdere posizioni monopolistiche, reagiscono con tutti i mezzi a loro disposizione davanti a offensive legislative o culturali (impressionante a questo proposito il rifiuto dei funerali per Welby, una episodio veramente medievale). I parlamentari eletti grazie al supporto - ideale e materiale - di gruppi cattolici culturalmente conservatori difendono le loro posizioni e interessi come accade in qualsiasi democrazia e come accade per molti altri gruppi d'interesse. In assenza di un forte progetto guida, che rappresenti una ragione di coesione politica e dal quale far discendere i singoli provvedimenti, il governo diventa, di conseguenza, ostaggio dell’offensiva di qualsiasi gruppo, grande o piccolo.
Una prima, facile, previsione. E' verosimile che nell'anno nuovo si approvi un disegno di legge sui PACS, rispettando l'impegno preso in dicembre. E' altrettanto verosimile inoltre che sui giornali cattolici si gridi allo scandalo e che alcuni cattolici democratici si sentano traditi dai loro rappresentanti nelle file del centrosinistra, in maniera speculare a quanto recentemente
accaduto
nella comunità GLBT. Il risultato dei compromessi al ribasso, delle parole e degli atti poco netti, è di scontentare tutti.
E' facile prevedere anche che, in assenza di un corposo innesto di motivazioni politiche nuove e di una direzione chiara nell'azione del centrosinistra, durante il 2007 le spinte centrifughe aumentino, come prova un recente attacco
"da sinistra" al progetto di legge contro la violenza domestica. Attacco poco comprensibile fuori da queste ragioni, per così dire, tecniche: in assenza di una politica forte, costituirsi in microcorporazione è un mezzo necessario e molto efficace per affermare i propri interessi ideali e materiali.
Il corporativismo è certamente una caratteristica non recente del nostro paese, così come la tendenza al frazionamento della sinistra. Questo non significa tuttavia che essi siano dati inevitabili o che abbiano ragioni soprannaturali. Al contrario, essi vengono largamente favoriti da condizioni strutturali e politiche, sulle quali si può agire. Una azione decisa in questo senso sarebbe auspicabile soprattutto ora che, nel mondo globalizzato, la capacità di interdizione di correnti e corporazioni ha raggiunto livelli opprimenti per la crescente parte di società, in gran parte composta da giovani adulti, che è esclusa sia dalle corporazioni che dalla politica.
Ed è invece proprio di questa fetta di società di cui la politica, in generale, ed il centrosinistra, in particolare, hanno bisogno se non vogliono consegnarsi all'antipolitica di Berlusconi o del suo successore. (3 - Continua)
di
Marco Simoni (capitoli precedenti:
1 -
2 - Continua)