Pirelli santo subito
di Marco Travaglio
Faceva una certa impressione leggere sui giornali i ritratti dello scomparso Leopoldo Pirelli. Tutti, ma proprio tutti, recano nel titolo l’epiteto di «galantuomo». Un po’ come quando morirono Berlinguer, Fanfani e Spadolini, salutati come «politici galantuomini» da chi sapeva benissimo che gli altri non lo erano (oggi, per dire, passa per galantuomo persino Craxi). In Italia, che un imprenditore sia - prim’ancora che capace, innovativo, laborioso, geniale, onesto, è considerato un fatto eccezionale. L’onestà, ai piani alti, non solo è merce rara. Ma può diventare un handicap, come giustamente segnala «il Giornale» della famiglia Berlusconi, che distinguendosi dagli altri quotidiani definisce Pirelli «troppo galantuomo». Ecco: un po’ galantuomo, passi; ma il troppo stroppia. Un imprenditore troppo galantuomo rischia di mettere in cattiva luce tutti gli altri. Montezemolo, quando aveva i calzoni corti e lavorava alla Fiat, fu beccato a prender soldi per presentare gli amici alla famiglia Agnelli e ora è presidente di Confindustria, di Fiat e di un’altra dozzina di confraternite. Romiti ha una condanna definitiva per falso in bilancio (poi cancellata dalla legge Berlusconi). Bellachioma e famiglia li conosciamo. Tanzi e Cragnotti, pure. Cesare Geronzi, fresco di condanna per il crac Bagaglino, è stato appena reintegrato ai vertici di Capitalia. Gran parte dei banchieri italiani sono imputati per aver rifilato bond argentini, Parmalat e Cirio, cioè carta straccia, agli ignari risparmiatori. Ricucci è fallito. I suoi amici furbetti Fiorani, Consorte, Sacchetti, Gnutti, Coppola, Caltagirone, basta la parola. Ligresti, 12 anni fa, entrava e usciva dalle patrie galere insieme alla famiglia Ferruzzi. De Benedetti ha confessato pure lui le sue mazzette. Le coop rosse hanno avuto i loro guai. I migliori stilisti made in Italy pagavano bustarelle alla Guardia di Finanza. Il presidente di Confindustria a Palermo ha avuto i beni sequestrati e l’interdizione dalla carica per storie di mafia. Tronchetti Provera è lì appeso agli umori di un Tavaroli. Invece l’ex suocero Leopoldo Pirelli, rara avis, non era mai entrato nelle cronache giudiziarie. Vuoi vedere che si può fare l’imprenditore anche senza rubare? Nel 1999, mentre il Tronchettino in erba invocava la depenalizzazione del falso in bilancio, poi ottenuta dall’amico Silvio, il vecchio Leopoldo rilasciava una memorabile intervista a Eugenio Scalfari, udite udite, sull’«etica negli affari». E confessava «un rimorso» su Tangentopoli: «Alcuni imprenditori han sostenuto di essere stati costretti a pagare partiti, uomini politici, pubblici amministratori, altrimenti le aziende non avrebbero potuto lavorare. Hanno sostenuto d’esser stati vittime di una concussione generalizzata. No, non è stato così. Concussi sono stati i piccoli imprenditori costretti ad allungare il milione o i dieci milioni al vigile urbano o al finanziere o all’assessore per ottenere una licenza o un favore fiscale. Ma non le maggiori imprese del Paese. Se una decina di grandi aziende avessero insieme denunciato la corruzione che era diventata sistema, nessuno avrebbe potuto impedircelo e schiacciarci, tutti insieme eravamo forti a sufficienza per schiacciare quel malcostume». Scalfari domandò: «Come mai non è avvenuto? L’hai proposto agli altri tuoi colleghi?». E Pirelli: «No, per questo sento rimorso. Poi è arrivata la magistratura. Nonostante errori e interventi a volte discutibili, penso che il giudizio storico sul comportamento della magistratura sarà positivo». Ecco, sentiva rimorso non per aver pagato tangenti (non aveva questa abitudine). Ma per non aver costretto i colleghi a denunciarle. Ora sarebbe da maramaldi scaraventare le sue parole sull’uomo che, per via matrimoniale, ha ereditato la Pirelli. Ma è mai possibile che oggi parole come rimorso, vergogna, o soltanto autocritica siano così sconosciute alle nostre classi dirigenti? Fosse solo Berlusconi, passi: intorno a lui tutti violavano le leggi, ma lui non ne sapeva nulla, essendo la Fininvest la prima holding al mondo a realizzare la perfetta anarchia (subito imitata da Telecom, dove tutti spiavano tutti, a spese ma all’insaputa del padrone). Ma non c’è finanziere, o top manager, o imprenditore coinvolto negli scandali di questi anni che abbia chiesto scusa, assumendosi le proprie responsabilità, se non penali, almeno aziendali o, parlando con pardòn, morali. L’ultimo che chiese scusa, pur non avendo fatto nulla di male, fu Leopoldo. Ma ora è morto e non darà più il cattivo esempio.
Travaglio conferma ancora una volta che si può essere uomini di destra, galantuomini ma non essere proni al banana.
Circoli Dell’Utri: 600.000 € di debiti non pagati per la convention del 2005
Un’agenzia di viaggi e i maggiori alberghi di Sorrento hanno ottenuto un decreto ingiuntivo esecutivo nei confronti del “Circolo Giovani” animato da Marcello Dell'Utri, per il saldo di 600.000 € di conti non pagati. A quanto riferisce il quotidiano della provincia napoletana "Metropolis", lo studio legale sorrentino Attanasio, Esposito e M., per conto della Russo Travel, che ha organizzato l'evento degli under 40 vicini al partito di Silvio Berlusconi, ha avviato la procedura per esigere i crediti vantati dall'agenzia stessa e dalle strutture alberghiere più prestigiose della cittadina, compreso l'Hilton Palace, per fatture emesse a novembre del 2005 in occasione della convention nazionale di 3 giorni. Il presunto debito deve essere saldato da una societa' che fa capo al parlamentare di Forza Italia e dallo stesso Dell'Utri: la prima dovrà pagare 445.000 €, il secondo 236.000 €.
il club degli esegeti del berlusca è instancabile; di qualunque cosa si parli tornano al loro chiodo fisso.
Comunque anche con pirelli ci andrei pianino, negli utlimi anni pontificava in confindustria e campava coi profitti illuminati prodotti da tronchetti, suo erede alla guida del gruppo..
al solito: visione giornalistica cdel mondo, fatta di buoni dal pensiero alto e nobile e da cattivi artigliati..sarà davvero così?
splendido commento, amarissimo, di Marco Travaglio, al quale non si può appicciare addosso nessuna etichetta, nè di destra nè di sinistra.
egli stesso si à definito, richiestone, un liberale cresciuto alla scuola di Montanelli, dunque un spirito libero.
scusate se è poco.
considerando l'editore e le cose che ha già combinato con varie persone, c'è solo da tirare un sospiro di sollievo che a Pirelli non abbiano dato dell'extracomunitario. cmq sempre ottimo Travaglio.
Carolina