Ingiustizie simili e peggiori sono sempre successe.
E' solo che con l'informazione globalizzata si prende piu' facilmente coscienza di queste cose.
temo che alle riflessioni suggerite da sensi ci siano ben poche risposte se non quelle sin troppo facili del potere e del contro- potere.
Pensare che chi possiede le risorse economiche, finanziarie, informative possa non sottostare al potente di turno è una mera illusione, il sistema si regge proprio per l'incastro perfetto di dette caselle, ma c'è sempre una piccola crepa che permette alla goccia più insidiosa di farsi spazio e allargare la falla.
basti pensare a quello che fa un dittatore appena insidiatosi dopo un golpe, la prima cosa, oltre ad occupare militarmente, sarà quella di chiudere radio, testate giornalistiche e media televisivi.
Non dovrà circolare nessuna notizia se non filetrata e censurata, nessuna piccola goccia deve infiltrarsi nel sistema, nessuno deve poter ricevere la più piccola informazione che possa favorire il pensiero e l'azione.
questo è il potere: asservito, rispettoso, disciplinato, obbediente, squadrato .
il contro-potere è circolarità, ciò che parte da un punto rientra in quel punto arricchitosi nel frattempo di idee, dubbi, mediazione, dissenso, un no del cardinale Ruini diventerà un ni se qualcuno comincerà ad alzare la propria voce dissidente, se ci sarà un Welbi che offrirà la propria morte in diretta, se ci sarà una figlia 15enne di un poliziotto catanese a ricordare a lor signori chi era suo padre e chi stava servendo mentre moriva,nel contempo alle società calcistiche che incassando miliardi armano la mano degli ultrà che gli hanno ucciso il padre.
tesi ed antitesi, potere e contropotere.
implacabilmente, insistentemente, ottusamente.
maria
Di fronte a tutto questo, cosa fa la gente? Se la prende con gli ambientalisti allarmisti, con i no global spaccacog***ni.
Il sistema paralizza e lobotomizza, questo è certo (grazie ad "un apparato di dominio che tende a produrre uniformità e conformismo", con il contributo essenziale dei media e dell'industria culturale), ma la cosa più grave è che alla gente PIACCIA sentirsi paralizzata e lobotomizzata, che alla gente PIACCIA questa "democratica non-libertà" (Marcuse).
Succede anche, e spero sia solo un errore nell'inserire il link, che la pagina di Repubblica sulle donne di Wal-Mart, non sia più accessibile...
Lorenzo, alla gente non piace sentirsi paralizzatas, la gente semplicemente si trova comoda in questa posizione. Quando anni fa feci notare ad un collega le incongruenze insite nell'attacco indiscriminato degli Usa all'Afganistan e all'Iraq, mi rispose "Hai ragione, ma se io penso a queste cose non riesco a guardare in faccia mia figlia, per cui preferisco darti torto e continuare a credere a quello che mi dice la televisione". Questa è la gente, e questa continuerà ad essere. Fino a quando qualcuno non le tocca il portafogli.
ecco il link all'articolo su
Adimant, perfettamente d'accordo con te.
Sì, forse parlare di "piacere" è eccessivo: trattasi, come dici, perloppiù di comodità, convenienza, ipocrisia...
Ma tu pensa per esempio ad un politicante di AN: uno così riesce a guardare sua figlia negli occhi senza il minimo problema, convinto che è per il suo bene che si sta bombardando mezzo pianeta.
Quanto al tuo collega, vedremo quando scoprirà che sua figlia è diventata una pericolosa dissidente che gira per le strade a volto coperto a combattere contro l'ipocrisia che le ha insegnato il padre.
Speriamo, speriamo nelle prossime generazioni, ma la speranza si affievolisce...
"Ingiustizie simili e peggiori sono sempre successe."
sapere di lord clive a suo tempo forse avrebbe rallentato uno stemrinio...o forse no.
il fatto che l'informazione sia globalizzata mi preoccupa ancora di piu', visto che l'effetto sortito dalla "presa di coscienza" e' nella maggior parte dei casi l'inazione.
se e' un problema di percezione puo' darsi che dominio di corporations e pianeta in rovina siano
a) percepiti con la portata ce gli spetta e colpevolemnte ignorati
o
b) percepiti come preoccupazioni secondarie.
nell'ultimo caso si prova ancora di piu' l'abilita' di cui ho scritto.
bisonga tra l'altro distinguere l'intenzione dietro l'azione, dall'effetto. in passato intenzioni abominevoli hanno portato disastri.
oggi a differenza del passato, visto l'equilibrio precario, forse irreversibilmente perso, dell'intero pianeta, fa si che anche azioni di piccola entita', mosse da intenzioni non troppo immorali, hanno effetti altrettanto disastrosi.
un esempio? ignorare, o rassegnarsi (a volte in maniera quasi compiaciuta).
Un simpatico gruppo musicale USA, di quelli "contro" - i californiani Devo - incisero più di un quarto di secolo orsono un album che si chiamava "Freedom FROM Choice" (it. "liberi DALLA scelta"), giocando su uno dei punti cardinali della democrazia che dovrebbe essere "freedom OF choice".
Ora sappiamo bene che quest'ultimo assunto vale solo per coloro che hanno un potere economico e/o politico. Un caso per tutti è il latrato degli USA industriali e bushisti che vogliono regolamentazioni qualora la loro freedom commerciale è messa in pericolo, salvo poi appellarsi alla medesima freedom quando si parla di mercati ed economie in via di sviluppo.
Tutto questo per riportare poi al vecchio detto napoletano "Francia o Spagna, basta che se 'mmagna".
Colui che è oppresso economicamente, non ha altro pensiero che la sopravvivenza giornaliera - che in molti casi presuppone (e all'oppresso non gli si può dargliene torto) una componente di adeguamento al Sistema.
La mia tesi personale è che la nostra "democrazia" coltivi con passione il ridurre le masse in uno stato di precarietà per obbligarle precisamente al conformismo acritico ed ignorante. Le medesime ed inconsapevoli vittime rinunciano più che volentieri all'esercizio di una scelta intelligente e ragionata se vi è un equo rovescio della medaglia che possa compensare le quotidiane pene.
Panem et circensis dicevano in tempi non sospetti...
Scusatemi l'ellittico divagare oltre il tema iniziale.
Paul