
Non siamo mai stati teneri col foglio arancione inventato dall'Impomatato Polito con la complicità di alcuni immortali esponenti dell'inciucismo di sinistra (si fa per dire), ma questa volta dobbiamo toglierci il
cappellino di fronte a Il Riformista. La ragione è un'articolo che sembra scritto all'epoca in cui ancora il giornalismo non era una razza in via di estinzione. L'argomento è ASAM, la folle macchina mangiasoldi (pubblici) messa in piedi dalla peggior amministrazione di centrosinista che mente umana possa ricordare, ovvero la giunta provinciale milanese guidata da Filippo Penati e dalla sua cosca di sestesi "pochi titoli e molta ambizione". Oggi Jacopo Tondelli
racconta [pdf 248 Kb] la vicenda della SpA penatiana senza peli sulla lingua, come nessun altro quotidiano ha mai avuto il coraggio e l'onestà di fare. Tra le tante condivisibili considerazioni di Tondelli, ce ne sono due che meritano molta attenzione.
Una è quella della ragione per cui tutto l'amabaradan è stato messo in piedi. L'ambizione di Filippo Penati & C è sempre stata troppo grande per potersi accontentare delle cosette provinciali. Questo non sarebbe una male in sé, ma il risultato è stato un'ingordigia che l'ha portato a indebitare i contribuenti a livelli inaccettabili per ottenere il peso industriale - quindi il potere - che la Costituzione gli nega. Un giochetto di finanza (per il quale né lui, né i suoi giannizzeri, hanno titoli, competenze, capacità e intelligenza) che gli è sfuggito totalmente di mano. Come dice bene Tondelli, il turbinio di proclami e progetti non è mai stato seguito dai fatti e la società langue, producendo solo costi.
L'altro aspetto è la perdita di valore di ASAM conseguente alla nascita di CAL (società mista regione Lombardia e ANAS per le infrastrutture, ovvero esattamente TEM, Pedemontana e Brebemi), già annunciata prima dell'operazione ASAM (bel colpo per il
molto qualificato Sapelli - che i contribuenti pagano a colpi di centinaia di migliaia di euro all'anno - e per Penati, incapace di gestire politicamente la faccenda o magari anche solo di accorgersene). In questo senso il 33% di ASAM messo sul mercato è un pacco a tutti gli effetti che non può interessare chi non sia spinto da motivazioni altre rispetto alla volontà di fare un buon investimento. E una volta di più l'unica soluzione sembra essere l'intervento di una banca (potrebbe essere Unicredito, grande avversaria di Intesa, a cui Sapelli è vicinissimo) che arrivi a mettersi in tasca per quattro soldi un bel pezzzo di infrastruttura pubblica.
Mentre qualcuno ancora ha il coraggio di dire che Ombretta Colli era scadente, restiamo in attesa di capire come la giunta provinciale pensa di rimediare a questo pubblico scempio.