Il Presidente del nordest

I rapporti tra il governo centrale e il nordest, da molto tempo ormai, non sono dei migliori e dalla scorsa primavera, a partire dalla formazione del governo di centrosinistra, se possibile, sono peggiorati.
Nessuno dei ministri è espressione di questi territori e se esiste e si continua a parlare di una questione settentrionale è anche perché non si sono voluti esprimere legami con questa parte d'Italia.
Poi, immancabilmente, la destra fa il pieno dei voti.
A complicare ulteriormente le cose si aggiunga anche la delusione di molti, che si è andata ad aggiungere, a Venezia dopo il braccio di ferro con il governo sul Mose e a Vicenza per il modo sbrigativo e un po'arrogante con cui è stata gestita la vicenda del raddoppio della base Dal Molin.
Lunedì scorso Giorgio Napolitano è venuto in visita a Venezia e in una due giorni di fitti incontri tra la città lagunare e Treviso, amministratori locali, università e istituzioni culturali, ha dialogato con pezzi significativi del territorio.
Nel discorso pronunciato a Venezia ha usato parole di una qualità che stacca i nostri rappresentanti di governo perché esprimono un'attenzione, una cura e una conoscenza di questi luoghi davvero rare.
Quello di Napolitano è stato un discorso fortemente politico, attento e sensibile alle istanze federaliste e molto lucido nel riconoscere la straordinarietà e la particolarità dello sviluppo che ha conosciuto il nordest negli ultimi anni.
Tutte caratteristiche che sembrano non fare parte del bagaglio dei molti suoi colleghi che trattano sbrigativamente il nordest come irrecuperabile da un punto di vista politico e culturale e liquidandolo come territorio di ignoranti evasori più che come terreno da comprendere ed intercettare politicamente.
Politici che se pensano all'industria pensano esclusivamente alla grande industria, che se pensano alla metropoli pensano a una sola città e non riescono a concepire l'idea che una società possa crescere e diventare forte a partire da uno sviluppo che si basa sul fare sistema, delle imprese, così come delle città.
Politici, insomma, che si fanno ancora portatori di una visione esclusivamente novecentesca dello sviluppo e della società e, che così facendo, lasciano sistematicamente il campo sgombro alla destra.
Tra i temi toccati da Napolitano nel suo discorso (oltre alle parole di attenzione verso il destino di Venezia) sono spiccati soprattutto i temi del potenziamento delle infrastrutture e del federalismo fiscale come impegni ormai improrogabili.
Insomma il discorso di un Presidente che sa di che cosa sta parlando e che, con il piglio del politico che non molla, non si rassegna a consegnare il nordest a spericolati e talvolta grossolani esperimenti politici all'insegna dell'autonomia territoriale.