PERCHE' DA FUORI
di Mario Adinolfi
Quando Ivan Scalfarotto mi ha annunciato la decisione di iscriversi ai
Ds quasi non volevo crederci, era domenica e pensavo fosse un pesce
d'aprile. Poiché voglio bene a Ivan, cercherò di essere il più duro
possibile, perché tra amici non ci si risparmia niente. E io lo
considero un amico, come considero amici i tantissimi con i quali
abbiamo affrontato (principalmente attraverso la rete) questa
complicata fase del rapporto con i partiti del centrosinistra. Amici
con cui litighiamo un giorno sì e l'altro pure. Sono convinto che
questo rafforzi la nostra amicizia.
Io non considero i partiti "un male necessario", li considero un bene
per la democrazia e per il paese, tanto che vorrei contribuire a
fondarne uno libero, forte e di massa. Andrebbe sotto il nome di
Partito "democratico" se l'aggettivo non facesse ridere dopo i
percorsi congressuali di Ds e Margherita. Generazione U si è
concentrata sul processo congressuale della Margherita, documentando
una serie infinita di magagne che proprio One More Blog ha avuto la
gentilezza di rilanciare. Il congresso dei Ds è stato forse più
limpido nelle forme, ma più claustrofobico nella sostanza. Alle
segreterie locali sono stati elevati solo dirigenti di stretta
osservanza e agli altri è stata indicata la strada per l'uscita.
Poi è spuntata la notizia che ho voluto anticipare sul mio blog: il 14
ottobre 2007 si voterà per la Costituente del partito democratico. E'
fastidioso autocitarsi, ma da quel post un passaggio va preso, perché
è utile al ragionamento: "Circola l'idea che l'assemblea costituente
del Pd debba essere eletta e non nominata: è un passo in avanti,
figlio delle lotte nostre e di altri che hanno gridato che il metodo
della somma delle oligarchie Ds-Margherita portava il progetto
complessivo a sbattere contro un muro. Ds e Margherita si preparano a
presentare un listone unico alle elezioni per la costituente del 14
ottobre 2007, simile per logica alla candidatura Prodi alle primarie
del 16 ottobre 2005. Immaginate la campagna elettorale, con migliaia
di funzionari di partito e denari tutti da una parte, con le
associazioni tipo la nostra a doversi fare il porta a porta su base
volontaristica. Carriarmati contro cerbottane, appunto. Alle elezioni
per la costituente del 16 ottobre 2007 una lista direttista, figlia di
Generazione U-Democrazia Diretta e speriamo di tantissimi altri, ci
sarà. Su questo non c'è dubbio. Ma è chiaro che siamo blogger e, anche
se qualcuno lo crede perché pensa che viviamo solo nel virtuale,
blogger non è sinonimo di coglioni. Dunque chiediamo regole e
condizioni di partenza uguali per tutti. Chiediamo che gli apparati di
partito stiano buoni in un angolo, che le risorse economiche siano
identiche per ogni competitore, che gli spazi di propaganda siano
equamente divisi. Se questo si farà, vorrà dire che si farà sul
serio".
Noi potremo fare sul serio rispetto a questo processo solo se
accetteremo la sfida di andarci a contare nei luoghi dove una parvenza
di democrazia ce ne darà l'occasione. Dobbiamo dunque agire da fuori i
partiti, per condizionarli attraverso una mobilitazione senza
precedenti. Noi di Generazione U e Democrazia Diretta proveremo ad
attivarla, da subito, senza accettare compromessi con gli apparati di
partito, eppure chiedendo a loro di scrivere con noi regole serie per
lo svolgimento della competizione. Se si farà sul serio noi non faremo
mancare il nostro concreto e contundente contributo. Contundente,
perché lorsignori dei partiti devono smettere di credere di potersi
scegliere qualche utile idota e dirgli: "Tu fai la società civile". Il
partito democratico, se è davvero democratico, deve accettare il
rischio di una competizione tra opzioni realmente diverse. L'opzione
direttista che noi riteniamo di rappresentare è una di queste e non è
riconducibile a una proposta dei partiti esistenti: noi chiediamo
primarie a tutti i livelli per la selezione delle candidature,
referendum interni per la decisione delle principali linee politiche e
per la soluzione delle controversie, tessera del pd che sia una smart
card che abiliti al voto on line, congressi secondo lo schema dei
congressi aperti (ci si può iscrivere anche il giorno del congresso,
si paga la quota e si ha diritto al voto, da esprimere anche via web),
delega revocabile ai leader a ogni livello attraverso mozione di
sfiducia. Così si fa un partito democratico, questa è la nostra
opzione direttista, questa sarà la ragion d'essere di una nostra lista
alle elezioni per la costituente del partito democratico del 16
ottobre 2007. Intanto ci alleniamo alle amministrative, prima tappa
del percorso: 13 maggio in Sicilia, 27 maggio nel resto d'Italia. In
41 comuni, di 10 regioni diverse, ci saranno le liste con il simbolo
direttista (la chiocciola di internet blu in campo arancione, con la
scritta Democrazia Diretta). Prima tappa e prova generale, per le
cerbottane che non hanno paura dei carriarmati, ma che non per questo
si faranno fregare.
La verità è che Ivan e altri con lui dopo l'esperienza delle primarie,
da loro considerata deludente, hanno paura: temono di doversi contare,
non hanno fiducia nella loro capacità di mobilitazione e chiedono di
fatto al partito a cui si sono iscritti di vedersi garantire un posto
nella "cabina di regia" del Partito democratico. Scalfarotto pensa che
Fassino onorerà l'impegno e questo, se dovesse avvenire, gli
basterebbe. Non avverrà. Ma se anche dovesse avvenire, poiché il
metodo sarebbe il consueto metodo cooptativo per noi ormai
assolutamente inaccettabile, non avrebbe alcun valore.
Non c'è altra strada che lo scontro: non dico che vinceremo la guerra,
ma qualche battaglia la porteremo a casa e qualche risultato l'azione
contundente la sta ottenendo. O credete che le aperture di questi
giorni siano graziose concessioni che sarebbero arrivate comunque senza
le lotte contro i percorsi congressuali di Ds e Margherita? Gli
oligarchi ormai capiscono solo il linguaggio del bastone e se gli
offriamo la carota rischiamo di vedercela infilata in-der-posto.
Sinceramente mi dispiacerebbe molto, il 14 ottobre 2007, vedere
Scalfarotto e altri nella lista di regime Ds-Margherita, al riparo
dentro al carro armato, mentre noi con la nostra lista direttista
dovremo cercare di colpirli con le nostre cerbottane. Sarebbe una
divisione tra noi piuttosto stupida. Va bene il marciare divisi per
colpire uniti, ma il passaggio chiave di quella frase che Ivan m'ha
ripetuto tante volte è il colpire. Prima o poi, con durezza, per far
male e poi, solo poi, avendoli indeboliti accettare di sedersi a un
tavolo e discutere. Altrimenti non c'è alcun condizionamento possibile
dei processi in atto, ma solo l'annessione al proprio disegno dei
timidi progetti alternativi che erano in campo.
Non è tempo di tenerezze, purtroppo. E se ci si è scottati con l'acqua
calda non si deve avere paura della fredda. Il clima è cambiato, le
capacità di mobilitazione dell'area incavolata del centrosinistra sono
enormemente cresciute rispetto a due anni fa, le interlocuzioni
politiche possibili sono moltissime. Scambiarsi le lettere con Fassino
no, proprio non si può. Lo dice uno che ai partiti crede, che alla
Margherita è pure iscritto, ma che a Rutelli ha scritto solo due
lettere: una di rifiuto della candidatura alle elezioni politiche del
9-10 aprile 2006, un'altra per inoltrare il ricorso sui congressi
truccati della Margherita, con tanto di prove video immesse su
YouTube.
Mentre noi andavamo allo scontro più duro e irreversibile, altri con
le segreterie dei partiti si accordavano. Questo no, non lo possiamo
né capire né giustificare.
Andiamo alla lotta, quella vera, ora ce n'è bisogno ed è ora o mai più.
Un articolo molto "articolato", scusate l'orrendo gioco di parole, ma pienamente condivisibile. Adinolfi è antipaticissimo, ma sempre più da seguire. L'unico che le dice e le scrive senza tanti giri!
Ci sono due o tre orrori sintattico-stilistici che mi piacerebbe correggere, perché quando mi è stato chiesto di contribuire al dibbbattito mi sono messo alla tastiera con troppa foga e non ho manco riletto.
Comunque, volevo dire a Giovanni che non sono antipaticissimo. Antipatico forse sì, ma il superlativo assoluto è sprecato.
la lunga marcia del democristo-maoista Adinolfi. forse hai dimenticato "la democrazia non è un pranzo di gala".
Due OT di servizio:
1( Mario, ho sistemato il pezzo come da tue istruzioni
2) Pippo: il diddenso è non solo tolerato, ma anche gradito. La provocazione vuota e a prescindere no. Questo è l'ultimo tuo post su questo tono che passo. D'ora in avanti li rimuovo. Evita anche di replicare a questo avviso, adeguati o vai altrove. Nessuno ti chiede di frequentare questo luogo, sei libero di farlo e sei benvenuto, ma rispetta le regole. Grazie.
Ho letto e apprezzato l'articolo di Adinolfi, e concordo con lui sul fatto che i superlativi assoluti siano sempre sprecati, anche in considerazione che una persona per bene ne può usare al massimo per due volte nella vita.
La cosa inspiegabile è che il partito democratico si farà. Per me, è inspiegabile non tanto che lo facciano ma che lo vogliano fare, pur essendo evidente che durerà lo spazio di un meriggio ma che produrrà effetti immediati catastrofici ed effetti a medio-lungo termine ancora peggiori.
Anche sulla scorta dei sondaggi, che danno il progetto del PD fallimentare da sempre, contarsi diventa più che mai indispensabile. E non dico soltanto da sinistra, ma anche dal centro. Mi spiego. Se io ho difficoltà a votare un partito che ha dentro una come la Binetti, credo che un elettore della Binetti abbia difficoltà a votare un partito dove dentro c'è una corrente riconducibile al Prc. Il risultato, con buona probabilità, sarà che io non andrò a votare e che l'elettore di centro si rifugerà nell'Udc come male minore.
Se i matematica due più due fa sempre quattro, in politica due più due fa spesso tre o due e mezzo. I partiti che nascono dalle fusioni non raccolgono mai la somma dei voti dei singoli partiti, ma perdono per forza di cose qualche pezzo per strada. Se avessi voluto votare i Ds avrei votato i Ds, e se non l'ho fatto prima è probabile che non ci siano ragioni per farlo dopo.
Non per dipingere a tutti i costi scenari apocalittici, ma quanto pensiamo che possa durare il PD? E soprattutto, che cosa succederà delle alleanze una volta che le urne ne decrereranno il fallimento?
In definitiva: contarsi è stato bene, e ricontarsi sarà meglio.
Incredibile 'sto Adinolfi: scrive alcune cose - ampiamente condivisibili - che neanche un movimentista, e poi...è iscritto alla Margherita?! Ma come si fa?
Qui il problema non è "iscritto" o "non iscritto" ai partiti. Il problema è "contundente" o "non contudente". Io seguo, devo dire da una qualche distanza, l'evoluzione adinolfiana da molti anni. Lui è un "entrista" classico: non rifiuta le logiche presenti, le utilizza per ribaltarle. Mi sembra una strategia perfetta. Si iscrive alla Margherita, ma non alla Scalfarotto che fa la corrispondenza di amorosi sensi con Fassino. Si iscrive e prende per il culo Rutelli, ne denuncia le clamorose magagne congressuali, annuncia liste in contrapposizione (cosa che nei partiti è alto tradimento), organizza il dissenso e, cosa di cui si è dimostrato capace, mediaticamente lo fa esplodere. I video su YouTube sul congresso della Margherita (da cui hanno originato i ricorsi che hanno mediaticamente messo in ginocchio quel partito) sono la più clamorosa denuncia da Web 2.0 che internet utilizzato a fini politici abbia mai prodotto in Italia. L'invenzione di Democrazia Diretta e le istanze direttiste che qui vengono elencate mi trovano totalmente d'accordo. Nessuna intesa con lorsignori, mobilitiamoci per spazzarli via utilizzando gli strumenti che, anche per via della mobilitazione direttista di Generazione U-Democrazia Diretta, stanno mettendoci a disposizione. E, per una volta, uniamoci nella mobilitazione. L'obiettivo è raggiungibile. E basta vedere come Fassino ha reagito quando Adinolfi l'ha messo alle strette in pubblico (anche questo video è su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=h2AYyO_GtD0), per capire quanto lorsignori siano nervosi.
non per incensarmi ma nella sostanza (nella forma con più capacità va da sè essendo un giornalista) ha detto le stesse cose sostenute da me ieri nel discussione all'intervento di Maria.
Quindi sono assolutamente d'accordo sull'analisi ma suggerirei una via "entrista" per il cambiamento: entriamo nei partiti (come ho fatto io) e cerchiamo di cambiarli con la forza dei numeri.
Se al congresso Ds invece che 4000 (mi riferisco a Milano) iscritti (di cui partecipanti ca 2000 di cui alemno la metà over 60) avessero partecipato 1000 persone di buona volontà si sarebbero cambiati gli equilibri e addio classe dirigente cooptata, addio personale di terza fascia.
Ma molte di queste persone vivendo una vita ricca di soddisfazioni (avete presente lo Scalfarotto nella swinging London?) preferisce trovare un "porto sicuro" garantito dai 27000 votanti delle primarie.
E' un affare anche per Fassino no? Una pseudo medaglia per ritoccare il cerone sul viso sfatto del PD.
Su una cosa non sono proprio d'accordo : gli scalfarotti non sono miei amici
Molto rispettosamente non condivido nulla di ciò che Adinolfi scrive: parole democristiane di un democristiano purosangue
Mi scuso con Adinolfi, non volevo essere sgradevole con quell'antipaticissimo!
Quello che con cacofonico neologismo è stato definito "il dentrismo", è una delle più tradizionali, obsolete, consunte perifrasi per dire che si desidera occupare il potere. Sotto le bandiere di questo eufemismo hanno prosperato ogni genere di acari...
Nessuno, assolutamente nessuno, di coloro che dicono di volere cambiare il sistema da "dentro" ha mai avuto alcun interesse alla modifica del sistema che, una volta che vi è dentro, lo retribuisce e lo difende. E perchè dovrebbe?
Per quanto riguarda invece quelli che stanno fuori, sono patetici quanto quelli che stanno dentro: solo un pochino di più.
Intendo dire che il linguaggio di lotta perpetua, il movimentismo permanente, la costante attesa di un miracolo, di una escatologia sempre dichiarata imminente nel mentre che i decenni passano tanto transeunti quanto invariati, conferma che il motivo per cui i "fuoristi" stanno fuori, è che sono dei perdenti che non potrebbero mai collocarsi altrove.
Un tempo il PCI era reputato partito antisistema: ma quando vediamo che i suoi nostalgici fan cadere i loro stessi governi, vien da pensare che non è antisistema per ordine della CIA, ma per sua stessa natura: coloro che vogliono la lotta dura per sempre, sono fatti per non andarci mai al potere. Un partito il cui programma politico è dichiarae guerra agli Stati Uniti d' America è un partido destinato al deserto dei tartari. Un parito che confonde Bin Laden con un compagno sol perchè lo vede opporsi agli Usa, è destinato non alla dittatura del proletariato ma a quella, direbbe Dahrendorf, "senza aggettivi".
D'altra parte, non troverete nemmeno uno di sinistra estrema che non abbia problemi con la figura paterna: gli USA sono da loro tanto odiati non solo perchè ancora gli ascrivono la natura di epigono luciferino del capitale quasi che fossimo ancora nella epoca del capitalismo alla Charles Dickens, ma sono tanto odiati anche perchè ricordano loro la figura del padre. Che deve essere castrato.
Se l'impasto psicologico è quello, allora al potere non ci andarnno mai perchè un impianto che vuole la castrazione del padre metaforico, impone infine la castrazione di tutti gli attori: nessuno deve avere un pene sullo stage di Edipo; e non pensiate che sia detto in modo volgare, è anzi detto in modo assai più profondo di quando sentiamo Moretti svilirci queste drammatiche dinamiche freudiane con un "non diamoci le martellate da soli sulle ginocchia" (talora alle ginocchia sostituiscono altre parti anatomiche).
La verità è che per cambiare il sistema occorrono solo due cose: la assenza di una nevrosi che ti distorce la percezione della realtà, e la volontà di cambiarle.
Se hai questo, non ti chiedi più se occorra stare dentro o fuori.
Se non lo hai invece ti chiederai se occorre stare dentro, perchè alla fine fine ti va proprio ti va di stare dentro e non per altro, o di stare fuori, perchè tanto non sapresti mai fare altro che stare proprio lì.
continuano a parlare di come si vota, di dove si vota ma mi sfugge su cosa si vota.
Sarò sciocco ma penso che un partito politico dovrebbe parlare di politica, se parla solo di organizzazione è una cooperativa per addetti ai lavori, con alcuni che sono dirigenti ed altri che bramano di esselo ma a noi che ci frega?
Fatemi capire; qui si parla di dentrismo e fuorismo ma non solo. Se Adinolfi scrive questo e poi milita nella Margherita si tratta di dentro-fuorismo o fuori-dentrismo? L'unico elemento di fuorismo che rilevo qui è l'articolo di Adinolfi che sembra testimoniare che ha > "fuori dal vaso".
Dentro-fuorismo o dentro-dentrismo, scusate ma mi sembra peggio delle vecchie correnti DC.
Mi rendo conto che il mio commento e' poco costruttivo, comunque noto anche una cosa.
E' difficile unire varie realta' distinte, particolarmente dove non e' possibile stabilire dei criteri oggettivi di "selezione del personale".
Io mi auguro e (in qualche modo sono anche ottimista) che una volta partorito il nuovo partito si pensi a fare i fatti.
Cito un fatto su tutti: a che punto siamo con la legge sul conflitto di interessi di Berlusconi?
Ma si Mario. Ivan iscritto ai DS è esattamente "dentro" quanto tu lo sei nella Margherita, e forse anche meno. Vedremo come userá questa iscrizione, certo, ma ho fiducia che non si metterá a fare la foglia di fico di Fassino e D'Alema.
Comunque sono d'accordissimo con le modalitá direttiste che elenchi nell'articolo. E' assolutamente necessario che vengano implementate, ed è l'unica possibilitá rimasta per infondere un anima nel nascituro.
Stessi metodi bisognerebbe usare per la formazione collettiva delle idee, oltre che delle classi dirigenti. Immagina un partito democratico che gira su un programma open-source, cui tutti sono con opportune modalitá liberi e incoraggiati a contribuire.
Potrebbe portare ad una magnifica reazione a catena di contaminazione, di energie creative, di persone e idee finalmente adatte a questo nuovo millennio.
Mario, qualche giorno fa, forse in un momento di debolezza, osservavi che Ivan poteva essere una risorsa per il PD.
Evidentemente, la notte ti ha portato consiglio, peccato, per dirla alla Guzzanti di Quelo, che è quello sbajato!!
Sperando di aver stemperato un po' mi chiedo: "Cui prodest" questa polemica? Che bisogno c'è di esasperare i toni e criticare la scelta di Ivan rischiando di dividere il fronte di chi vuole un Partito (veramente) democratico?
Hai dalla tua la forza delle tue idee e di chi condivide il tuo progetto. Se credi nella sua validità, non hai bisogno di luce riflessa e di pubbliche lapidazioni.
Saluti.
"Poiché voglio bene a Ivan, cercherò di essere il più duro possibile, perché tra amici non ci si risparmia niente".
Perdonami Mario ma a me sta storia degli amici che si fucilano a suon di post mi convince poco.
"Io non considero i partiti "un male necessario", li considero un bene per la democrazia e per il paese, tanto che vorrei contribuire a fondarne uno libero, forte e di massa".
A Mario, ma n'altro partito? Ma a che ci serve? Scusa siamo della fase costituente del PD, impegnamoci su quello, no?
"chiediamo regole e condizioni di partenza uguali per tutti. Chiediamo che gli apparati di partito stiano buoni in un angolo, che le risorse economiche siano identiche per ogni competitore, che gli spazi di propaganda siano equamente divisi. Se questo si farà, vorrà dire che si farà sul serio"
Che la trasparenza e la par condicio candidatorum arrivino da dentro e/o da fuori che cambia? Pensa che casino si farebbe invece se sia dall'interno che dall'esterno si pretendessero... eddai!
"La verità è che... pensa che Fassino onorerà l'impegno e questo, se dovesse avvenire, gli basterebbe. Non avverrà"
Ma chi sei l'oracolo?
"Sinceramente mi dispiacerebbe molto, il 14 ottobre 2007, vedere Scalfarotto e altri nella lista di regime Ds-Margherita, al riparo dentro al carro armato, mentre noi con la nostra lista direttista dovremo cercare di colpirli con le nostre cerbottane. Sarebbe una divisione tra noi piuttosto stupida. Va bene il marciare divisi per colpire uniti, ma il passaggio chiave di quella frase che Ivan m'ha ripetuto tante volte è il colpire".
Esatto. Divisione stupidissima.
Volete e dite le stesse cose. Ivan vuole colpire, esattamente come te (mò lo faccio l'oracolo).
Per comodità di discussione diamo per buono un dato: sia Mario che Ivan tendono allo stesso risultato, e cioè contribuire ad un vero nuovo Partito Democratico ed a cambiare le regole della politica.
Io credo che entrambi i metodi, proposti e attuati da Adinolfi e Scalfarotto, possono rivelarsi vincenti o perdenti a seconda del seguito che essi avranno.
Se Adinolfi non riuscirà a sfondare con l’idea del nuovo partito (o movimento … non formalizziamoci sulla definizione) vorrà dire che avrà formato l’ennesimo partitino (ormai abbiamo superato abbondantemente la ventina) e con il suo 1% , ma anche con un augurabile 5%, dovrà sempre fare sforzi titanici per smuovere le acque torbide della politica. Il suo è un progetto ambizioso (e quindi onore alla temerarietà) perché probabilmente spera di trascinare dietro di sé milioni di persone. Da un lato non mi dispiacerebbe se ciò avvenisse, ma temo che il rischio maggiore sia nella “concorrenza” di alcuni possibili “omologhi” (ad esempio: Grillo + Di Pietro).
Lo stesso dicasi per Scalfarotto. Se la sua dovesse rimanere un’adesione isolata, probabilmente rimarrà schiacciato dalla burocrazia di quegli stessi Perpetui che così tenacemente combatte.
Ma se, sull’onda della sua iscrizione, tutti quelli che oggi sono con lui (“come” lui) decidessero improvvisamente di “occupare” i Partiti dal di dentro, diventando “maggioranza urlante con tessera”, probabilmente potremmo assistere a scenari diversi.
Concludendo, sono d’accordo con Valter Gallo: non giova a nessuno farsi la guerra. Ognuno combatte secondo quella che è la sua indole. A ruoli invertiti, ad esempio, sarebbe una debacle paurosa. L’importante è che tutti coloro che hanno a cuore le sorti della politica e del PD adesso “scendano in campo” (che brutta frase), o seguendo l’esempio di Mario, o seguendo quello di Ivan.
E Mario non risponde.
Mmmmm
signor adinolfi mi sa tanto che non le è andata bene......amcora una volta i boiardi l' avranno vinta...divide et impera...
Solo per la precisione: io non voglio fondare alcun nuovo partito, per me la prospettiva è solo una, il partito democratico. Se verrà fatto male, me ne andrò a fare altro, non certo il partitino. L'opzione direttista vuole essere vincente dentro il partito democratico e per questo proponiamo una nostra lista per la costituente del pd. La nostra presenza alle amministrative è propedeutica solo a questo obiettivo.
Ma sapete quante persone preferirebbero che GU alzasse i tacchi e, sdegnosamente, si ritirasse a fare il mini partitino...?
Magari, "lor signori" non vedono l'ora. Invece, li costringeremo al direttismo. E non mi sembra cosa da poco.
Mi sembra che, invece, Scalfarotto abbia ceduto le armi al nemico.
Condivido molto il pensiero di Alberto. Aggiungo anche che si parla tanto e spesso di ricambio e condivido pienamente la tesi di fondo, ma aggiungo che sono comunque i contenuti, quindi un ritorno alla politica, a muovere il consenso. Ottenuto il metodo delle primarie, corrette al fine di garantire pari opportunità, devono essere le idee a trovare la loro legittimazione attraverso il rappresentante che le espone e porta avanti dando un feed back di quanto fatto qualora entri nelle istituzioni.
Sono sorpreso di condividere quasi tutto quello che scrive Adinolfi: è colpa mia, avevo il pregiudizio che si potesse essere iscritti alla Margherita solo come onesti democristiani di sinistra alla Letta o opportunisti senza principi alla Rutelli. Invece lui vuole fare uno sforzo COLLETTIVO, dal basso, per far diventare il PD un partito davvero democratico, come dovrebbe essere. Se mai mi venisse in mente di aderire al PD, potrei anche votare per lui e per i suoi amici, almeno nella fase di scrittura delle regole. Più avanti, naturalmente, conteranno i contenuti, come dice molto giustamente Gianni Esposto. Scalfarotto, invece, sceglie una strada individuale al rinnovamento del PD. Sono buono stamane, voglio concedergli la buona fede e la buona volontà; ma come si fa a credere che l'apparato gli conceda graziosamente le leve per introdurre il rinnovamento? E perché mai noi dovremmo credere che di questo potere "octroyé" lui dovrebbe saper fare buon uso? Ma di questo ho già scritto nei giorni scorsi.
Caro Paolo, ritengo che Ivan abbia scelto una strada che vuole essere comunque una delle diverse vie alla costituzione del PD. Dialogare con chi attualmente costituisce l'ossatura degli attuali partiti è comunque un passaggio obbligato. Certo è che se la costituente tratterà solo di regole allora ritengo che farà poca strada questo nuovo soggetto. Se invece la Costituente sarà il terminale di un lungo processo durante il quale è messo al centro della discussione il tema dei CONTENUTI promossi attraverso dibattiti che aggregano, riavvicinano e come direbbe Salvati sono la dimostrazione della "orgia di democrazia partecipata" allora forse è un soggetto che nasce con basi solide e risulterà essere davvero innovatore. Se le primarie devono servire per eleggere chi stabilisce solo le regole del gioco, non farà molta strada. Se invece le primarie si caratterizzeranno per l'identificazione di CONTENUTI che dal basso troveranno la loro sintesi nella Costituente allora avremo fatto tutti cosa buona. Questo paese merita davvero di più, ma senza la partecipazione di ognuno di noi, senza la percezione che quel mattoncino è importante, difficilmente riuscirà a dar vita ad un Partito davvero Democratico che sia in grado di riformare e di deviare dall'inesorabile e lento declino al quale sembra essere destinato. Da giovane voglio ancora sperare e credere che vedrò un soggetto politico nel quale mi identifico perchè ho avuto modo di partecipare alla sua creazione. Il confronto è risorsa che aiuta tutti a crescere. il sale della democrazia.