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Alberto Biraghi
A me il PD fa schifo, quindi lo promuovo

L'altro giorno un mio conoscente mi ha scritto: "Cara Marta, il partito democratico mi piace così poco che pensavo di iscrivermi. Cosa ne pensi?" Di getto, gli ho risposto: "A me il partito democratico fa schifo, infatti, oltre che iscrivermi mi sto occupando dei comitati promotori".
Mando questa mail e subito dopo penso che prima di abbandonarmi così allegramente alle parole sarebbe il caso di pensarci. Tento di rimediare (che è sempre peggio) e gli scrivo che in effetti stavo scherzando, che mi sto interessando di questa cosa molto importante, che deve essere la più aperta possibile e infilo una riga di “luogocomunismi”.
Il mio interlocutore, persona intelligente, mi risponde che la mia prima risposta gli era piaciuta molto di più e che l’aveva trovata convincente e coerente con quello che io vado scrivendo di qua e di la da un po’di tempo a questa parte.
Taccio per non sfigurare. Ci penso un po’e arrivo alla conclusione che il mio conoscente ha ragione. Se il progetto del Partito Democratico così come sta nascendo davvero mi piacesse fino in fondo non mi sentirei in dovere di darmi più di tanto da fare.
Se dalle segreterie romane venissero fuori delle buone idee e delle pratiche ragionevoli non mi sentirei di dover dare nessun contributo e potrei tranquillamente assecondare la mia pigrizia delegandone la realizzazione.
Ma le cose non stanno andando così e per questo sento che c’è bisogno di un impegno in prima linea di tutte le persone che, anche in modo diverso, credono alla necessità storica di questa svolta.
Svolta che ha bisogno, come da premesse da più parti annunciate, non solo di un profondo rinnovamento della classe dirigente, ma soprattutto di dare particolare attenzione e cura ai problemi e alle necessità del paese che il centrosinistra italiano per il modo in cui è strutturato oggi (così come la sinistra francese) mostra di non saper avere.
Questo non significa che le cose stanno andando malissimo, ma che c’è davvero bisogno di un presidio politico nel centrosinistra per affermare il primato di alcuni temi fondamentali e soprattutto per non lasciare definitivamente alla destra il governo di questo paese.
E per queste ragioni comincio a percepire come fuorviante rispetto ai veri obiettivi il fatto che si stia parlando quasi esclusivamente di laicità e diritti delle coppie di fatto.
Dico questo perché penso che in questa fase politica e di governo sarebbe più importante discutere ad esempio di riforma della pubblica amministrazione, di legge elettorale, ma soprattutto di come dare all’Italia gli strumenti per uscire da un impasse che sembra caratterizzare il nostro paese dagli anni sessanta (e se dura dagli anni sessanta più che di impasse si tratta di un trend di declino strutturale).
Occuparsi quasi esclusivamente di quei temi significa alienarsi in battaglie (importantissime e nelle quali credo moltissimo, s’intenda) che ci fanno perdere di vista l’agenda politica che interessa tutto il paese, e che, in quanto tale, ci metterebbe più facilmente nelle condizioni domani di vincere e governare.