Partito democratico, le donne in rivolta:
ci siamo anche noi
di Andrea Carugati
Doveva essere composto da trenta persone, alla fine sono più di quaranta. Ma, nel comitato che guiderà la fase costituente del Partito democratico, le donne sono meno del 30 per cento. E pensare che proprio ieri è arrivata a Romano Prodi una missiva firmata da 22 donne con una richiesta precisa: «gesti coerenti». Anche perché un numero pari di donne e di uomini «non è una concessione formale». Tra le firmatarie: Vittoria Franco, Anna Finocchiaro, Marina Sereni, Anna Serafini e le ministre Pollastrini, Melandri, Turco, Lanzillotta. Tra le escluse le ministre Melandri e Turco.
UN RISIKO interminabile, con i tre coordinatori dell’Ulivo, Migliavacca, Soro e Barbi, impegnati per tutta la giornata in una estenuante trattativa. Obiettivo: compilare la lista per il comitato promotore del Partito democratico. Doveva essere composto da trenta
persone, alla fine sono più di quaranta, per la precisione 44.
Nonostante questo allargamento, non particolarmente gradito dalla Margherita, ci sono ugualmente degli scontenti: a partire dalle donne, che ieri hanno chiesto con una lettera al premier una rappresentanza paritaria nel comitato. Una missiva con 22 firme, promossa dalla coordinatrice delle donne Ds Vittoria Franco e da Albertina Soliani, in cui si chiedono al premier «gesti coerenti»: un numero pari di donne e di uomini «non è una concessione formale, ma un indispensabile requisito sostanziale per la nascita di un partito davvero nuovo». Tra le firmatarie anche Anna Finocchiaro, Marina Sereni, le ministre Barbara Pollastrini, Giovanna Melandri, Livia Turco e Linda Lanzillotta, Anna Serafini. Proprio due delle tre ministre diessine (Turco e Melandri), al contrario delle colleghe della Margherita Bindi e Lanzillotta, alla fine sono rimaste fuori dal comitato (e la Melandri non ha nascosto la sua irritazione): a causa di una scelta “federalista” operata dalla Quercia, che avendo un numero più alto di personalità nazionali e locali, ha dovuto procedere in questo modo per lasciare spazio a sindaci come Chiamparino e Cofferati e al presidente della Campania Bassolino.
La Margherita, invece, ha scelto il sindaco di Napoli Jervolino ma si è concentrata maggiormente sul gruppo dirigente nazionale: dentro quindi Rutelli, Soro, Franceschini, i ministri Parisi, Fioroni, Gentiloni e il sottosegretario Enrico Letta, Dini. Cui si associano l’europarlamentare Patrizia Toia e Wilma Mazzocco, dell’associazionismo cattolico. Dentro anche, in un pacchetto di 5 nomi superpartes, il leader dell’Italia di mezzo Marco Follini, il socialista Ottaviano Del Turco, presidente della Regione Abruzzo, il suo collega sardo Renato Soru, la repubblicana Luciana Sbarbati e il presidente di Slowfood Carlin Petrini.
Per la Quercia invece fanno parte del comitato, che si insedia stamane nella sede di Santi Apostoli, Fassino, D’Alema, Veltroni, Bersani, Finocchiaro, Sereni,Migliavacca, Vittoria Franco, Laura Pennacchi e la presidente del Piemonte Mercedes Bresso. In totale 15 nomi, 13 alla Margherita. In quota Prodi ci sono Giuliano Amato e Gad Lerner, oltre a Lilli Gruber, l’ex consigliere del premier Angelo Rovati e Filippo Andreatta.
Le donne, dunque, non superano il 30%: e cioè la quota che dieci giorni fa era stata fissata (all’unanimità) al vertice con Romano Prodi che aveva stabilito la road map per la nascita del Pd. Insomma, ragionano gli uomini a Santi Apostoli: visto che la quota del 30% è stata rispettata non si capiscono le ragioni di una protesta tardiva.
Tutta la giornata è stata scandita da una girandola di nomi in entrata e in uscita: con la complicazione dell’assenza da Roma di Fassino, Rutelli e Prodi, costantemente in contatto telefonico con i tre coordinatori. La riunione dei tre saggi è terminata attorno alle 20, ma prima di conoscere la lista si è dovuto attendere l’imprimatur finale di Romano Prodi, rientrato a Roma alle 22.
Alla fine sono rimasti fuori i tre saggi di Orvieto, Salvatore Vassallo, Pietro Scoppola e Roberto Gualtieri, che comunque collaboreranno con i tre coordinatori per la messa a punto delle regole di voto per le primarie di ottobre. Nella giornata di ieri Migliavacca Soro e Barbi hanno anche incontrato gli esperti vassallo, Ceccanti e Giuseppe Busia per una prima ricognizione sui sistemi di voto per la costituente.
Tra i primi a commentare la propria nomina del Turco e Follini: «Io vado avanti sperando che Boselli si convinca che la strada presa a Fiuggi non porta da nessuna parte», dice il presidenza abruzzese. E Follini_ «È una scelta convinta e non scontata, il Pd dovrà essere una spinta alla modernizzazione della politica».
Ivan?
follini? del turco? lerner? spiace che il compianto tanassi sia scomparso, avrebbe giganteggiato
manca sbirulino... che schifo! cacca secca, manco calda e fumante.
il nuovo che avanza!
Premesso che del PD non me ne frega un fico secco, anzi mi sta discretamente sulle palle, credo che la questione delle quote rosa al 50% sia una cazzata. Per essere meritocratici preservando le pari opportunità, le percentuali andrebbero attribuite a ciascun sesso in base al numero di iscritti.
un partito di nuova generazione!!!
complimenti
@ sara
sono d'accordo con te, con sbirulimo e il pupazzo gnappo il livello della lista sarebbe stato certamente più elevato
racaille
madonna che tristezza...