Spazzole, polizze e sicurezza

Antefatto. Pochi giorni fa l'amministrazione di centrosinistra in provincia di Milano "pacchetto sicurezza" da un milione di euro, una delibera fortemente voluta da Penati, con l'obiettivo di consegnare l'intera somma al prefetto per pagare gli straordinari alle forze dell'ordine o acquistare nuove dotazioni per le polizie locali. La faccenda sa di bufala. Un milione fa effetto, ma in realtà si tratta di quattro soldi in relazione al bilancio (la destra chiede almeno l'8 per mille) e comunque non c'è un centesimo a favore di qualcosa che non sia repressione. Non a caso il segretario di Rifondazione comunista, Antonello Patta, commenta su Corsera:
«Si era scelta, per decisione del solo Penati, un'impostazione sicuritaria senza la necessaria sottolineatura delle politiche di inclusione, quelle che ci distinguono in modo nettissimo dalla destra». Con la consueto classe provinciale Penati risponde che
«sull'inclusione non siamo secondi a nessuno» (in effetti quando poi ci sono di mezzo i suoi amici è straordinariamente abile ed efficiente nell'includere). Bel colpo. La sinistra si oppone ed è subito crisi nella pur blindata maggioranza di palazzo Maggi-Penati-Vimercati (già palazzo Isimbardi).
Una crisi però che, come per incanto, scompare nel nulla dopo due ore di discussione, quando la maggioranza vota incredibilmente compatta. Ma che è successo? Secondo il segretario di Rifondazione (che non è un pericoloso giacobino e qualunquista come noi di OMB), Penati ha fatto il gioco delle tre tavolette, dicendo una cosa e scrivendone un'altra: «La scrittura della delibera è avvenuta dopo la giunta, e non corrisponde a quanto i nostri assessori credevano di aver votato». Capito bene? Se quello che dice Patta è vero, il mirabolante venditore di spazzolePOLIZZE ha venduto una spazzolaPOLIZZA ai suoi soci di maggioranza, ma poi ha consegnato una scatola con dentro carta straccia. Un colpo da maestro, nella miglior tradizione dei parcheggi della A1, degno dell'inarrivabile Berlusconi. Ovviamente il venditore di spazzolePOLIZZE inopinatamente assurto alla presidenza della provincia di Milano (mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa) nega e contrattacca: «Se un mio assessore dovesse dichiarare che ho fatto approvare una cosa, scrivendone poi un'altra, le soluzioni sarebbero due: o rassegnerebbe le deleghe o sarei costretto a ritirargliele».
La vicenda non è banale, perché se Patta non racconta balle (e non si capisce perché dovrebbe raccontarle) qui è stata messa in atto una vera e propria truffa ai danni di colleghi, cittadini, opposizione, eccetera, con lite furibonda e crisi di maggioranza su una spesa ridicola, un milione di euro, meno dell'uno per mille sul bilancio provinciale. Che senso ha?
Bruno Dapei, capogruppo di Forza Italia in provincia di Milano, ha una sua spiegazione: «Il fatto che Penati abbia deciso di rincorrere questi temi dopo tre anni la dice lunga su questa lite - commenta Dapei - che nasce per due ragioni precise che nulla hanno a che fare con l'interesse della collettività. La prima è che Penati cerca di fare un po' di fumo per far credere che sta facendo qualcosa. La seconda è strategia post-eletttorale. Vista la mala parata nei consensi, lui cerca la rissa con la sinistra per accreditarsi come interprete di un elettorato più moderato».
Ovvero: visto che dall'altra parte non se lo filano più neanche i suoi storici sponsor, Penati è impegnatissimo a tentare di farsi benvolere a destra, nella speranza di riuscire a presentarsi alle prossime scadenze politiche ed elettorali con uno straccio di consenso. Alla faccia di chi l'ha votato nella speranza di avere un governo di sinistra in provincia di Milano.
L'ennesima azione del venditore di spazzolePOLIZZE che si considera uno scaltro politico dà all'opposizione la possibilità di infierire. Bruno Dapei è lapidario: «Penati è patetico».
di
Alberto Biraghi