Aldro, il padre ai poliziotti: «Voglio vedervi in faccia»
Gli agenti rinviati a giudizio: omicidio colposo per le botte che provocarono la morte del ragazzo
di Marco Zavagli
Sono le 13.45 quando all’uscita del tribunale si apprende che gli agenti Paolo Forlani, Enzo Pontani, Luca Pollastri e Monica Segatto verranno processati per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi avvenuto in via Ippodromo a Ferrara il 25 settembre 2005.
Sono passati 635 giorni da quella mattina in cui Patrizia Moretti svegliandosi non trovò suo figlio in camera. Aveva 18 anni, le dissero: è morto, per un malore. La versione della polizia propenderà poi per overdose. Anche dalla procura si accredita il fatto che è «da escludere la natura traumatica del decesso». Eppure dopo aver visto il corpo nella bara la madre stenterà a riconoscerlo: «Il suo corpo non sembrava più allineato e simmetrico. L’hanno distrutto...».
Per i quattro mesi successivi quel poco che si sa è che Federico è morto durante una violenta colluttazione con quattro poliziotti, intervenuti dietro la segnalazione di «un giovane che urla frasi sconnesse e colpisce alcuni pali della luce con il capo». La madre però non si rassegna e decide di aprire un blog sul quale racconta la storia di suo figlio. In breve la vicenda diventa un caso nazionale e dalla procura qualcosa inizia a muoversi. I quattro agenti vengono indagati per omicidio preterintenzionale. Spunta una testimone oculare che racconta di aver visto i poliziotti picchiare violentemente il giovane (perfino rompendo due manganelli...). La famiglia viene ricevuta dalle massime cariche dello Stato. Emergono manomissioni nei fogli di intervento delle volanti di quella notte, che posticipano l'intervento dei poliziotti. Le 5.45 diventano le 5.50. Particolare non secondario, se si pensa che la segnalazione al 113 risalirebbe alle 5.47. Se l'intervento fosse partito alle 5.45 significherebbe secondo la famiglia che la polizia si stava già dirigendo in via Ippodromo, prima di qualsiasi segnalazione.
E così oggi all'uscita dal tribunale tutti i taccuini e i microfoni sono per lei, Patrizia Moretti. «Dopo quasi due anni finalmente sono soddisfatta - sospira la madre -. Questo è un inizio per noi, non la fine». Al suo fianco il marito, Lino, è commosso: «Voglio vedere in faccia quei quattro che non si sono mai presentati nemmeno per dire "mi dispiace". Questo silenzio per me, a prescindere da come andrà il processo, è già una condanna».
Due manganelli rotti.
Poi vai a chiedere alla gente in giro, e ti dicono "se la sarà cercata"...
Lo spirito critico è sempre scarseggiato in questo paese, ma oggi latitano proprio l'intelligenza e il buon senso. Per questo le destre spopolano.
Finalmente l'altro giorno anche alcuni TG nazionali si sono occupati del caso, dopo anni di silenzi rotti solo da internet o quotidiani meno allineati...speriamo che, in parallelo alle indagini sul G8, si possa finalmente giudicare anche l'operato di alcune frange delle Forze dell'(Dis) Ordine!
ci sarà sotto una storia di soldi e ricatti.
In un articolo di ieri segnalato da antonella_c si dice anche che "L'accusa per tutti è quella di 'eccesso colposo': di aver cioé ecceduto 'i limiti dell'adempimento di un dovere' ". Cioè, per capire, il loro dovere sarebbe quello di riempire di botte un ragazzo, ma senza ammazzarlo, limitandosi a mandarlo all'ospedale. Sarà così?
beh ma la nostra splendita itaGlia non si ferma certo a questo, infatti pare che si stia estradando un omicida verso un paese dove vige ancora la pena di morte... :(((
Queste dovrebbero essere le persone che mantengono l'ordine???Che hanno il compito di far rispettare le leggi???Che vengono profumatamente PAGATI(da noi cittadini)per salvaguardare la nostra incolumità???
MOLTO BENE...Allora io vi dico che mi basterebbe soltanto 1giorno in una stanza con quei 4 poliziotti ed uno ad uno far provare loro il dolore che hanno inflitto!!!
Pensate che la violenza non risolve niente? Avete perfettamente ragione ma quel 25 settembre loro non hanno parlato!!! Ciao Federico