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«Il Pd lombardo deve poter scegliere da solo le candidature e anche le alleanze» e (2)
«Le primarie non sono sinonimo di rinnovamento. Lo sono gli atti politici». Sono frasi pronunciate da due personaggi che - assieme ad alcuni maggiorenti nazionali - costituiscono ciascuno un'ottima ragione per non votare il PD. Una precisazione, prima di proseguire. Ammiro la saggezza di
Gherardo Colombo quando avvisa che concentrandosi sull'uomo colpevole si rischia di perdere di vista il fenomeno nella sua globalità. Ma c'è un limite a tutto e i due personaggi qui sopra, già deleteri per una gestione sconsiderata delle quote di potere di cui sono inopinatamente riusciti ad appropriarsi, possono diventare un rischio micidiale per la credibilità del PD e più in generale del centrosinistra milanese.
La prima frase è di Filippo Penati. L'ex venditore di
spazzPOLIZZE - sostenuto fino a oggi da una rete di clientele costruita in anni di duro lavoro a spese del contribuente - vede crollare il suo consenso giorno per giorno, sia in giunta sia sul territorio, per una politica a cui è possibile attribuire aggettivi di ogni sorta, purché negativi. Penati è uno che ha per essere eletto ha promesso - tanto per dirne una - che avrebbe eliminato le spese per i gadget promozionali, salvo poi gettare centinaia di migliaia di euro in braccialetti di silicone e altre amenità, e stampare due testate cartacee del tutto inutili (se non a chi ci lucra) che costano al contribuente oltre 3 miloni di euro l'anno, passibili di aumenti. Sempre Penati, cavillando, ha assegnato ai suoi amici
Maggi e Vimercati (due nomi tra tanti) emolumenti da favola per incarichi che a rigor di legge non potrebbero avere (per incompatibilità e titolo di studio). Noccioline di fronte
all'indebitamento di 260 milioni (incolmabile) per strapagare il 15% di Serravalle a Marcellino Gavio. Ma noccioline che la dicono lunga. Penati deve sostituire ampie fasce di elettori disgustati dal suo andazzo sestese e cerca di strappare consenso agli avversari con continui scivolamenti a destra che mettono quotidianamente in crisi la sua maggioranza, allontanano i suoi (si fa per dire) elettori naturali e potenziali, indignano i suoi compari (la Pollastrini ha definito l'ipotesi di alleanze con il centrodestra "scandalosa e sciocca").
La seconda frase è di
Franco Mirabelli, uno che da un lato continua a negare l'ipotesi di sue candidature a poltrone importanti e dall'altro - mentre i DS già non esistono più - insiste nel parlare come se il partito locale fosse cosa sua. La frase - ammesso che sia stata pronunziata così - è una solenne idiozia, perché in Italia le primarie potrebbero essere - più che un segnale forte - proprio un "gesto politico" di rinnovamento. "Potrebbero" se non fossero organizzate e gestite in modo nazional-plebiscitario (primarie Prodi) o peggio omertoso e clientelare (primarie Ferrante). Ora, Franco Mirabelli non è Franco Mitterand, ma a 2 + 2 ci arriva anche lui e ha chiara in testa la necessità di sfilare ai cittadini il portafoglio del rinnovamento, pena la perdita delle ultime briciole rimaste di un potere che fu grande. Per ovvie ragioni di consenso non può sottrarsi alle primarie per l'elezione del segretario del PD. Quindi proverà in tutti i modi a disinnescarle, sganciandole dalle consultazioni nazionali per la costituente, con l'obiettivo di portare a votare solo le sue truppe ed eleggere chi vuole il partito. Sappia Mirabelli e chi sta sostenendo questa strategia da gioco delle tre carte che il gesto politico vero è smetterla una buona volta di pensare a ciò che conviene a loro e provare ad agire in nome del bene comune.
Ecco, per tornare a Gherardo Colombo. E' chiaro che non bisogna cercare a tutti i costi un colpevole, che a concentrarsi su Penati e Mirabelli si rischia di perdere di vista il fenomeno (il tracollo morale, culturale e politico del centrosinistra locale). Ma è altrettanto chiaro che un PD che voglia davvero essere l'occasione per un indispensabile rinnovamento e una rinascita del centrosinistra, non può che partire dalla messa ai margini di figuri come questi.