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Alberto Biraghi
Colombo e le primarie del Pd

Nell'articolo sulla candidatura di Colombo nelle primarie del Partito democratico ( Corriere di ieri), la mia opinione viene riferita in modo breve, pertanto mi sembrano necessarie alcune precisazioni. Infatti, dopo avere affermato che Colombo è un candidato degnissimo per le battaglie degli ultimi cinque anni contro l'anomalia italiana, ho subito aggiunto che la sua intenzione di rappresentare nel Partito democratico lo spirito del Palavobis e di piazza San Giovanni contrasta in modo inevitabile con la sua adesione ai primi discorsi di Veltroni. Ne ricordo solo alcuni punti non trascurabili: la sottovalutazione del pericolo di un ritorno di Berlusconi, l'apprezzamento per la sua riforma costituzionale e l'aperta riproposizione del premierato.
Dunque Veltroni non sente il vincolo della vittoria referendaria che aveva cancellato la riforma e il premierato: l'unica vera vittoria degli ultimi anni.
Nell'intervista al Corriere, Colombo si distingue da Veltroni sulla sottovalutazione del pericolo Berlusconi ma non dice nulla sulla questione costituzionale e sul premierato. E bastano questi due temi a scavare una distanza incolmabile tra lo spirito dei girotondi e il carattere che Veltroni vuol dare al Partito democratico. Perciò è molto difficile che i soggetti del protagonismo civile possano dedicare le loro energie alla costruzione di quel partito. Può darsi che qualcuno si senta sollecitato da una candidatura ineccepibile come quella di Colombo a partecipare alle primarie per sostenerla, ma ciò non significa che poi si impegni in quel contesto dopo le primarie: un voto di testimonianza è sempre possibile ma la partecipazione potrebbe finire lì.
Nell'elettorato critico è forte il timore che la candidatura di Colombo possa finire solo per dare un'apparenza di democrazia partecipativa a un'operazione sostanzialmente oligarchica: il programma va sottoscritto prima del voto; la partecipazione popolare serve solo a scegliere il leader; la Costituente aperta è già un ricordo. E, quanto ai ricordi, nessuno dei quattro milioni che votarono per Prodi si sarà dimenticato di come quelle primarie, anche col contributo dello stesso Prodi, siano state svuotate e vanificate.
Infine, le ultime amministrative hanno dimostrato che una parte preziosa dell'elettorato di centrosinistra e di sinistra ha smesso di votare per i partiti tradizionali e tutto fa pensare che l'astensionismo sia destinato più a crescere che a diminuire. Con queste premesse, le prossime elezioni rischiano di essere già perdute. Perciò è necessario che i soggetti del protagonismo civile si uniscano per convincere i cittadini che hanno già rinunciato al voto, e gli altri che si apprestano a farlo la prossima volta, affinché possano votare nuove forme di rappresentanza politica orientate allo smantellamento delle oligarchie e a un programma di applicazione effettiva dei principi costituzionali.
fonte: il Corriere della Sera