L’ateismo di Martorana e il Guccini di Corradi

Sul sito web del quotidiano
Avvenire trovo un articolo di certa Marina Corradi dal titolo “L'ateismo di Martorana filosofia da bocciofila. L'ultimo pamphlet che insidia le nostre scuole”, recensione a un libretto che “circola nelle scuole del Nord Italia. Stampato a grandi caratteri, facile di lettura, vorrebbe essere un abbecedario del giovane miscredente, da indirizzare sulla retta via dell'avversione a crocefissi e chiese”. Credo che Corradi sia qui ironica, ma non si sa mai.
Prima di passare a esaminare la recensione, occorre però precisare una cosa. Il libricino “stampato a grandi caratteri” è anche liberamente consultabile (e stampabile) sul sito dell'
UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), un testo dal titolo “Il piccolo Ateo” scritto dal prof. Calogero Martorana, coordinatore del circolo UAAR di Napoli, pressoché identico nella sostanza alla versione a stampa denunciata da Corradi.
Corradi ha dimenticato di dare questa informazione, che sarebbe invece stata utile ai suoi lettori che possono farsi un'idea di che cosa si parla, tra l'altro senza spendere una lira. Diversamente, si potrebbe pensare, che Corradi abbia preferito non dirlo, perché non sia mai che venga in mente ad altri di leggerlo, se non addirittura di stamparlo per farlo circolare anche nelle scuole del centro, del sud e delle isole. Ma andiamo oltre.
La recensione comincia con una serie di brani pescati qua e là dal lavoro di Martorana e incollati assieme da Corradi, il tutto tra virgolette come se fosse una citazione letterale, in maniera da far apparire l'autore un cretino che inanella luoghi comuni saltando di palo in frasca. Poi, Corradi, confessa che a leggere il “libretto” si fatica a non ridere. Bene, vediamo con che cosa si diverte Corradi.
Dopo la presentazione dell'autore e dell'opera (“vi spiegherò perché ritengo che non esiste Dio e come dovete difendervi dai preti, dai famigliari e dalle persone che invece vogliono per forza farvi credere che esiste Dio, oltre a Gesù, la Madonna, i santi e compagnia bella”), Martorana passa al primo paragrafo - “Quali prove abbiamo che esiste Dio?” - e comincia col domandare al lettore se sappia che cosa sia una prova ponendo alcune semplici domande, per esempio “Dico a mamma che a scuola ho preso un bel voto. Questa è una prova che davvero ho preso un bel voto?”. Va da sé, che rispondere di sì è sbagliato: “tu a tua madre puoi dire qualunque cosa, anche di aver preso 10 in matematica, ma questa non è una prova, è soltanto una cosa che hai detto tu. La prova potrebbe essere vedere il voto sul registro del professore, oppure parlare con quel professore. Capisci? "Raccontare" non significa portare delle prove di verità”. Non fa una piega. Così come non fa una piega la seguente coppia domanda: “Il prete, durante la Messa domenicale, racconta che se i bambini fanno i cattivi andranno all'inferno. È vero?” e risposta: “I preti dicono spesso cose che non si possono provare: dio esiste, dopo la morte vai in paradiso, la madonnina piange se fai il cattivo, eccetera. Loro dicono che ci devi credere "per fede", credere a occhi chiusi, senza pensarci. Tu l'Inferno l'hai mai visto? Lo so che qualcuno te lo ha pure descritto e ti ha messo paura... Ma quel qualcuno, da' retta a me, non lo sa!”.
Fin qui non faccio nessuna fatica a trattenere le risate, ma magari non ho senso dell'umorismo.
Subito dopo, Martorana affronta un tema caro ai cattolici: dio dà premi e punizioni. E domanda: “dimmi la verità: hai mai avuto dei premi da Dio? I regali te li comprano i genitori o i parenti o i tuoi amici. Quando sei malato, la buona salute te la restituiscono i medici. Se trovi dei soldi per terra, significa che qualcuno li ha persi, quindi devi ringraziare soltanto la "fortuna". Se vai bene a scuola e ti mettono un bel voto, è perché hai studiato, o magari perché ti hanno fatto domande facili. Quindi, che c'entra Dio? Hai mai ricevuto delle punizioni da Dio? Pensaci! Chi ti dà gli schiaffi è mamma o papà, non Dio. Se becchi l'influenza, è colpa dell'influenza, non di Dio! Se muore una persona che tu ami è colpa di un incidente, di una malattia, o della vecchiaia di quella persona. Dio non c'entra”.
Semplice, se si vuole anche banale, ma certo non ridicolo. Consideriamo, con quel minimo di onestà intellettuale della quale Corradi non è pratica, che il saggetto di Martorana è indirizzato ai ragazzini, cioè agli stessi per i quali sono pensati i testi di catechismo elementare. Quindi, prima di liquidare come superficiali (e quindi inconsistenti) le sue argomentazioni, proviamo a dare un'occhiata al livello di profondità dei volumetti sui quali, invece, si preparano le giovani menti alla prima comunione o alla cresima. Quelli, per essere chiari, che non si possono stampare da internet ma che si comprano, pagandoli, dalle suore Paoline già belli e stampati e ricchi di illustrazioni (Mosè è Gesù in quadricromia). Poi, dopo aver fatto questa operazione, leggiamo Corradi che scrive che l'autore (Martorana) mette in atto il: “commovente tentativo di parlare un linguaggio accessibile ai bambini. I quali tuttavia, contrariamente a quanto pensano certi adulti, sono piccoli, ma non cretini”. Tentativo “commovente”, cioè non riuscito per quanto Martorana ci abbia provato: opinione di Corradi. Ma, commovente o meno, Martorana nel domandare ai bambini che cosa sia una prova e, soprattutto, nel fornir loro una buona risposta, fa tutto fuorché prenderli per il naso. Poi, voglio dire, se Corradi ritiene - a ragione - che i bambini siano “piccoli ma non cretini”, allora è plausibile che ritenga anche che essi siano in grado di capire da soli quali sono i discorsi sensati e quali, invece, sono le dabbenaggini a uso dei gonzi. Quindi, anche di capire se ha ragione il prete che parla dell'inferno con cognizione di causa pur non essendovi mai stato o se ha ragione Martorana. Non si capisce, perciò, come mai Corradi definisca il saggetto, nel titolo della sua recensione, un “Pamphlet che insidia le nostre scuole”, scuole dove gli alunni sono piccoli ma non cretini e dunque attrezzati contro simili “insidie”, perché perfettamente in grado di distinguere le spiegazioni dalle barzellette: a memoria d'uomo, infatti, nessuno ha mai pensato che le vicissitudini di Pierino fossero cronache di vita vissuta.
Il testo di Martorana prosegue affrontando molti argomenti con lo stesso stile colloquiale e con la profondità che è lecito aspettarsi in uno scritto che si rivolge all'infanzia o alla preadolescenza. Persone piccole, non cretine, ma con le quali, si converrà, non si può pensare di discettare di Feuerbach. Ma l'ateismo è una cosa seria, tuona (si fa per dire) Corradi, non “questa filosofia da bocciofila”. Il rifiuto di dio non può essere argomentato con “battute da cabaret”, prosegue, perché “Duemila anni di storia, da Paolo a Tommaso ad Agostino, duemila anni segnati da Dante, Raffaello, Michelangelo, meritano di più della dialettica del professor Martorana”. Ah sì? Bene, ci indichi, Corradi, in quali dei testi di catechismo (ai miei tempi: della “dottrina”) destinati allo stesso giovane pubblico (piccolo ma non cretino) si parla della teoria del “doppio effetto” o, più in generale, della Summa, in quali si spiegano le tesi della Città di dio, in quali si commenta il mirabile “Le cose tutte quante / hanno ordine tra loro, e questo è forma / che l'universo a Dio fa simigliante”. Agostino, Tommaso, Dante, non compaiono nello scritto di Martorana (che perciò non indirizza loro le “battute da cabaret” che, comunque, vede solo Corradi) per lo stesso motivo per cui non compaiono nei testi di catechismo per i bimbi: perché non sono cretini, ma sono piccoli, e di Agostino e di Tommaso, così come di Godwin e di Dennett, non ci capirebbero niente.
Corradi, che non se ne fa mancare una, non omette la solita stupidaggine: “in questa Italia «cattolica e oscurantista» siamo liberi, anche di raccontare barzellette su una fede in cui pure in moltissimi si riconoscono. Se il signor Martorana sta preparando la versione in arabo del suo volume, per i fedeli islamici, ci permettiamo di consigliargli prudenza”. Stupidata colossale, per quanto familiare, che sottende il ragionamento in base al quale, dato che ci sono persone che hanno rubato un'automobile non dovremmo prendercela con quelli che rubano i motorini.
En passant, poi, Corradi ci informa che, “quel Dio dato trent'anni fa per morto” è invece ancora vivo. E qui le cose si complicano, perché Corradi la profonda, quella che ritiene che l'ateismo sia una cosa seria e non una “filosofia da bocciofila”, fa risalire l'affermazione “Dio è morto” a trent'anni fa, cioè alla bella canzone di Francesco Guccini, mentre noi, che siamo superficiali, preferiamo farla risalire alla Gaia Scienza, pubblicata da Friedrich Nietzsche nel 1882.
Ma poco male. Che la recensione sia stata scritta da un'ignorante non vale a dire che il libro recensito sia per forza buono. Perciò, il mio consiglio è quello di stamparlo e di farlo leggere ai bambini. Ci penseranno loro, che sono piccoli ma non cretini, a dare un giudizio. E, soprattutto, a farsi un'idea.
di
Persio Tincani