Metodi vecchi per politici nuovi

Ho letto nei giorni scorsi su Europa e su Repubblica degli attacchi rivolti dall'onorevole Roberto Giachetti al Ministro Giovanna Melandri circa la scarsa presenza di giovani nelle liste per il Partito Democratico e in particolare nella lista denominata «Con Veltroni. Ambiente, innovazione, lavoro».
L'onorevole dl, a cui va riconosciuto il merito di aver dato vita a una serie di iniziative per la nascita del Pd (ha girato l'Italia con un pulmino, ha fatto lo sciopero della fame per 41 giorni perché venisse decisa la data della costituente e ha raccolto alcune autocandidature nel suo blog), accusa il ministro Melandri di non aver reso possibile l'ingresso di tre giovani che lui sosteneva per le liste per la Costituente del Pd.
So anche che una di queste persone vive e lavora nella mia città, io non la conosco personalmente, ma da quel che ho capito sarebbe stata benissimo vicino a noi, un profilo umano e personale assolutamente aderente alla lista che abbiamo messo in piedi a Venezia.
Mi chiamo Marta Meo, ho 36 anni, sono sposata e ho due figlie, sono architetto e da un anno sono iscritta ai Ds.
Sono capolista a Venezia centro storico con la lista «Con Veltroni. Ambiente, innovazione, lavoro», e la mia candidatura, così come tutte le altre nate in seno a questa lista nella città di Venezia, è il frutto di un lungo lavoro fatto di incontri e riunioni durati quasi due mesi.
Tanto tempo è servito per mettere insieme persone con provenienze politiche diverse, persone che fanno dell'attività nell'associazionismo e nel volontariato il loro principale impegno, persone che per entrare nella lista hanno anche dovuto fare delle scelte politiche e personali non sempre facili.
Lavorare insieme è stato difficile e appassionante, a volte abbiamo dovuto tener duro, rispondere a diffidenze e resistenze ma, lo abbiamo sempre detto, la nostra lista non nasce in contrapposizione, nasce per portare nel Partito Democratico e a sostegno di Veltroni un valore aggiunto che altrimenti difficilmente avrebbe trovato spazio.
A volte abbiamo temuto che da Roma arrivassero nomi calati dall'alto, veti e pressioni, ma abbiamo sempre continuato a lavorare e discutere dando forma, natura e senso al nostro agire politico.
Alla fine credo che ognuno di noi abbia trovato prima di tutto una propria collocazione politica, perché in questa laboriosa fase di discussione in questo gruppo (perché noi non siamo semplicemente una lista, noi ora siamo un gruppo) si delineavano, per ciascuno di noi, ruoli e compiti. A me, come alla ventitreenne della Margherita che mi affianca come capolista al regionale è stata data la possibilità di metterci in gioco fino in fondo, altri sono con noi per portare temi e istanze che ci caratterizzano, come chi si occupa di pari opportunità, di disabilità, di diritti e, naturalmente, di ambiente, innovazione, lavoro.
Altri, come Mara Rumiz, assessore a Venezia da molti anni, hanno fatto un passo indietro per favorire un rinnovamento di cui la politica, anche nella nostra città, ha estremo bisogno.
Nel fare questo ha messo il suo peso politico per costruire un presidio, ha esercitato un ruolo di garante per far si che la lista nascesse nel rispetto delle sue premesse politiche.
Oggi attaccare Giovanna Melandri è soprattutto essere molto ingenerosi nei confronti di persone come lei che hanno fatto un passo indietro in silenzio, senza megafoni, solo perché ci credevano.
Dopo Venezia, Mestre e Marghera si è cercato di aiutare chi lavorava alla costruzione delle liste in altre realtà locali, gruppi che operano in piccoli centri, oppure gruppi di giovanissimi (come i trevigiani e i padovani) che hanno incontrato tante difficoltà e resistenze.
Alla fine, il 20 settembre verso le nove di sera, a liste chiuse, quando stavamo verificando le ultimissime disponibilità nei seggi minori e cominciando a organizzare la raccolta delle firme, arriva la telefonata da Roma. Era Roberto Giachetti che, mi dispiace davvero dirlo, proponeva qualcuno che se avessimo avuto la possibilità di incontrare prima sarebbe stato sicuramente in squadra con noi.
di
Marta Meo
fonte: l'Unità