Il caso è così triste che certemente non è il caso di fare polemiche. Il fatto è che, quasi certamente, il suddetto Capone da Avellino, aveva liberamente scelto la sua vita da barbone e mai avrebbe accettato(ammesso per assurdo che qualcuno gliene mettesse una a disposizione) di vivere al chiuso di una casa che avrebbe significato per lui una spesa sia di tempo che di denaro e una limitazione alla sua libertà di movimento. Mi meraviglia però che per avere indumenti decenti, non si sia rivolto alle molte organizzazioni che fanno capo alla chiesa cattolica. Dalle mie parti almeno, preti, frati e cattolici militanti si danno da fare per raccogliere indumenti seminuovi allo scopo di ridistribuirli a chi ne ha bisogno. Non mi risulta che, in cambio, pretendano la partecipazione alle funzioni sacre e nemmeno che si recitino preghiere. Immagino che a Milano ci siano analoghe possibilità per chi non può disporre del danaro necessario all'acquisto di capi di abbigliamento. Il povero Capone o non era informato o non ha voluto ricevere in dono quel che si è procurato rubando. Sinceramente, mi sembra che il giudice abbia dimostrato molta comprensione nei suoi confronti. Forse, se è stato " pizzicato" di nuovo, è probabile che fosse noto alla polizia per sue precedenti birichinate. E adesso, linciatemi.
sicuramente la versione di repubblica omette molti particolari, ed è scritta solo al fine di far vedere l'arresto domiciliare su una panchina.
Insomma, spero anch'io ci sia altro, è veramente paradossale altrimenti...
Una cosa certa è che se uno vive per strada non lo si può bloccare. Almeno quello. Almeno la possibilità di essere libero. Se no tanto vale metterlo in prigione, almeno se non può muoversi ha un letto e un pasto...
Prefe, un po' di precisione ! Previti sta al circolo canottieri, non al tennis club!
Storie di ordinaria follia itagliana.
Non mi stupisco più di numma