“Il Sacrosanto Diritto di Satira non prevede la Stupidità: l’indennità scatta solo davanti all’intelligenza, non alla provacazione da bambocci.”
Con un bellissimo post da par suo, il maestro Federico Maria Sardelli – uno dei più grandi talenti artistici italiani viventi, esegeta di Vivaldi, genio della musica e della satira che molto ammiro – ha commentato le vignette di Charlie Hebdo sul terremoto.
Nella sua riflessione ho trovato un limite e l’ho sottolineato con un commento. Lo riporto paro-paro a riassumere il mio pensiero su una vicenda in cui è scattato il peggio dell’italianità telematica, un flame gigante a cui hanno partecipato pressoché tutti, in gran parte senza aver dedicato un minuto di riflessione alla questione reale (primo tra tutti Mentana col suo telegiornale a ditino alzato del 2 settembre).
Ed ecco, affogato tra quelli della allegra comunità che segue il maestro, il mio commento in cui – contro molte evidenze – non rinuncio ad avere fiducia nel buon senso delle persone.
O ESIMIO™, bel pensiero, con un limite: chi giudica la stupidità? Quando – come io auspico da tempo – ella™ sarà Presidente, Re e financo DIO™ tutto sarà semplice. Ma oggi che si ha ALFANO™ (scus.turpiloq.) ministro e si arriva a far santa la schifosa di Calcutta? Il problema è di limiti: chi li definisce e come? Mi spiego.
Un limite già è definito: il danno. Se c’è fisico (lesioni) o morale (diffamazione-calunnia) i limiti ci vogliono (e ci sono: legge e conseguente giurisprudenza).
Se invece si entra in temi non definiti e definibili come “rispetto”, “buon gusto”, “stupidità” eccetera, ecco che allora tutto diventa MOLTO difficile, perché porre dei limiti significa necessariamente limitare il libero pensiero.
E qui chi decide cosa è bene e cosa è male? In base a quali codici? E’ una domanda antica come l’uomo, esplicitata da Platone e ancora senza risposta (“cos’è bene e cos’è male dobbiamo chiederlo a Lisia?”). Se non c’è riuscita la filosofia a darla, non possiamo lasciare che venga dal popolo becero di Facebook.
La difesa a questo punto non può che essere in ognuno di noi. Non ci piace Charlie? Non lo si legge. Oggettivamente è un giornaletto marginale, lo si fa grande stigmatizzandone i contenuti, lo si annulla non leggendolo e non parlandone.
La OSSEQUIO™.
Edit 5 settembre: da Strade Online gli stessi concetti, argomentati molto bene.