Credo di essere stato il primo a criticare le imprese di Penati, fin dalla sua elezione a presidente della Provincia di Milano, un evento che avviò il mio allontanamento dal partito che avevo votato e sostenuto per una vita. Nel tempo l’ho seguito con attenzione, fino all’ipotesi di una sua candidatura in regione che mi indusse ad aprire il blog “Penati? Nein Danke!” (messo offline su consiglio degli avvocati che mi difendono dalle intimidazioni di Lorsignori). Oggi si legge ovunque che è stato assolto, che “finisce l’incubo”, che “ora i critici devono fare ammenda”. Non io, non in mio nome. Quindi mi occupo per l’ultima volta di questo signore e poi lo archivio definitivamente tra le cose che auspicabilmente appartengono ormai al passato.
Nella mia opinione l’assoluzione di Penati è parziale e (a meno che la lettura della sentenza non riservi sorprese) legata più a tecnicismi che a una reale dimostrazione di estraneità alle vicende.
L’accusa più grave relativa alle aree Falk e Marelli è stata prescritta, nonostante le dichiarazioni urbi et orbi (qui, qui e qui) di voler rinunciare alla prescrizione facilitata dalla legge Severino, Penati l’ha accettata senza fare una piega. Tra l’altro prescrizione avrebbe impedito vari accertamenti sulla accusa di corruzione per la vicenda Serravalle, in cui l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” si basa sul secondo comma: prova non sufficiente.
Da ultimo, resta la questione Fare Metropoli, l’associazione che non ha mai fatto nulla, salvo raccogliere contributi elettorali dagli imprenditori e ridistribuirli, di fatto attuando un finanziamento illegale al suo partito. L’assoluzione “perché il fatto non sussiste” deriva dalla mancanza di prove che Penati si sia intascato una parte di quel flusso importante di denaro.
Sulle responsabilità civili e politiche non mi pronuncio, ho già detto abbastanza in passato cosa penso dell’uomo, del suo modo di fare e dei suoi sodali giovani e vecchi, oggi quasi tutti in posizione di responsabilità e/o confort, ma sempre ben retribuita, a dimostrare come un qualche genere di “sistema” ci fosse.
Perché ci sia poco da gioire lo dice bene Gianni Barbacetto: “In attesa delle motivazioni della sentenza, Penati esce dalle sue complesse vicende giudiziarie grazie a un mix assoluzione/prescrizione/insufficienza di prove. Considerato che oltre alle responsabilità penali accertate e accertabili ci sono le responsabilità politiche e la decenza dei comportamenti, quel mix è forse troppo poco per poter gioire.”
PS: tutto quello che ho scritto all’epoca dei fasti di Penati è reperibile tramite il motore di ricerca che ho montato in cima alla home page dell’archivio del vecchio OneMoreBlog.
Vale la pena di rileggere anche l’Inkiesta e Repubblica. Resta solo da sperare che l’appello ribalti la sentenza. Perché i numeri non mentono, am questa assoluzione evidentemente non ne tiene conto.