“Le primarie del Partito Democratico, strombazzate da anni come luogo della libertà, del libero consenso, della solenne autodeterminazione degli elettori, vanno sostanzialmente in soffitta. O in cantina, scegliete voi, basso e alto in questo caso coincidono. Non ne verrà celebrato neppure un modesto funerale con i soli, strettissimi, parenti stretti. Niente di niente. Si cambia, e si cambia perchè si perde a rotta di collo soprattutto con i candidati scelti proprio dal partito attraverso quel meccanismo”.
L’articolo di Michele Fusco su Gli Stati Generali riporta indietro di un decennio, a quel 2006 in cui a Milano un candidato calato dal partito (Bruno Ferrante) non solo si rivelò inadeguato a vincere, ma vista la sua storia successiva, è possibile che questo non sia stato un male e che se avesse vinto si sarebbe mostrato inadeguato a governare. Quanto trapela in questi giorni dai think tank occulti del PD fa pensare a un remake di quella storia.
Scrive Fusco: “le primarie si possono far meglio, solo se è il partito a “indirizzare” le candidature, a stimolarle, ad affiancare (in modo intelligente) questo o quel candidato. Il Pd è sufficientemente forte come organizzazione politica per disciplinare questo flusso? Temiamo di no”.
Nel 2006 le primarie ci furono e l’allegra corazzata (che stava ancora quasi a galla) riuscì a “indirizzarle”, con i sondaggi che a giugno 2005 davano un profilo di prestigio di centrosinistra vincente con un vantaggio di 10 punti sulla Moratti. Lo sapeva bene Davide Corritore, sondaggista con un profilo molto vicino a quello richiesto, che impose le primarie candidandosi, poi imitato da Dario Fo e Milly Moratti. L’allegra corazzata dovette rinunciare all’impresentabile Umberto Veronesi, estrasse dal cappello il “questurino” Bruno Ferrante e gli fece vincere le primarie cammellando le truppe a votare. Primarie più che disciplinate dunque.
Bene. Il candidato di bottega, nell’ordine: (1) fu sconfitto dalla Moratti dimostrando di essere inadeguato, (2) disattese la promessa di “lavorare per Milano in caso di sconfitta” dimostrando di fottersene dei milanesi, (3) finì poi a fare quello che sappiamo dimostrando che quasi quasi la Moratti non è stata una gran iattura.
Allora, siamo proprio sicuri che debba essere il PD a decidere, che sia indirizzando o imponendo un candidato dall’alto?
Riportiamo i link a una serie di articoli su OMB 2.xx dell’epoca che potrebbe essere utile rileggere.
- 30 maggio 2006 – La sconfitta: Il Corriere Della Sera cita OneMoreBlog
- 30 maggio 2006 – Prima riflessione di OMB sulla sconfitta
- 31 maggio 2006 – Oreste Pivetta su l’Unità
- 1 giugno 2006 – Schirinzi sul Corriere Della Sera
- 2 giugno 2006 – Nando Dalla Chiesa su l’Unità
- 6 giugno 2006 – Pierfrancesco Majorino risponde e dice la sua
- 6 giugno 2006 – frasi dei maggiorenti DS sulla sconfitta
- 9 giugno 2006 – Pippo Civati e i commenti cialtroni sulla sconfitta
- 20 giugno 2006 – L’analisi finale di OMB sulla sconfitta